Piersante, FP CGIL: “Assistenza sanitaria continua nelle 24 ore: dalla propaganda alla realtà”

Cosenza Salute

In questi ultimi mesi la Regione Calabria, l’ASP di Cosenza, il sindacato maggioritario dei medici di famiglia (FIMMG) e lo stesso Ordine dei medici hanno ampiamente pubblicizzato i nuclei di cure primarie, come una conquista del servizio sanitario pubblico. - È quanto scrive in una nota Piero Piersante della federazione lavoratori funzione pubblica CGIL Sanità di Cosenza - I cittadini avrebbero la disponibilità del medico, nell’arco della giornata, evitando i disagi e le file del pronto soccorso per le piccole emergenze. In realtà si tratta di un’operazione molto limitata, tutta interna alle logiche privatistiche che ancora prevalgono nei rapporti tra il servizio sanitario ed i medici di famiglia.

In primo luogo il vantaggio riguarda solo i pazienti di un ristretto numero di medici, che sono stati inseriti nel progetto nuclei di cure primarie, in base ad un accordo con una parte del sindacato. Inoltre la disponibilità dei medici è garantita solo nell’arco di 12 ore, e non delle 24, mentre non si garantisce il collegamento con la guardia medica, attiva nelle ore notturne, e quindi non si realizza una vera continuità assistenziale. Non è ancora chiaro, infine, come i medici di famiglia collaboreranno con gli specialisti convenzionati, per assicurare ai malati cronici e anziani le visite specialistiche e le analisi necessarie a prevenire le complicanze delle loro malattie ed il ricovero in ospedale. Il progetto è ben pagato, con fondi vincolati ad una lunga serie di obiettivi, solo virtualmente individuati dal piano sanitario nazionale. Infatti, molti altri obiettivi considerati di carattere prioritario e di rilievo nazionale, che riguardano diverse forme di assistenza sanitaria e sociale ed anche interventi di prevenzione, non sono stati ancora attivati. Lo stesso progetto nuclei di cure primarie è partito solo in alcune ASP.

La FP CGIL, pur consapevole di tutti i limiti di questo progetto, si è impegnata ad assicurare la sua corretta applicazione, attraverso un proprio rappresentante nel comitato di verifica, vigilando anche sulle modalità con cui saranno erogati i compensi. – Prosegue Piersante - Ma non si può appaltare l’assistenza continua e la medicina d’iniziativa agli studi privati dei medici di famiglia, i quali restano liberi professionisti convenzionati col servizio sanitario pubblico, e dai quali non sempre si ottiene la collaborazione all’interno del distretto, come prevedono i piano sanitari nazionali. Perfino alcune azioni inserite nel progetto nuclei di cure primarie sono, in realtà, già previste e compensate dalla loro convenzione nazionale, come i cosiddetti codici bianchi del pronto soccorso e la disponibilità telefonica in alcune ore.

Il nostro modello è sempre stato e resta il centro socio sanitario pubblico, aperto 24 ore in ogni distretto, dove tutti i cittadini possano trovare accoglienza, informazioni e accesso a tutte le prestazioni. Un centro dove siano presenti medici e pediatri di famiglia, medici di guardia medica, ma anche specialisti ambulatoriali, infermieri, ostetriche, psicologi: cioè tutti gli operatori che, conoscendo la storia clinica e le condizioni sociali delle persone, sono in grado di dare risposte esaurienti e immediate ai loro bisogni di salute. – Continua Piersante - Un centro collegato a tutti i servizi del territorio, per dare un’assistenza domiciliare sanitaria e sociale realmente integrata, con gruppi poli-specialistici che lavorano insieme, per mantenere l’anziano presso il proprio domicilio. Il recente decreto Balduzzi ribadisce che questi sono i compiti e le modalità operative del servizio sanitario.

La Regione Calabria ha istituito 8 case della salute, di cui almeno 4 già finanziate, che potrebbero svolgere tutti questi compiti, ma ancora non è possibile vedere la loro concreta apertura al pubblico. È stato avanzato il sospetto che, nella rimodulazione del POR, i fondi europei destinati alle case della salute siano stati utilizzati per altri impegni, che sembravano più facilmente realizzabili da questa giunta regionale. – Conclude Piersante - Ci auguriamo che ciò non risponda al vero, e ne chiederemo conto nelle sedi appropriate: sarebbe una ben magra consolazione, anzi quasi una beffa, se i calabresi dovessero accontentarsi di questi nuclei di cure primarie. In ogni caso ci chiediamo: perché non si utilizzano i fondi vincolati agli obiettivi del piano sanitario per finanziare le case della salute, che sono cosa ben diversa dai nuclei di cure primarie?