I laboratori dello spazio Al.Pa.De. arricchiti dalla Capoeira
I percorsi terapeutici della Ra.Gi. Onlus hanno destato l’interesse di Fondazione Betania Onlus, la quale ha deciso di integrare le proprie terapie, farmacologiche e di riabilitazione motoria, con quelle non farmacologiche ed espressive portate avanti dalla Ra.Gi. quest’ultima, pertanto, sta svolgendo all’interno di una delle strutture di Betania, un progetto che comprende i percorsi terapeutici per i quali l’associazione ha ormai acquisito specifiche competenze.
“Credo valga la pena di sperimentare l’efficacia di questo tipo di cure”, ha affermato Don Biagio Amato, presidente di Fondazione Betania, “si tratta di terapie basate principalmente su stimoli cognitivi, sensoriali ed empatici che possono ritardare gli effetti della malattia”. Numerose sono le attività proposte all’interno dello Spazio Al.Pa.De., tra queste quelle basate sulla Terapia occupazionale, sulle Memotecniche, sull’Orientamento spaziale e temporale, sulla Stimolazione sensoriale, sulla Creatività e poi le Terapie Espressive, come la danza terapia, che mettono in campo il linguaggio del corpo, che in tutte le sue variegate, impensabili e non del tutto sperimentate possibilità, diventa veicolo e modalità di comunicazione privilegiata.
Col malato di Alzheimer si rinuncia sì alla comunicazione logica e cognitiva, che non è più integra, ma si riesce a soddisfare di più i suoi bisogni, senza ulteriori frustrazioni per lui. Nel caso della danza terapia, muoversi liberamente nello spazio, cosa molto spesso repressa, deve invece essere accettata come nuovo linguaggio che stimola il desiderio, la possibilità di riproporre suoni noti, di riprovare l'esperienza di un abbraccio e quant'altro, fino ad arrivare al movimento ritmico indotto dalla musica e realizzato con la Danza. Sono queste esperienze che riescono a far riemergere sensazioni di benessere, tranquillità ed appagamento, come il bambino che è rassicurato quando le braccia materne lo accolgono e lo cullano.
Sul ritmo si basano il Laboratorio di Musica e quello della Capoeira. Entrambi si pongono come obiettivo la stimolazione cognitiva attraverso l'utilizzo di elementi sonoro-musicali e lo sviluppo di un processo di relazione all'interno di un contesto non-verbale. Il laboratorio della Capoeira, condotto dal capoeirista graduato Emilio Naso, è stato attivato da poco, ma le premesse sono già ottime. “La disciplina viene accolta con molta naturalezza dai pazienti”, afferma Naso, “questo facilita soprattutto la risposta agli stimoli ritmici della musica e delle nenie cantate insieme al gruppo”. La Capoeira è un'arte marziale brasiliana creata principalmente dai discendenti di schiavi africani nati in Brasile con influenza indigena brasiliana, è caratterizzata da elementi espressivi come la musica e l'armonia dei movimenti, elementi tenuti insieme dal ritmo.
Ed è proprio dal ritmo che il Maestro è partito nel proporre questa disciplina agli ospiti dell’ Al.Pa.De. Insieme alla Capoeira, nel periodo delle festività natalizie, i pazienti hanno svolto delle attività mirate a rievocare l’atmosfera familiare del Natale. Il Laboratorio di Creatività è quello chiamato maggiormente in causa. I pazienti, infatti, guidati dalla responsabile Simona Severino, hanno realizzato varie decorazioni, il Presepe, di cui hanno costruito ed assemblato le varie parti e infine la particolare Tombola degli animali. Al posto dei numeri estratti a sorte dal sacchetto, in questo gioco, ci sono i versi degli animali più comuni. Il suono emesso dalla persona di turno, dev’essere poi associato all’immagine corretta. “L'intervento si pone come finalità la stimolazione e il rinforzo di funzioni cognitive specifiche quali l'attenzione sostenuta e selettiva, la memoria visuo-spaziale e associativa”, afferma Giusy Genovese, psicologa e psicoterapeuta della Ra.Gi.
Un altro laboratorio mirato a fornire ai pazienti una miriade di stimoli e sensazioni affettive emotivamente appaganti è quello condotto dall’assistente sociale della Ra.Gi., Luana Colicchia. Il nome di questo laboratorio è “Ricoccolando” e presuppone “l’utilizzo di una stanza in cui si vuole far percepire l'atmosfera e il calore di casa propria, mediante oggetti di vario genere, utensili, quadri, decorazioni, che contribuiscono a renderla più accogliente e soprattutto stimolante.
In questo modo”, prosegue l’esperta, “l'anziano può sentirsi davvero a "casa propria" coccolato dai ricordi e dalle emozioni che ancora esistono dentro di lui ma che a causa della malattia faticano a venir fuori. Utilizzare tali oggetti è come riappropriarsi di un pezzo della propria vita. In questo spazio”, ha concluso Luana Colicchia “riveste pertanto un'importanza primaria la stimolazione mnemonica, quella tattile, quella sensoriale e del sistema pelle, affettiva, emotiva e gli stimoli legati all'agitazione motoria”.