Truffa, in manette il sindaco di Molochio e la sua segretaria
Sono ritenuti responsabili rispettivamente del reato di truffa aggravata, continuata, in concorso ai danni dello Stato e di favoreggiamento personale, il sindaco in carica del Comune di Molochio (Reggio Calabria) e la segretaria del suo studio privato, raggiunti stamani all'alba da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Palmi su richiesta della Procura della Repubblica di Palmi, ed eseguita dai Carabinieri.
h 11:05 | Le investigazioni - avviate nell’agosto del 2009, coordinate dal dott. Emanuele Crescenti, Procuratore Aggiunto, e dal dott. Antonio D’Amato della Procura di Palmi e svolte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, dalla Compagnia di Taurianova e dalla Sezione di Polizia Giudiziaria del Tribunale di Palmi - hanno documentato che il primo cittadino, approfittando della sua carica politica nonché di quella di titolare di uno studio di consulenza aziendale, aveva effettuato - con l’aiuto della sua segretaria - numerose assunzioni fittizie, finalizzate a far conseguire ai falsi braccianti agricoli le indennità di disoccupazione in cambio del sostegno elettorale, episodio che si concretizzava nel marzo del 2010, quando il Sindaco veniva riconfermato nella sua carica di primo cittadino. Il danno cagionato all’ente previdenziale è stato stimato in oltre 250.000 Euro.
Le fittizie assunzioni di braccianti agricoli venivano effettuate alle dipendenze dell’azienda agricola formalmente intestata ad Costantina Alessio, ma di fatto gestita dal figlio Beniamino Alessio, Sindaco di Molochio, il quale, anche nella qualità di titolare di uno studio di consulenza, provvedeva materialmente ad inviare telematicamente le domande di assunzione all’INPS di Reggio Calabria, con le proprie credenziali di accreditamento.
L’attività investigativa, articolatasi lungo un consistente arco temporale, ha tratto origine da un atto intimidatorio subito dal primo cittadino di Molochio in data 23 agosto 2009, quando furono rinvenuti, sul pianerottolo della porta d’ingresso del proprio studio di consulenza, oggetti dal significato chiaramente minatorio quali: “8 cartucce per fucile, 4 cartucce per pistola, 1 porta chiave con ciondoli a forma di corni, 2 lumini da cimitero, un fiore, un cetriolo marcio”. L’immediata attività di indagine effettuata consentiva non solo di identificare l’autore dell’atto intimidatorio in un “fittizio” bracciante agricolo, ma di svelare anche le motivazioni alla base del gesto, ossia che il gesto fosse da ricondurre all’ingiusta pretesa del falso bracciante di estendere alla propria moglie l’illegittimo trattamento a lui riservato da Beniamino Alessio. Il rifiuto opposto dal sindaco di Molochio avrebbe causato la reazione dell’uomo culminata nell’atto intimidatorio. I successivi accertamenti consentivano di documentare come il sindaco avesse provveduto alla stipula di fittizi rapporti di lavoro nel settore dell’agricoltura anche con altri braccianti.
Nel corso dell’attività di indagine, infatti, sono stati individuati circa una settantina di falsi braccianti agricoli, molti dei quali sono stati a loro volta indagati, poiché quasi nessuno di loro era in grado, ad esempio, di indicare la strada per raggiungere i terreni in cui asseritamente avrebbero prestato la propria attività lavorativa per un lungo periodo, segno evidente che su quei terreni, di fatto, gli stessi non si erano mai recati.
È stato, poi, accertato che alcuni braccianti agricoli erano stati assunti per prestare la propria opera su terreni che non erano nella disponibilità dell’azienda riconducibile al sindaco. Al fine di poter raggiungere, quindi, il maggior numero possibile di braccianti da assumere (un numero che varia in base alla estensione dei terreni da lavorare), nell’azienda agricola riconducibile al primo cittadino vi era di tutto: terreni inesistenti in quanto mai conferiti, terreni assolutamente non coltivabili in quanto aventi natura di “pascolo cespuglioso” e addirittura terreni i cui proprietari non solo dichiaravano di non aver mai conosciuto Alessio, ma in relazione ai quali erano stati anche falsificati dei contratti di affitto, apponendo false firme. In uno di questi casi compare addirittura la firma di un uomo, in relazione al quale non è stato possibile effettuare la convocazione per il riconoscimento della firma, in quanto da molti anni residente a Berlino in veste di Ambasciatore d’Italia.
La maggior parte delle persone interrogate aveva dichiarato di aver sottoscritto il contratto di lavoro a tempo determinato nell’abitazione della sig.ra Costantina Alessio; altre, invece, riferivano di averlo addirittura sottoscritto proprio nell’ufficio del Sindaco, accreditando appieno l’ipotesi investigativa formulata dai Carabinieri che individuava in Beniamino Alessio il gestore di fatto dell’azienda agricola della madre.
Nel corso dell’attività di indagine, inoltre, venivano disvelate torbide manovre riconducibili a Beniamino Alessio, direttamente e per il tramite di persone a lui vicine come la sua segretaria Doriana De Maria, volte ad inquinare la genuina raccolta degli elementi di prova e che hanno avuto l’effetto di turbare il sereno svolgimento dell’attività investigativa. Molte di tali condotte sono state realizzate attraverso la commistione fra la carica di sindaco, quella di consulente del lavoro e quella di gestore di fatto dell’azienda della madre, presso la quale erano avvenute le fittizie assunzioni.
Una delle braccianti agricole, infatti, non solo riferiva di non aver mai lavorato per l’azienda agricola di Costantina Alessio, ma specificava anche di essere stata avvicinata, prima dell’audizione dinnanzi agli organi di polizia giudiziaria, da Doriana De Maria, segretaria dello studio di consulenza del sindaco Alessio, che le aveva suggerito di riferire alla polizia giudiziaria una versione dei fatti non rispondente alla realtà. Nello specifico, la donna sarebbe stata dapprima avvicinata dalla moglie del Sindaco che, consapevole che la bracciante sarebbe stata sentita il giorno successivo dagli organi inquirenti, l’avrebbe invitata a passare dall’ufficio del Sindaco, dove una volta giunta, avrebbe trovato De Maria che unitamente alla moglie del primo cittadino avrebbero suggerito alla donna cosa riferire ai Carabinieri, rassicurandola che se avesse ascoltato i loro “consigli” non avrebbe corso alcun rischio.
Altro caso emblematico è quello di una donna che, inizialmente assunta dal primo cittadino, veniva licenziata in quanto asseritamente colpevole di “non averlo votato” e quando la donna si recava nell’ufficio del sindaco per chiedere spiegazioni in merito al suo licenziamento, per tutta risposta sarebbe stata cacciata in malo modo dallo stesso sindaco. Tra le braccianti agricole, infine, figurava anche una donna con due lauree, una in lingue e l’altra in lettere che, ovviamente, non aveva mai effettuato in vita prestazioni lavorative nel settore agricolo.
L’odierna attività di indagine, inoltre, è riuscita a dimostrare la strumentalità delle assunzioni per fini meramente elettorali, evidenziando come l’azienda agricola riconducibile al sindaco Alessio abbia in concreto assunto nel 2008 ben 47 dipendenti, mentre nel 2009, anno precedente alle consultazioni elettorali, i dipendenti erano arrivati a 65, per poi scendere a 4 nel 2010, ossia dopo le consultazioni elettorali, ed arrivare, infine, ad una sola assunzione nel 2011.