Catanzaro, farmaci per tossicodipendenti anche nelle farmacie

Catanzaro Attualità
Defilippo e Corapi

Siglato il 2 luglio scorso, è già operativo il protocollo del progetto pilota che affida alle farmacie convenzionate territoriali la distribuzione della terapia sostitutiva con suboxone per i tossicodipendenti. Rappresenta un’importante iniziativa almeno sotto due punti di vista l’innovativo protocollo firmato tra la ASP di Catanzaro, la farmacia ospedaliera di riferimento e le due farmacie convenzione territoriali Defilippo snc (Girifalco) e Corapi (Chiaravalle Centrale) che affida alle farmacie private la distribuzione della terapia sostitutiva con Suboxone per i tossicodipendenti.

Non solo, infatti, lo scopo è quello di ricondurre i pazienti tossicodipendenti stabilizzati in un ambiente sociale più consono al pieno recupero dello stato di benessere, ma anche dimostrare che la dispensazione in distribuzione per conto, in forma gratuita, nelle farmacie territoriali dei farmaci oggi di esclusiva ospedaliera può portare più comfort al cittadino e più risparmi per il sistema, a parità di sicurezza e professionalità.

Il protocollo è stato firmato lo scorso 2 luglio e da quel giorno il progetto pilota è entrato in pieno regime. Durerà 6 mesi, ma l’obiettivo è quello di rinnovarlo per il 2013 ed estenderlo sul territorio, regionale ma anche nazionale. Non a caso il progetto sarà presto presentato anche all’Università Bocconi di Milano. I dettagli dell’innovativa sperimentazione ci sono stati illustrati da Vitaliano Corapi, presidente dell'Ordine dei farmacisti di Catanzaro, e da Vincenzo Defilippo, presidente di Federfarma Catanzaro, farmacisti coinvolti praticamente nella dispensazione del suboxone ai pazienti tossicodipendenti.

Per il presidente dell'ordine Corapi, "la scelta persegue uno scopo ben preciso, che è quello di favorire l’inserimento graduale nell’ambito sociale, allontanandoli dagli ambienti della tossicodipendenza, come i Sert, dove possono esserci soggetti in uno stadio di recupero inferiore e quindi un ambiente più a rischio. Stiamo parlando, comunque, di pazienti ormai stabilizzati, cioè che svolgono una vita relazionale e lavorativa. Questo protocollo consente anche loro di continuare la terapia, nell’assoluto rispetto della privacy, direttamente nel loro ambiente più familiare".