Crotone, Rumore di acque al teatro Apollo
Il 5 e 6 Marzo alle 20,30 al teatro Apollo di Crotone, il Teatro delle Albe presenta Rumore di acque, di Marco Martinelli, ideazione Marco Martinelli, Ermanna Montanari, regia Marco Martinelli, con Alessandro Renda; musiche originali eseguite dal vivo Fratelli Mancuso.
Rumore di acque è una novità drammaturgica di Marco Martinelli sulle tragedie nel Mediterraneo, un monologo dallo humor nero caro al drammaturgo ravennate, interpretato da Alessandro Renda, con la colonna sonora originale e la presenza in scena dei Fratelli Mancuso, tra i più alti esponenti della tradizione musicale siciliana. Mazara del Vallo è il simbolico luogo di frontiera e punto di partenza per un affresco sull'oggi, davanti a quel Canale di Sicilia, a quella striscia di Mediterraneo, sede negli ultimi 15 anni di una devastante tragedia; città meticcia per storia e per forza. Città nella quale convivono i campanili delle cento chiese e il canto del muezzin.
“Il primo racconto di traversata che ho ascoltato a Mazara, nella sede della San Vito Onlus, è stato quello di una minuta, coraggiosa donna tunisina: timida, col suo italiano spezzettato tra i denti, faceva fatica ad alzare gli occhi. Ho cambiato il suo nome in Jasmine, ho trasfigurato la sua storia mantenendone gli aspetti essenziali. E’ la prima che ho ascoltato ed è anche l’unica storia, tra quelle evocate dal generale, che riguarda non un annegato o uno scomparso, una morte, ma una vita che si salva. Si salva davvero? Nelle grinfie del vecchio italiano che, dice lui, “è sempre piaciuto?” Alla fine quando le ho chiesto se l’avrebbe rifatto quel viaggio, mi ha risposto decisa di no. Che se ne sarebbe rimasta a Tunisi….
Pensavamo a Gheddafi, tra noi lo chiamavamo il “Gheddafi”. Volevamo intitolarlo così lo spettacolo. Ci leggevamo i suoi discorsi, ci guardavamo le sue fotografie. Poi invece… troppo facile pigliarsela con lui, con “quel” dittatore furbo e sanguinario, affibbiargli la maschera del colpevole. Certo, colpevole lo è, e tanto, quell’ennesima replica di Padre Ubu, ma noi? Io? Siamo innocenti noi? Sono innocente io? Di tutte quelle tragedie che avvengono altrove, lontano dalla mia casetta, posso ritenermi non responsabile? Che c’entro io con la morte di mio fratello? Quel generale acido e nevrotico, quel funzionario che ne ha le scatole piene di star lì a contare numeri e morti e metterli in fila, un lavoraccio, tutti i giorni così, pure mal pagato da quelli delle capitali, quel ragionierino demoniaco e sarcastico, quello spettatore impotente davanti ai telegiornali, quello, proprio quello, siamo noi. Sono io. Quel volto che ora finalmente si volta, metà umano metà animale, che mi guarda diritto negli occhi, è il mio.”