Cgil: una conferenza programmatica per rilanciare le priorità
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a firma di Angelo Sposato Segretario Generale Cgil Pollino Sibaritide Tirreno
“Da diverso tempo sosteniamo a tutti i livelli che per uscire dalla crisi globale occorrono nuove politiche di investimenti pubblici e privati per favorire lo sviluppo e la crescita. Un modo questo per incentivare la ripresa dei consumi ed arginare la crescente disoccupazione, puntando decisamente sul lavoro, la legalità, il welfare, i giovani ed il territorio. In Italia, nel mezzogiorno e nel nostro territorio, secondo gli ultimi rapporti svimez è ripresa vertiginosamente la disoccupazione e l’emigrazione, soprattutto quella giovanile. Si sono aumentate e introdotte nuove tasse ed il peso del fisco è tutto a carico del lavoro dipendente. Le famiglie sono in crisi, ed in alcuni casi gli unici ammortizzatori sociali sono le pensioni. La forbice della povertà è aumentata, in Italia solo il 10 % delle grandi famiglie detiene il 50 % della ricchezza del paese. L’Italia è diventato un paese diseguale, ingiusto socialmente. In queste ultime settimane abbiamo notato un flebile tentativo del governo di rimettere al centro della discussione un nuovo piano per il Sud, dopo che per anni il mezzogiorno era sparito dall’agenda politica del governo, partendo dalla riformulazione dei fondi comunitari. La Cgil nazionale nel mese di settembre a Salerno ha organizzato una importante conferenza nazionale sul mezzogiorno. E’ necessario che le regioni del sud vengano coinvolte in questo processo di riprogrammazione del nuovo piano di coesione, ma temiamo fortemente l’inadeguatezza del Governo regionale calabrese ad affrontare l’emergenza e soprattutto a formulare una strategia di uscita dalla crisi ed incidere e rinegoziare questioni annose che colpiscono settori come quello dell’istruzione, della sanità, dell’innovazione tecnologica e della giustizia. Settori che dovrebbero determinare alcune precondizioni per la crescita sociale e culturale di una regione svantaggiata come la Calabria. La difesa della legalità e la lotta alla ndrangheta va assunta come la prima e vera infrastruttura necessaria per il cambiamento. Occorre una politica nuova, improntata sui principi dell’etica, della legalità e della trasparenza che recida nettamente i cordoni ombelicali con il passato recente e che assuma la lotta alla criminalità ed alla ndrangheta come priorità delle priorità. Il problema del rinnovamento della classe dirigente politica calabrese è il nodo cruciale che va affrontato da subito e che coinvolge tutto il sistema di gestione della cosa pubblica, ma per certi aspetti coinvolge anche il mondo dell’imprenditoria e delle associazioni di categoria, sindacato compreso. Alla Calabria occorre una nuova stagione che interrompa e tagli ogni forma di cristallizzazione partitica e politica che in questi anni ha prodotto blocchi di potere, in alcuni casi filtrati dalla criminalità organizzata nella gestione della cosa pubblica e che hanno impedito ogni rinnovamento delle classi dirigenti. Le istituzioni regionali calabresi , a partire da chi ha attuali funzioni di governo, dovrebbero essere da esempio ed iniziare a tagliare i costi della politica prima di chiedere ulteriori sacrifici ai Calabresi.
Il territorio calabrese, le aree interne, cadono a pezzi, assoggettate più che mai al rischio idrogeologico ed al rischio incendi. Invece di pensare ad un grande piano di difesa e messa in sicurezza e di manutenzione del territorio a partire dalla forestazione produttiva, allargando dove possibile anche gli ambiti della protezione civile, il governo regionale continua a temporeggiare su improbabili riforme di settore mettendo irresponsabilmente migliaia di lavoratori forestali in cassa integrazione. Il nodo delle riforme rimane una condizione imprescindibile. La riforma degli enti strumentali regionali (Afor, Arssa, ecc..) fin ad oggi è servita sola per procedere a qualche nomina commissariale di partito, opaca e di indubbia capacità settoriale. La prima grande riforma di cui ha bisogno la Calabria è quella del suo modello sociale, passivo e assistenziale che deve essere improntato su una nuova concezione dello sviluppo, della formazione e dell’istruzione. Con il piano di dimensionamento scolastico, la Giunta regionale sta tagliando scuole e spopolando intere aree interne e quando si taglia su scuola e conoscenza, si condanna il territorio a non avere un futuro. La Calabria sconta ritardi atavici, i governi degli ultimi 20 anni hanno eguali responsabilità. Dopo l’ennesimo fallimento dell’attuale Giunta regionale che non ha ancora elaborato un progetto strategico per l’uscita dalla crisi, occorre un nuovo progetto per la Calabria e il territorio. Su questi temi, così come su quelli legati all’immigrazione è indispensabile un movimento unitario, un grande patto di coesione tra le diverse forze sane del Comprensorio, politiche, sociali, imprenditoriali e religiose. Nella nostra provincia che rischia di diventare una polveriera sociale, ci sono migliaia di disoccupati giovani e meno giovani che non trovano lavoro e che hanno ripreso ad emigrare. Gli ammortizzatori sociali di cassa integrazione e mobilità in deroga di oltre 5000 lavoratori del nostro territorio scadranno a fine anno e il governo regionale non ha alcuna idea su come sviluppare per questi lavoratori politiche attive del lavoro. Lo sfruttamento del lavoro irregolare e dei migranti è diventata una questione da affrontare immediatamente, con un grande impegno istituzionale e concertativo.
Per la Calabria e il nostro comprensorio, occorre un piano strategico di uscita dalla crisi puntando su interventi pubblici e privati che rimettano al centro dell’agire politiche attive del Lavoro e l’occupazione giovanile, rilanciando il ruolo del territorio, delle amministrazioni locali che per legge e necessità dovranno associarsi in unioni dei comuni e definire gli interventi in termini di area vasta. Per questo va rilanciato immediatamente un piano per il lavoro e lo sviluppo regionale puntando sul territorio. Occorre velocizzare la spesa e far ripartire i grandi investimenti delle opere pubbliche a partire dai grandi cantieri della viabilità SS 106, SS18, Sa-Rc, l’ospedale unico della Sibaritide (utilizzando appieno il sistema intermodale, strade, ferrovie, mare) per rilanciare il turismo e l’agroalimentare, puntare su un piano straordinario di manutenzione del territorio. Il sindacato, la CGIL territoriale è impegnata da diverso tempo a far sì che tutto il sistema territoriale venga coinvolto in un unico disegno di crescita che abbia il fine di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni puntando su sviluppo e lavoro. Ma per fare ciò occorre un grande quadro unitario di coesione territoriale. Per queste motivazioni, il ruolo delle amministrazioni locali e provinciali, dei Sindaci, delle forze politiche e sociali, delle associazioni imprenditoriali, delle associazioni religiose e della Chiesa diventano determinanti in un momento di grande vuoto politico da parte della giunta regionale che ha marginalizzato l’area nord della Calabria. Per tutto ciò, riteniamo utile proporre a Loro, un momento di discussione aggregativa con una Conferenza programmatica aperta ai cittadini sul lavoro, lo sviluppo, la legalità, i migranti e i giovani, per aprire un cantiere di idee e di proposte e ridisegnare il territorio, che promuova un nuovo e rinnovato quadro di coesione sociale territoriale, per fare uscire dall’isolamento politico e istituzionale e riprogettare le priorità del Pollino, della Sibaritide e del Tirreno”.