‘Ndrangheta, estorsioni: 3 arresti nella cosca Labate

Reggio Calabria Cronaca

Dalle prime ore della mattinata, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria stanno eseguendo un’Ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 3 soggetti, appartenenti e contigui alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca Labate, operante nei quartieri Sbarre e Gebbione della zona sud di Reggio Calabria, responsabili a vario titolo di: associazione di tipo mafioso e concorso in estorsione aggravata dall’aver favorito un sodalizio mafioso.

I nomi degli arrestati | Gli arrestati sono: Michele Labate 57 anni attualmente detenuto; Giovanni Remo 56 anni imprenditore e Vice Presidente della Reggina Calcio S.p.A e Pasquale Remo 51 anni imprenditore. Nel corso delle indagini è stato accertato che la cosca Labate ha imposto il controllo criminale dei quartieri Sbarre e Gebbione, acquisendo - direttamente o indirettamente - la gestione o comunque il controllo di beni e attività commerciali nel settore della macellazione e della vendita (all’ingrosso ed al dettaglio) di carni.

I Carabinieri di Reggio Calabria stanno eseguendo un decreto di sequestro preventivo (artt. 321 c. 3 bis c.p.p. e 104 D. L.vo 271/1989) dell’intero complesso aziendale di alcune imprese, per un valore complessivo di oltre 15 milioni di Euro. Le imprese in questione sono: Macelleria Remo Giovanni, Remo Giuseppe e figli S.r.l., Remo G. S.a.s. Di Romeo Maria & figli, Remo Pasquale (impresa individuale), Gastronomia di Arcudi Giovanna (impresa individuale).

AGGIORNAMENTO

15:04| Sono due gli episodi di estorsione aggravata dalla finalità di favorire il sodalizio mafioso che vengono contestati dalla DDA a Michele Labate e ai fratelli Pasquale e Giovanni Remo. In particolare avrebbero delegato altri partecipi della cosca, rimasti ignoti, che avrebbero minacciato la clientela affinché non si rifornisse più presso l'impresa di Umberto Remo indirizzandola verso quelle collegate alla cosca, anche mediante minaccia implicita.

Secondo un altro capo di accusa, i tre sempre in concorso, mediante minaccia avrebbero costretto Umberto Remo a cedere a Pasquale Remo e alla moglie un immobile costituito da un capannone industriale, due fabbricati rurali con annesso capannone e terreno ubicato in via Gebbione al civico 112 a un prezzo nettamente inferiore a quello di mercato. Quanto al reato associativo, invece, sempre secondo l'accusa Michele Labate sarebbe colpevole in qualità di organizzatore e promotore del sodalizio mentre Giovanni e Pasquale Remo quali partecipi.

Giovanni e Pasquale remo sono nipoti di Umberto Remo, mentre Michele Labate è un loro cognato. (AGI)