Invaso dell’Alaco: sopralluogo improvviso dell’ArpaCal
Un sopralluogo, non comunicato ad altri soggetti e, quindi, assolutamente inatteso. È quello che Oscar Ielacqua e Sabrina Santagati, rispettivamente direttore scientifico e direttore generale dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal), hanno fatto l’altro ieri mattina all’invaso Alaco in provincia di Vibo Valentia.
Accompagnati dal direttore del dipartimento Arpacal di Vibo Valentia, Angela Diano, e dall’ingegnere della Direzione scientifica Luciano Minutolo, Ielacqua e Santagati hanno voluto verificare di persona le condizioni in cui versa l’invaso, compiendo una visita dettagliata anche agli impianti tecnologici di potabilizzazione. Nel corso del sopralluogo, inoltre, è giunto l’ingegnere Sergio De Marco della Sorical, ente gestore dell’impianto, che ha seguito i manager dell’Agenzia ambientale calabrese.
Si ricorderà, infatti, che l’invaso dell’Alaco, oggetto di un’inchiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vibo Valentia, fornisce l’acqua a 19 comuni della provincia vibonese, mentre i restanti comuni vengono riforniti da altre fonti di approvvigionamento idrico (pozzi e sorgenti comunali). “Nel corso della visita alle varie sezioni impiantistiche – ha commentato il dr. Oscar Ielacqua, direttore scientifico dell’Arpacal - è stata verificata la qualità di tutto il ciclo produttivo. Abbiamo constato che nel corpo della diga, la presenza di distinte bocchette di presa consente al gestore di scegliere da quale profondità dell’invaso derivare l’acqua; al momento della visita ci è stato riferito che la derivazione veniva effettuata dalla bocchetta più vicina alla superficie dell’invaso. Un pannello di controllo, infine, rileva i dati idrologici e termometrici ed un'altra strumentazione controlla il comportamento strutturale ed idraulico della diga”.
Da biologi quali sono, Ielacqua e Santagati hanno voluto, infine, assaggiare l’acqua all’uscita dell’impianto di potabilizzazione, per verificare le condizioni organolettiche che il gestore dell’impianto garantisce. “Acqua assolutamente incolore ed inodore, senza quel retrogusto di cloro tipico degli impianti di potabilizzazione – ha commentato Ielacqua -; se il problema esiste, va ricercato forse nelle reti idriche urbane dove, la vetustà degli impianti e la non costante manutenzione, potrebbero incidere sulla qualità dell’acqua che esce dal rubinetto delle case dei vibonesi”.
Nel dettaglio, nell’impianto di potabilizzazione, sulla linea acqua, sono state visionate: sezione di predosaggio dei reagenti direttamente immessi in pressione entro le condotte di adduzione dell’acqua grezza; torrino mixer di arrivo dell’acqua grezza con miscelazione forzata e aggiunta dei restanti reagenti; sezione di chiariflocculazione con visita di dettaglio dei dispositivi di agitazione veloce e di estrazione dei fanghi; sezione di filtrazione catalitica su letti di sabbia a pirolusite, dove si è assistito anche ad un ciclo completo di lavaggio del filtro n° 1, prendendo anche visione delle attività di collaudo in aria ed acqua del filtro n° 4 recentemente oggetto di un intervento di straordinaria manutenzione e sostituzione sabbia filtrante; sezione di affinamento finale su filtri a carboni attivi granulari; sala di gestione dei dosaggi, controlli in linea ed analisi; nuovo edificio di stoccaggio dei reagenti e delle pompe e linee dosatrici
Nella linea fanghi sono state visionate: dispositivi di monitoraggio dei livelli e qualità dei fanghi entro la sezione di chiari flocculazione; linea di estrazione fanghi a mezzo di valvole telescopiche; sezione di ispessimento fanghi e vasche lamellari per il recupero delle acque madri ed il rilancio in testa all’impianto; sezione di disidratazione fanghi – linea nastro pressa – linea centrifuga.