Riaperta la chiesa di San Michele Arcangelo di Platania
La comunità di Platania è stata testimone di un evento di fondamentale importanza nella storia religiosa del proprio paese assistendo all’inaugurazione dell’apertura della chiesa di San Michele Arcangelo a conclusione dei lavori di restauro conservativo, di ristrutturazione e sistemazione del sacro edificio che ora risplende in tutto il suo antico splendore. Una marea di gente, per l’occasione, è affluita per prendere parte alla celebrazione della Santa Messa, presieduta dal vescovo monsignor Luigi Cantafora, concelebrata da don Pino Latelli e dal platanese don Isidoro Di Cello. Purtroppo molte persone si sono dovute accontentare di seguire il sacro rito dal sagrato della Chiesa ma la gioia che illuminava il loro volto era ugualmente tanta a testimonianza del forte legame con il proprio luogo di culto, condizione e stimolo per la loro autentica spiritualità.
A rendere il momento ancora più memorabile è stata la massiccia presenza di prestigiose autorità tra cui il prefetto di Catanzaro Antonio Reppucci, sempre vicino ai cittadini platanesi, il sindaco Michele Rizzo al seguito del Gonfalone comunale e accompagnato dall’amministrazione comunale, l’ex sindaco di Platania Carlo Conte con l’intera passata giunta comunale, il maresciallo capo Alessandro Pulignano, comandante della Stazione Carabinieri di Platania, l’onorevole Mario Tassone, agenti della Polizia di Stato di Lamezia Terme, guidati dall’ispettore Pileggi, rappresentanti dell’Anps della città della Piana, il sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza con l’assessore Giusi Crimi. La solennità ha posto in evidenza la centralità dell’Altare, simbolo di Cristo, pietra viva, attorno al quale l’assemblea cristiana viene convocata per crescere in lui come tempio santo. E proprio su questo, il vescovo della diocesi lametina Luigi Cantafora, dopo l’ingresso solenne e la benedizione del nuovo ambone, ha incentrato l’omelia sottolineando “il profondo momento di comunione, di gioia e di gratitudine a Dio” e ringraziando “tutti coloro che hanno lavorato per riportare all’antico splendore la casa di Dio che ora ammiriamo tutta bella e degna delle celebrazioni e delle funzioni liturgiche. Viviamo certamente - ha continuato - momenti di crisi, ma, nonostante ciò, la generosità della Comunità di Platania ha avuto un ruolo indispensabile e decisivo consentendo di completare un lavoro così importante e di far tornare in vita questo Tempio che era in condizioni fatiscenti e pericolose. Oggi, finalmente è giunto il giorno della dedicazione di questo altare, luogo di incontro tra Dio e gli uomini”. E ancora una volta proprio sull’altare ha voluto far convergere l’ attenzione dei presenti come “centro della celebrazione liturgica e dell’intera chiesa, segno del sacrificio della croce, mensa eucaristica, simbolo del sepolcro lasciato vuoto dal Risorto”. L’altare è quindi “il segno di Cristo che si incontra con la nostra umanità per fare incontrare la nostra umanità con Dio. Su di esso si compie quel mistero di passione, morte e risurrezione che è il Mistero stesso della Pasqua che celebriamo in ogni Messa.
È il luogo verso il quale dobbiamo orientare la nostra vita, le nostre speranze, le nostre gioie e preoccupazioni” ha concluso. A margine della celebrazione, il parroco don Pino Latelli, dopo aver ringraziato l’architetto Grazia Pascuzzi per avere progettato e seguito i lavori con competenza e passione, rivolgendosi ai fedeli anche lui ha voluto rimarcare il contributo dato dalla comunità platanese per “la realizzazione dei lavori di ristrutturazione del sacro edificio rispondendo con prontezza all’iniziativa di un comitato, formato da Rosanna Cicero, Maria Rosa Sgrò e Maddalena Cimino, finalizzata alla raccolta della somma necessaria al completamento del progetto”. Ha poi manifestato la sua gratitudine al popolo di Platania, che, “contando esclusivamente sul sostegno della Chiesa, del Comune e sulle proprie forze, è riuscito a tornare nella sua chiesa restituita alla sua elevata e sacra funzionalità di luogo di culto”. La liturgia è culminata con l’invocazione dei santi, alla quale è seguita la preghiera di dedicazione e l’unzione con il Sacro Crisma dell’altare, perché sia segno visibile del mistero di Cristo che si è offerto al Padre per la vita del mondo. Dopo l’unzione è stato posto sull’altare un braciere per farvi ardere l’incenso, segno della preghiera che come profumo sale a Dio e che riempiendo il tempio è segno della Chiesa che spande nel mondo la soave fragranza di Cristo. Successivamente l’Altare è stato ricoperto con la tovaglia e adornato di fiori, portati dai rappresentanti dei gruppi ecclesiali della parrocchia. Infine due ceri sono stati posti sull’Altare a significare che coloro che partecipano alla mensa eucaristica sono luce del mondo uniti a Cristo che è la luce vera. La comunità ha seguito tutta la cerimonia religiosa con un silenzio orante, con compostezza e dignità consapevole di trovarsi al centro di un evento che ha segnato la propria vita e la storia del paese ma soprattutto certa di costituire le pietre vive che abitano e vivono nel territorio parrocchiale e che reggono il sacro tempio restaurato.