‘Ndrangheta: famiglia boss, “Oppedisano rischia morte in carcere”
Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha reso noto di aver ricevuto una lettera con una accorata richiesta di aiuto da parte della famiglia Oppedisano di Rosarno, che si dice fortemente preoccupata per le gravi condizioni di salute del capostipite Domenico Oppedisano, 80 anni, poresunto boss della 'ndrangheta, detenuto in regime 41 bis nel carcere di Parma dal 17 dicembre 2010. La famiglia, secondo quanto rende noto Corbelli, teme che Domenico Oppedisano possa morire in carcere o tentare di togliersi la vita "se non sarà curato in una adeguata struttura ospedaliera". L'anziano uomo soffrirebbe di molte gravi patologie che renderebbero il suo stato di salute incompatibile con la detenzione carceraria, "così come - spiegano i familiari - certificato e comunicato agli organismi preposti dalla direttrice del carcere di Parma. Dal dicembre del 2012 - , scrivono i familiari del detenuto a Corbelli - lo stato di salute di Domenico Oppedisano è notevolmente peggiorato, tanto da giustificare il ricovero urgente in ospedale dell'anziano. Dopo 15 giorni di ricovero ospedaliero nonostante il peggioramento delle sue condizioni Domenico Oppedisano è stato riportato nella casa circondariale di Parma". La famiglia, che lo incontra una volta al mese, teme che "possa morire in cella o compiere qualche gesto autolesionistico.
I familiari ricordano nella lettera che Domenico Oppedisano "è stato condannato in primo grado a 10 anni e gli sono state riconosciute le attenuanti generiche. Oppedisano è stato arrestato - scrivono ancora i suoi familiari - a quasi 80 anni, dopo una vita dedicata al lavoro, alla famiglia, a insegnarci i valori morali e sani per poter vivere serenamente rispettando il prossimo. È un uomo umile, buono e ha fatto tanti sacrifici per portare avanti la sua famiglia con dignita'. Non ha mai accettato, Oppedisano, perchè la ritiene una ingiustizia, la detenzione, soprattutto da quando è recluso in regime 41 bis". Corbelli dichiara: "Non conosco il signor Oppedisano, nè la sua famiglia. Cosi' come ignoro la storia processuale. Dopo aver ricevuto la lettera ho il dovere di renderla nota e di lanciare un appello perché venga riconosciuto e rispettato il diritto di questa persona di poter essere adeguatamente curata. Chi entra in carcere non perde certo i suoi diritti, al di là del nome che porta e delle accuse che gli vengono contestate e che saranno oggetto di regolari processi. Quello che la famiglia Oppedisano chiede - aggiunge - è solo il rispetto del diritto alla salute del loro congiunto, anziano e gravemente malato. Una richiesta legittima che chiedo che le autorità preposte esaudiscono nel rispetto della legge e della costituzione". (AGI)