Presentato “Vesuvius”, il romanzo storico ambientato a Pompei
Un viaggio nella Pompei del 79 dopo Cristo, nella quotidianità di uno dei più importanti centri dell’Impero Romano fino all’apocalisse scatenata dal vulcano, che ha strappato la vita a migliaia di persone e fermato il tempo sotto la cenere. Quasi duemila anni dopo, le strade di Pompei, le sue ville, le sue osterie, riprendono a brulicare di vita, i suoi abitanti, ignari della minaccia incombente del Vesuvio, intrecciano le loro storie negli amori, nelle passioni, negli affari, nei tradimenti e negli intrighi all’ombra dell’impero di Nerone. È Marisa Ranieri Panetta nel suo ultimo lavoro edito da Salani, “Vesuvius”, a trascinare il lettore nella quotidianità di Pompei, nelle sue case, nelle sue storie d’amore, nel fascino di Roma e del suo impero.
Marisa Ranieri Panetta, archeologa, saggista e giornalista per l’Espresso, Il Giornale dell’Arte e Archeo, è catanzarese e da tempo vive e lavora a Roma. Da quasi 30 anni i dedica alla divulgazione scientifica, ottenendo riconoscimenti anche internazionali, come il Media Save Art dell’Iccrom-Unesco, vinto all’unanimità per un reportage su Pompei nel 1997. Tra le sue pubblicazioni figurano: “Nerone. Il Principe Rosso” e “Pompei. Vita, storia e arte della città sepolta”, tradotti in molte lingue.
Il suo “Vesuvius” è stato presentato ieri sera nel corso di un incontro organizzato dalla Provincia di Catanzaro in una gremita sala conferenze del Parco Archeologico “Scolacium” di Roccelletta di Borgia, al quale hanno preso parte, con l’autrice, il Commissario straordinario della Provincia Wanda Ferro, il soprintendente ai beni archeologici della Calabria Simonetta Bonomi e il presidente dell’Associazione Gutenberg Armando Vitale.
Wanda Ferro ha invitato tutti alla lettura di “Vesuvius”, “un libro – ha affermato – che dovrebbe essere diffuso nelle scuole”. “Il libro – ha spiegato Wanda Ferro - ha la straordinaria capacità di trascinare piacevolmente il lettore nella realtà del 79 dopo Cristo, ripercorrendo, dal punto di vista della quotidianità, momenti cruciali della storia di Roma, che l’autrice conosce in maniera profonda, li possiede tanto da poterli plasmare in pagine scorrevolissime e avvincenti. Un linguaggio immediato, una narrativa capace di rendere reali le scene di vita e i personaggi di una città, Pompei, che la storia ci ha lasciato intatta dopo millenni, fermata dalla cenere del vulcano. E con grande pathos si rivive il dramma, a distanza di millenni, di quanti hanno tentato di sfuggire al fuoco, alla cenere, ai crolli, aggrappandosi disperatamente a quel filo d’aria che significava la vita. Nelle pagine di Vesuvius emergono soprattutto le tante analogie tra la vita di quel tempo a quella di oggi. Poco o nulla sembra cambiato quanto alle debolezze umane, alle passioni, ai sentimenti, alle difficoltà legate alla vita quotidiana.
La passione per la cosa pubblica, l’amore per l’arte e la bellezza, il valore dei legami familiari, ma anche le meschinità, la spregiudicatezza, la sete di successo e di ricchezza. E ancora, il ruolo delle donne nel privato, ma anche nella vita pubblica. Infine, un tema estremamente attuale è quello del territorio, del rispetto per la natura. Il Vesuvio che si ribella distruggendo le costruzioni disseminate sulle sue pendici, che spazza via la bellezza e il piacere effimero dell’arte delle ville pompeiane, rappresenta un monito al rispetto del territorio e dell’ambiente, perché spesso è proprio l’incuria dell’uomo ad aggravare gli effetti degli eventi calamitosi”.
