Ambiente: si mobilita il fronte del no a centrale di saline

Reggio Calabria Attualità

Per il coordinamento delle associazioni dell'area grecanica "il parere V.I.A. espresso dal Ministero dell'Ambiente era già noto ed erano già state ampiamente messe in evidenza, dallo stesso, le bugie del progetto che la SEI-Repower aveva propinato in questi anni al territorio. Nessuna novità quindi. Nulla - scrive il coordinamento - che possa far cambiare idea sullo scellerato progetto di costruire una centrale a carbone a Saline Joniche. La V.I.A. è solo uno dei numerosi steps che occorre fare prima di ottenere l'approvazione definitiva alla realizzazione della centrale dei veleni. L'esultanza della SEI-Repower è solo l'ennesimo, inutile, tentativo di gettare fumo negli occhi. Il fatto che l'acquisizione delle autorizzazioni per il progetto sia uscito dal pantano dopo anni fa capire quanti dubbi, perplessità e imbarazzi abbia creato all'interno dei ministeri. E' stata proprio la V.I.A. ad inchiodare la centrale alimentata col combustibile fossile più inquinante al mondo, smascherando le bugie sui posti di lavoro millantati e sul fatto che non porterà alcun beneficio al territorio. Gli stessi dirigenti della SEI-Repower - si legge - hanno ammesso che le millantate migliorie tecnologiche non verranno adottate. La centrale a carbone di Saline Joniche sarà inquinante e pericolosa come tutte le altre centrali del mondo".

Per il coordinamento "numerosissime sono state le dimostrazioni di solidarietà giunte da parte delle associazioni e degli abitanti di quei territori che vivono il dramma dell'avere il carbone-assassino nella loro vita ogni giorno. Solo chi vive questa situazione quotidianamente può capire cosa vuol dire morire di carbone e vedere la propria terra spegnersi ogni giorno. La SEI non ha nulla da festeggiare perché la strada è ancora molto lunga. Sicuramente ci sarà chi, attirato dall'odore dei soldi sporchi del carbone, passerà dalla parte del velenoso combustibile e dei suoi sodali. Ci sarà una scrematura tra coloro che realmente amano la loro terra e combattono per essa e coloro che, nascondendosi nell'ombra dell'ambiguità, aspettavano solo il momento giusto per vendersi. La parola passa agli abitanti dell'Area Grecanica e ai suoi amministratori, alcuni dei quali colpevolmente ignavi. Ora tocca a tutti noi mostrare qual è la nostra idea di futuro. Non siamo in vendita e continueremo a difendere il nostro territorio. L'Area Grecanica non è terra di conquista per nessuno! I suoi abitanti non permetteranno che venga ancora una volta violentata dagli speculatori con l'aiuto di chi fa del "denaro a tutti i costi" la sua unica ragione di vita". Il Coordinamento Associazioni Area Grecanica, continua la nota, "insieme alla popolazione è ancora più compatto e determinato nell'impedire la realizzazione dello scempio del carbone. La decisione della V.I.A. non ci farà indietreggiare di un passo, anzi ha prodotto l'effetto contrario, ha fatto crescere in tutti la consapevolezza che l'incubo del carbone non è più solo un'idea ipotetica, ma ha una concretezza che pesa come un macigno su tutti noi".

Il coordinamento delle associazioni e la Calabria tutta "aspettano - prosegue il documento - una reazione ferma e decisa sul no da parte del Presidente Scopelliti coerentemente con quelle che sono state da sempre le posizioni espresse, in numerose occasioni e con atti ufficiali, dal suo governo. La Regione può fermare lo scempio e i calabresi pretendono che lo faccia". Il segretario regionale del PdCI Michelangelo Tripodi dichiara che la decisione di dare il via libera alla costruzione della megacentrale a carbone di Saline Joniche "è vergognosa". "Anche in materia ambientale - dice - il governo tecnico ha gettato la maschera. Dopo il massacro sociale promosso in questi mesi con l'attacco ai diritti dei lavoratori, dei pensionati e dei precari e allo Stato sociale (controriforma delle pensioni, cancellazione dell'art. 18, aumento pressione fiscale, IMU sulla prima casa, ecc.), adesso c'è un nuovo tassello di questo disegno sciagurato che sta distruggendo la società italiana". Per Tripodi "con la scelta compiuta su Saline Joniche siamo passati adesso al massacro ambientale e al disprezzo del territorio. Si vuole obbligare la regione a subire un impianto pericoloso, inutile e dannoso".

"In questa come in diverse altre circostanze - prosegue - si manifesta da vera natura antidemocratica del governo Monti, frutto di un pasticcio politico-istituzionale voluto da Napolitano e senza alcuna legittimazione popolare. La scelta di imporre la costruzione della centrale a carbone a Saline Joniche avviene contro la volontà delle popolazioni, delle istituzioni e amministrazioni locali, delle associazioni ambientaliste e dell'intero territorio che in diverse circostanze hanno espresso una chiara e netta contrarietà all'impianto che la multinazionale svizzera SEI -Repower vuole realizzare nell'area dell'ex Liquichimica di Saline Joniche. Ed è davvero paradossale - aggiunge - che il parere favorevole del governo sia avvenuto proprio nel momento in cui alla Conferenza di Rio + 20 sull'emergenza climatica ed ambientale, tutti i paesi stanno discutendo di come abbassare le emissioni altamente inquinanti di CO2, tra cui assumono una particolare pericolosità quelle generate dall'utilizzazione del carbone quale combustibile". Il decreto del Consiglio dei ministri rappresenta, a giudizio del Pdci, "un'evidente forzatura frutto di un vero e proprio pateracchio con aspetti palesi di illegittimità ed arbitrarietà, da cui emergono chiaramente i pesanti condizionamenti che nella vicenda si sono determinati per ottenere questo obiettivo. A questo punto non ci sono alternative: ci vuole una reazione adeguata alla gravità della sfida che è stata lanciata con un forte ed incisiva mobilitazione popolare sostenuta da tutte le istituzioni locali e dalla Regione. Una cosa è certa. Tutta la Calabria - conclude - dovrà opporsi strenuamente contro una scelta neocolonialista che vuole trasformare questa regione nella pattumiera dell'Italia".