G8 di Genova, Coisp: si cerca la morte di Placanica
“È ora di dire basta ad un accanimento che nell’arco di dodici lunghi, infiniti anni ha causato la devastazione assoluta di una persona giudicata innocente in ogni sede, persino dalla Corte Europea. La misura è colma. La sofferenza per la perdita di un figlio è una cosa che va rispettata completamente. Ma se Giuliano Giuliani vuole lenire la sofferenza o qualsiasi altro genere di disagio o lacuna legati alla sua figura di padre, continuando a infierire per massacrare definitivamente un altro giovane uomo, allora dobbiamo dire a lui ed a chi per lui di fermarsi”.
È questo il secco commento di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, alla notizia che tiene banco da giorni a proposito del nuovo processo chiesto – stavolta in sede civile – da Giuliano Giuliani, padre del giovane Carlo, morto durante gli scontri avvenuti in piazza Alimonda, a Genova, durante il G8 del 2001, contro Mario Placanica, il Carabiniere inizialmente indagato a seguito del decesso del giovane. Giuliani, criticando l’esito del procedimento penale a carico di Placanica, che è stato pienamente scagionato in ogni sede, ha deciso di “tentare la causa civile citando l’ex Carabiniere e l’allora responsabile della piazza, il ViceQuestore Adriano Lauro”, come lui stesso ha spiegato ai media, perché, ha aggiunto il suo legale, “sia riconosciuta la responsabilità del Viminale”.
“Quando si verifica una tragica morte – aggiunge Maccari – ‘il peggio è per chi resta’. Così recita un detto assolutamente vero. Vero più che mai in questo caso, non solo rispetto al dolore inconsolabile della famiglia Giuliani, ma anche per la persecuzione violenta e distruttiva che ha subito Placanica, un giovane ventenne, travolto da eventi più grandi di lui e poi, soprattutto, dalle solite onde oceaniche di odio e di accanimento brutale riservate agli Appartenenti alle Forze dell’Ordine, che lo hanno condotto lentamente verso un deserto di desolazione ed angoscia e incubi che continua a vivere ad occhi aperti ogni giorno della sua esistenza, o meglio di quel che ne è rimasto. Nessuno può davvero immaginare cosa sia diventata la vita di questo giovane uomo che, pur innocente, ha pagato un prezzo insostenibile per lui”.
“Siamo stufi di questa vera e propria barbarie. Ma cosa si cerca davvero con insistenza? Che Placanica ponga definitivamente fine alla sua vita così da lasciare tutti senza neppure lo scheletro del bersaglio che è stato per dodici anni? Ogni anno – conclude Maccari – all’approssimarsi di quel maledetto 20 luglio, qualcuno torna a spargere acido sulle coscienze e sulle vite di tutti, disgregando così miseramente anche quel velo di pietà che dovrebbe accompagnare drammi incommensurabili come quelli che hanno travolto e stravolto tante vite a Genova. Ma a cosa serve davvero? Di tutto questo non se ne può davvero più. È ora di dire basta”.