Ritirata protezione a collaboratore di giustizia
Dopo aver fatto importanti rivelazioni agli inquirenti sui collegamenti tra criminalità calabrese e campana e malgrado abbia ripetutamente chiesto di essere nuovamente interrogato dai magistrati, un collaboratore di giustizia è stato privato del programma speciale di protezione perche' la Procura distrettuale antimafia di Catanzaro non ha redatto il verbale illustrativo delle sue dichiarazioni nei tempi previsti dalla legge. L'uomo, un napoletano di 40 anni, ha iniziato a collaborare con la giustizia subito dopo il suo arresto avvenuto il 26 marzo 2009 quando la squadra mobile di Crotone lo sorprese lungo la strada statale 106 con oltre 8 chilogrammi di hashish nell'auto sulla quale viaggiava. Al sostituto procuratore della repubblica Pierpaolo Bruni, all'epoca ancora applicato alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, l'uomo ha raccontato di aver trasportato per conto della malavita napoletana ingenti quantitativi di droga destinati alle cosche di Isola Capo Rizzuto, in particolare ad esponenti del clan Nicoscia. Quelle dichiarazioni, rese agli inquirenti negli interrogatori del 27 e 31 marzo 2009, sono poi confluite negli atti dell'indagine che alcuni mesi dopo hanno portato al maxi blitz della squadra mobile denominato 'Pandora'. Quando poi al sostituto procuratore Bruni non e' stata rinnovata l'applicazione alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, il collaboratore di giustizia, nel frattempo sottoposto al piano provvisorio di protezione, ha chiesto ripetutamente di essere interrogato da altri magistrati della Dda per rilasciare ulteriori dichiarazioni su vicende di criminalita' organizzata delle quali era a conoscenza. Il 10 marzo scorso, dopo le insistenti richieste del suo difensore, il collaboratore e' stato sentito in una localita' protetta. A quel punto, tuttavia, erano gia' trascorsi i 180 giorni per la redazione del verbale illustrativo e per la richiesta di sottoporre il pentito a programma di protezione. Tanto ha indotto la commissione centrale del ministero dell'Interno a negare la richiesta di protezione, ormai tardivamente avanzata dalla Dda di Catanzaro. Con lo stesso provvedimento, a firma del presidente della commissione Alfredo Mantovano e notificato il 19 maggio, al collaboratore e' stato anche revocato il piano provvisorio di protezione cui era sottoposto insieme alla moglie ed ai due figli di 8 e 9 anni.