Dava ordini al clan dai domiciliari, torna in carcere il “boss” Libri
Era stato scarcerato per motivi di salute ed aveva ottenuto gli arresti domiciliari, Pasquale Libri, presunto capo dell'omonima cosca reggina, ma continuava ad impartire gli ordini dalla sua casa. L'avrebbero appurato i carabinieri nel corso dell'operazione "Terra Bruciata" che stamani ha portato in carcere il "boss" e due presunti affiliati al clan.
Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria ha così applicato la misura cautelare della custodia in carcere oltre che nei confronti di Pasquale Libri, 74 anni, anche di Claudio Bianchetti, 33 anni e Antonio Sinicropi (detto Antonello), 44 anni.
Il reato contestato è di associazione di tipo mafioso, nel particolare di far parte della “cosca Libri”, implicata nelle operazioni "Cosmos", "Rifiuti” e "Testamento” ed attiva a Reggio Calabria come anche in altre aree del territorio nazionale. I tre - secondo gli inquirenti - si sarebbero "avvalsi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, per commettere una serie indeterminata di delitti, al fine di acquisire - direttamente o indirettamente (grazie al timore indotto presso la comunità civica) - il controllo e/o la gestione di attività economiche, di concessioni di autorizzazioni, di appalti pubblici e privati, di servizi pubblici e comunque per realizzare per sé e per altri profitti e vantaggi ingiusti".
Sono state, inoltre, riconosciute le aggravanti perché le attività economiche di cui gli associati avrebbero assunto o mantenuto il controllo sarebbero state finanziate in tutto ed anche in parte con il prodotto ed il profitto di delitti.
Nello specifico, Pasquale Libri, insieme ad un suo genero non meglio identificato, sarebbe considerato il capo ed organizzatore mentre Bianchetti e Sinicropi, partecipi. I fatti contestati sarebbero avvenuti a Reggio Calabria dal giugno 2012 sino al marzo 2013.
NELL'ORDINANZA di custodia cautelare si legge che Libri (insieme ad uno dei suoi generi allo stato ignoto) in qualità di mandante, gli altri due (insieme ad altri ignoti) quali esecutori materiali, si sarebbero recati presso gli uffici di un’impresa edile reggina chiedendo un prestito di 50 mila euro "per far fronte alle esigenze economiche conseguenti all’aggravarsi del suo stato di salute". Circa sei mesi dopo, al mancato accoglimento della prima richiesta, si sarebbe ripresentato presso la sede dell’impresa chiedendo spiegazioni e ricevendo dal titolare un rifiuto. Una settimana più tardi, Bianchetti e Sinicropi si sarebbero recati presso la società a nome di Pasquale Libri sollecitando la consegna di 10 mila euro entro le festività natalizie. Bianchetti si sarebbe ripresentato nuovamente sette giorni più tardi insistendo per il pagamento.
Qualche tempo dopo, presso un cantiere della ditta edile, due soggetti avrebbero fatto irruzione imponendo agli operai la sospensione dei lavori, staccando la corrente elettrica delle attrezzature e dicendo loro che, comunque, il titolare dell’impresa li avrebbe pagati anche se non avessero lavorato.
Infine, presso la sede della ditta vittima della presunta estorsione, sarebbe stata recapitata anche una lettera anonima, dal contenuto chiaramente intimidatorio: “Leggi attentamente! - si legge nella missiva. - Ti invito a venirci a trovare urgentemente tu sai dove! Ti comunico che non verrà più nessuno a cercarti! se qualcuno verrà non sarà una visita di cortesia! Apri gli occhi e salutaci la famiglia!!!!!”.
Secodo gli inquirenti, dunque, operando così e facendo "reiterato, implicito ma non equivoco riferimento" alla cosca “Libri” ed "al potere di intimidazione e di assoggettamento che era capace di esprimere", i soggetti arrestati avrebbe compiuto atti diretti in modo non equivoco a costringere con la minaccia e ad ottenere dalla vittima prima 50 mila euro e poi altri 10mila.