È stato quindi il prof. Vitale a ripercorrere il contenuto del libro, che ha come principale protagonista Flavia, che rimpiange la sorte che l’ha obbligata a sposare il ricchissimo Quinto, molto più anziano di lei. Dall’altra parte della strada, Lucio Ceio, brillante uomo politico, spia la sua inquietudine, pronto a offrirle un momento di dolcezza, una breve passione clandestina. Quinto, spesso lontano per affari, intraprende un viaggio che lo inghiottirà nel mistero; nel frattempo, a Roma, la moglie di Nerone Poppea muore all’improvviso in circostanze poco chiare, e il console Plauzio, insieme ad altri senatori, aderisce a una congiura contro l’imperatore.
Attimi di felicità e di tristezza, segreti tormentosi e brillanti carriere, vissuti da uomini e donne inconsapevoli che la bella e chiassosa città di Pompei sta per essere travolta da una catastrofe inimmaginabile. Dalla costa vesuviana a Rieti, dalla penisola iberica alla capitale dell’Impero, si snodano le vicende di un’umanità vivida e vera, magistralmente narrata nei luoghi stessi in cui ha abitato; un passato che diventa un presente familiare, a tratti intimo, in cui il lettore riconosce senza esitazione un patrimonio di storia e cultura molto più vicino a noi di quanto si possa immaginare. E su tutto incombe l’ombra del Vesuvio, il monte sacro a Giove, che nessuno all’epoca immaginava fosse un vulcano.
Per il prof. Vitale “si tratta di un romanzo avvincente, che come la Ginestra di Leopardi mostra la fragilità umana rispetto alla forza distruttiva della natura”. “La scrittrice indaga i personaggi in tutte le loro pieghe con grande sapienza costruttiva – ha proseguito Vitale –, racconta le micro-storie di una città popolatissima e vivace, dando anche una visione d’insieme, non trascurando la vita politica o i luoghi della marginalità. Ci sono altri romanzi su Pompei, ma questo è persuasivo e convincente perché compie una resurrezione di quel mondo”.
“La capacità descrittiva della Panetta è tale – ha detto Simonetta Bonomi – da fare immaginare tutti i luoghi. Consiglio di leggere il libro e di tornare a visitare Pompei per cercare le fonti d’ispirazione sparse in un libro che non poteva che essere scritto da un archeologo”. “Tutti noi – ha aggiunto Bonomi - siamo seduti su un vulcano per la fragilità del territorio. Purtroppo non siamo saggi, e quando la natura si ribella siamo impreparati: è servito il disastro di Sibari per rafforzare gli argini del fiume Crati”.
Marisa Ranieri Panetta, che ha ringraziato Wanda Ferro per il suo impegno rivolto alla crescita culturale del territorio, ha parlato della nascita del libro: “Ho percorso tante volte le strade di Pompei, entrando nelle case e negli edifici pubblici. Ho finito col ‘sentirè le persone che andavano alle terme, pregavano Iside o discutevano nelle basiliche: uomini e donne che in una mattina di piena estate sono stati travolti da una tragedia immane. Spesso ho immaginato le storie di questi pompeiani, a cui davo un nome e un volto, e che alla fine sono diventati per me delle presenze familiari”. “Credo che nessuna città sia stata indagata quanto Pompei – ha proseguito l’autrice – che è la città del mondo antico che più ha stimolato registi, scrittori, poeti. A Pompei tocchiamo la morte con mano, perché ci sono i calchi degli uomini che travolti nell’ultima notte. Abbiamo la fotografia di una giornata qualsiasi. Di Pompei riusciamo a capire quali erano gli usi e i costumi, le botteghe, gli oggetti, la moda. Ho cercato di ridare vita a quello che oggi è vuoto e non riesce a parlare, e spero di potere emozionare i lettori così come mi sono emozionata io”.