Belvedere Spinello, la minoranza interviene sul problema della miniera
Le forze politiche di centro-destra unitamente nel movimento “Identità e Territorio” e la minoranza in consiglio comunale di Belvedere Spinello, ritornano sull’argomento miniera di Timpa del Salto a proposito dell’ultima fuoruscita di salgemma, che ha interessato la strada provinciale SP 30, e ha causato l’interdizione al traffico della stessa perchè ritenuta evidentemente pericolosa.
"La chiusura della strada - si legge in una nota - ha causato diverse problematiche sia alla popolazione residente nel comune sia ai titolari delle attività produttive, aziende agricole e zootecniche, che allo stato attuale sono impossibilitati e oltremodo limitati a svolgere il proprio lavoro fonte di reddito.
La questione è direttamente interessata e collegata all’attività estrattiva della miniera attuata da oltre 40 anni nel territorio. Le fuoruscite di sale erano state da tempo registrate e evidenziate in vari modi dalle forze scriventi, ogni precedente appello è stato puntualmente inascoltato da parte di chi doveva istituzionalmente prestare attenzione e massima priorità agli eventi.
Infatti già nel mese di dicembre del 2012, con lettera indirizzata al comune di Belvedere Spinello, pubblicata anche sulle principali testate giornalistiche locali, si invitava di valutare la costituzione di un “fronte politico unitario e di un comitato civico aperto alla società civile, per intraprendere con forza e determinazione il percorso necessario alla definizione di atti concreti sulle questioni: dismissione sito minerario di Timpa del salto e chiusura dei pozzi di estrazione di salgemma”.
La preoccupazione delle forze politiche scriventi e della popolazione locale nasceva anche dal fatto che, dopo la scadenza della concessione mineraria avvenuta in data 26 novembre 2012, la società Syndial aveva intenzione di procedere alla chiusura tombale dei pozzi di estrazione, senza adottare, per garantire la sicurezza del territorio, una programmazione operativa della chiusura stessa.
Infatti secondo le prassi più consolidate, prima di procedere ad una chiusura definitiva nel tempo delle cavità, bisognerebbe monitorare per alcuni decenni tutte le variabili che influiscono sul comportamento dei pozzi.
Nonostante le preoccupazioni sollevate, non solo dalla forze scriventi ma anche dalla provincia di Crotone e dal presidente avv. Stano Zurlo, il quale con propria nota sollevava la questione e invitava la Syndial a sospendere la chiusura dei pozzi, nel silenzio degli altri enti, la stessa società procedeva nel suo intento di chiudere comunque i pozzi.
Stante i fatti, la domanda è d’obbligo: la chiusura dei pozzi ha indotto, influenzato, accelerato e/o favorito la fuoruscita della salamoia?
Ora la popolazione locale vorrebbe delle risposte ufficiali che nessuno ad oggi ancora ha fornito.
Un problema di tale natura sicuramente necessitava di un coinvolgimento diretto e immediato della gente, non fosse altro per dare rassicurazioni e tranquillità sul non ripetersi di tragici fenomeni come quelli del 1984. Anche allora l’evento catastrofico fu preceduto, appena un anno prima, da tracce di salamoia in superficie, a cui nessuno aveva dato importanza.
Le forze politiche scriventi ribadiscono ancora una volta che eventuali iniziative di parte potrebbero essere strumentalizzate o male interpretate e sono convinte che questioni di tale portata non appartengono a partiti e schieramenti contrassegnati da colori politici, ma devono essere affrontate su un terreno comune, dove l’indispensabile unità di intendi debba prevalere sulla diversità delle opinioni.
Si invitano - conclude la nota - pertanto, ancora una volta, gli enti preposti a garantire il più ampio coinvolgimento possibile e concreto nei confronti della popolazione, magari proponendo la promozione di un comitato civico aperto alla società civile, per intraprendere con forza e determinazione il percorso di approfondimento per la sicurezza dei cittadini e per la salvaguardia del territorio".