Liberazione e monitoraggio con sistema satellitare della Tartaruga verde“MELISSA”
Sabato 2 giugno sulla spiaggia di Cetraro (CS), dove era stata rinvenuta, ha riconquistato la libertà una giovane esemplare di tartaruga verde, alla quale è stato dato il nome di “MELISSA” in ricordo della giovane studentessa di Brindisi Melissa Bassi vittima di un vile attentato. Erano presenti all’evento il vicepresidente della Provincia di Crotone Ubaldo Prati, il sindaco di Cetraro Giuseppe Aieta, il responsabile del Servizio AMP Simone Scalise, Eugenio Vetere, le biologhe dell’AMP Capo Rizzuto Stefania Giglio ed Elena Madeo che hanno costantemente seguito con amorevole cura la tartaruga, a supporto del veterinario dell’AMP Domenico Piro e del responsabile dell’Ufficio tecnico scientifico Pierfrancesco Cappa. La tartaruga ritrovata spiaggiata il 20 ottobre 2011 sulla battigia di Cetraro (CS), è stata consegnata dal veterinario di Cetraro Giorgio Kruklidis a Pino Paolillo (Resp.le Progetto Tartarughe WWF – segretario del WWF Calabria) che ha provveduto a trasferirla presso il Centro di soccorso, recupero e monitoraggio delle tartarughe marine dell’Area Marina Protetta Capo Rizzuto ubicato all’interno del CEAM–Aquarium. Per la prima volta nella storia del centro è stata ospitata una “Chelonia mydas”, più nota come la 'tartaruga verde', una delle tre specie di tartarughe marine del Mediterraneo; una specie rarissima, classificata come ad alto rischio di estinzione nella lista delle specie minacciate. In cura, per una infezione ad entrambi gli occhi da “Pseudomonas aeruginosa” un batterio molto virulento ed ubiquitario, la piccola tartaruga ha ripreso il mare. “Considerato la rarità della Chelonia mydas –dichiara il vicepresidente Prati- avere avuto la possibilità di salvarne un esemplare è stato importantissimo”. L’AMP “Capo Rizzuto” ha inteso, quindi, attivare un progetto di monitoraggio della tartaruga avvalendosi di un sistema satellitare posizionato sul carapace, così da poter raccogliere e mettere a disposizione della comunità scientifica un maggior numero d'informazioni soprattutto sugli spostamenti che compie questo animale e sul suo ciclo biologico. Per le linee guida, la scelta degli strumenti e dei materiali da utilizzare per l’attivazione di questo programma di ricerca innovativo hanno collaborato il Prof. Paolo Luschi dell’Università di Pisa esperto di progetti di questo tipo ed il Prof. Antonio Mingozzi dell’Università della Calabria Dipartimento di Ecologia che con il suo staff da anni monitora l’attività di nidificazione in Calabria delle Caretta caretta (Progetto TartaCare). La piccola tartaruga, sabato 2 giugno è stata riconsegnata al mare, con un piccolo compito, quello di tenerci costantemente aggiornati sulla sua posizione. Il ritorno in acqua è avvenuto a due miglia dalla costa grazie a due imbarcazioni messe a disposizione dalla Guardia Costiera e dalla Lega Navale di Cetraro. Il ritrovamento o l’avvistamento di soggetti di Caretta caretta nei nostri mari non può considerarsi evento sporadico o occasionale, bensì legato alla consuetudine di tale specie di migrare nei mesi temperati nelle nostre acque. Inoltre, la conformazione dei nostri litorali ben si adatta ad ospitare l’evento di nidificazione che, se si prendono in considerazione i numerosi avvistamenti effettuati, può considerarsi evento probabile. Nel 1998 nell’AMP Capo Rizzuto è stato rinvenuto ufficialmente il primo sito di nidificazione di tartaruga marina Caretta caretta; mentre l’ultimo evento di schiusa risale al mese di agosto del 2009. Tale rettile rischia di scomparire per sempre dallo scenario del bacino del Mediterraneo, non per propria incapacità ad adattarsi alle più svariate avversità naturali, ma a causa della devastante mano dell’uomo. Per questo, sin dal 2001 l’AMP “Capo Rizzuto” ha attivato progetti finalizzati alla tutela, studio e ricerca sulla presenza della tartaruga marina Caretta caretta all'interno dell'area marina protetta, rendendo disponibile il Centro anche per la cura degli esemplari ritrovati feriti o spiaggiati lungo tutto il litorale calabrese. Il Centro di recupero, soccorso e monitoraggio delle tartarughe marine è stato realizzato grazie al reperimento di fondi comunitari, ministeriali, regionali e provinciali, ed è operativo grazie allo sforzo ed alla passione del personale dell’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto” che, unitamente al contributo di decine di persone che quotidianamente si sono impegnate in opere di divulgazione e sensibilizzazione, ha consentito il raggiungimento di ottimi risultati. Nel corso degli anni, il Centro di Recupero delle tartarughe marine dell’AMP, anche grazie alla collaborazione del WWF Calabria ha visto crescere le presenze di esemplari per i quali è stato necessario effettuare una azione di soccorso. Questo dato, se da un lato conferma come l’azione dell’uomo, legata fondamentalmente alla pratica della pesca con il palamito, rappresenti realmente un pericolo per la conservazione di tale specie, dall’altro dimostra come l’opera di soccorso promossa dall’Ente sia importante per la protezione di questo animale.