Canile di San Floro, le foto dell’“orrore”. Anima Randagia: la magistratura vada a fondo

Catanzaro Cronaca

Riceviamo e pubblichiamo.

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Riguardo la notizia del sequestro preventivo dell’Oasi canina San Floro, la nostra Associazione desidera esprimere il proprio punto di vista sulla vicenda considerando che il procedimento è partito proprio da una denuncia presentata alla Procura della Repubblica da parte dei membri di “Anima Randagia”, associazione per la tutela degli animali, nata su territorio calabrese ufficialmente 7 mesi fa ma operativa tramite i suoi membri da oltre 3 anni.

Ci preme informare che se è pur vero si sia partiti da un singolo caso di cattiva gestione ai danni di un cane che i volontari dell’Associazione hanno prelevato dalla struttura in condizioni igienico-sanitarie pietose, come da regolare certificazione veterinaria e immagini fotografiche depositate, riportante eccessiva magrezza, disidratazione, debilitazione, pronunciato e terribilmente visibile prolasso vaginale, infestazione da larve e bigattini all’interno dello stesso apparato genitale, nel corso delle indagini si è fornito materiale discriminatorio a partire dall’anno 2009 fino ai giorni nostri.

E’ da tempo oramai che i volontari dell’Associazione, senza mai nascondersi sotto mentite spoglie ma sempre presentandosi come volontari operanti su territorio, visitano periodicamente il canile di San Floro, recuperando nelle loro possibilità qualche anima bisognosa rispetto ad altri, ricevendo sempre accoglienza e massima collaborazione da parte degli operatori della Catanzaro Servizi ente municipalizzato gestore del canile stesso e da parte dei veterinari responsabili della struttura.

La nostra opera di “vigilanza” e di “divulgazione” su quanto accade all’interno della struttura è stata fatta solo ed esclusivamente per portare alla luce che in 16 anni di vita del canile stesso c’è qualcosa che non funziona o meglio qualcosa che non vuole essere fatta funzionare.

Nonostante i quattro ettari di superficie definire la struttura canile è molto riduttivo ma definirla “oasi” è alquanto offensivo. Un’Oasi degna di questo nome ha tutt’altro aspetto, tutt’altra gestione, tutt’altra forma strutturale, e gli animali detenuti vivono in condizioni di semi libertà, accuditi, curati e gestiti da chi realmente ha a cuore il proprio benessere e la propria tutela.

Una struttura in cui i cani vaganti vengono reclusi fino alla fine dei loro giorni senza mai ricevere una carezza, assaporare anche per pochi minuti il piacere di una passeggiata, poggiare le proprie zampe su erba e terreno morbido, animali non sterilizzati costretti a procreare all’interno delle loro celle, animali raramente vaccinati e trattati con antiparassitari per prevenire nidi di pulci e zecche, animali la cui visita da parte dei privati cittadini è quasi impossibile vista l’ubicazione della struttura, la mancanza di segnaletica, orari di accesso impossibili, inesistenza di campagne di adozione e sensibilizzazione, non è questa un’oasi.

Il nostro compito o meglio lo scopo per il quale ci siamo costituiti non è quello di rilevare carenze strutturali di canili e/o rifugi che ospitano animali randagi perché di competenza di organi preposti, ma quello di vigilare sulla tutela e sul benessere di esseri senzienti, sulla loro custodia, mantenimento, cura e soprattutto sul loro stato psicofisico e comportamentale.

Grazie all’Ispettore Corrado Caruso della sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Catanzaro che ci ha creduti, seguiti, ascoltati, si è giunti all’avvio delle indagini.

Quello che desideriamo portare alla luce è la mancanza e l’illegalità con cui il fenomeno del randagismo, dei randagi, dei canili sia ancora oggi sottovalutato da istituzioni, cittadini e organi proposti al controllo.

Esistono delle mancanze e delle carenze molto gravi, delle irresponsabilità causate da chi ha l’obbligo per legge e l’obbligo per giuramento medico di vigilare affinché episodi di maltrattamento, omessa custodia, tutela animale siano garantiti.

Si parla di correttezza nella gestione di una struttura comunale, di controlli sanitari regolari, di ampliamenti e adeguamenti ma di tutela degli animali ospiti, di benessere di esseri senzienti perché non si accenna?

Custodia, cura e mantenimento di cani randagi, recitano le varie gare d’appalto con cui i comuni, erogatori di soldi pubblici, si convenzionano con società private per la gestione di canili, icone promesse durante la stipula e la firma dei contratti che poi non vengono mantenute.

E’ su questi punti che la nostra associazione si batte sin da principio della sua costituzione e che vuole riportare all’attenzione dell’opinione pubblica e degli enti giudiziari.

Non è una battaglia personale contro alcuno. Non è uno spirito di fanatismo o estremismo animalista che anima i nostri cuori.

E’ principalmente stabilito dalla legge che le associazioni vigilino, tutelino gli animali all’interno e all’esterno delle strutture.

Il problema del randagismo non si risolve con il sovraffollamento dei canili, con la detenzione forzata a vita, ma solo attuando serie campagne di sterilizzazione dei cani vaganti, dei cani padronali attraverso continue opere di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e controlli da parte di chi è tenuto a vigilare sulla detenzione degli animali in strutture idonee presso privati cittadini.

Il nostro percorsa non finisce qui e le nostre battaglie saranno sempre più ricche e complete fin quando non avremo raggiunto il nostro obiettivo

Ci appelliamo alla magistratura affinché si vada fino in fondo a tutta questa storia, tralasciando i problemi strutturali che ogni canile/rifugio ha nel proprio interno e soprattutto si sposti l’attenzione su chi ha il dovere, l’obbligo e la moralità di tutelare ogni essere vivente presente su questa terra.

Francesca Console, Presidente Associazione "Anima Randagia"


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