Sette piantagioni di canapa scoperte a Riace. Coltivata anche la ‘Skunk’
La Guardia di finanza di Locri, su attivazione dei finanzieri della Sezione Aerea di Lamezia Terme, ha individuato e sequestrato a Riace, nel reggino, sette piantagioni di canapa indiana tra cui la rara, costosa ed altamente tossica varietà denominata “skunk”.
Nel complesso sono 4.425 le piante scoperte dai finanzieri (occuperebbero lo spazio di circa 4 campi di calcio) ed erano coltivate in terreni confinanti tra loro tra la Contrada Pipedo e la contrada Stanò di Riace, in una zona impervia che si sviluppa su diversi terrazzamenti, interamente circondate da alti roveti e canne.
I particolari dell’operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si svolgerà alle 11 presso la Procura della Repubblica di Locri a cura del Procuratore Capo Luigi D’Alessio.
h 11:56 | 4.425 piante di canapa indiana alte circa 3,0 metri, sistemate su diversi terrazzamenti in mezzo ad alti roveti, sono state sottoposte a sequestro dal Gruppo della Guardia di Finanza di Locri. La scoperta è stata fatta nel corso di una ricognizione effettuata dalla Sezione Aerea della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, dipendente dal Reparto Operativo Navale di Vibo Valentia, rientrante in una più vasta e programmata attività di volo finalizzata alla prevenzione e repressione di attività illecite. L’equipaggio dell’elicottero ha avvistato la piantagione in località Pipedo, nel comune di Riace.
Giunti sul posto i finanzieri del Gruppo Locri hanno individuato altre 6 piantagioni di canapa indica, di cui una di tipo “skunk”. Si tratta di un incrocio tra la qualità sativa e quella indica, attualmente una delle varietà più costose (circa 25.000,00 euro al Kg) e nocive al mondo. Alcuni studi hanno evidenziato che la skunk sia 20 o 30 volte più potente delle vecchie varietà.
Sarebbe stato assolutamente impossibile rinvenire la piantagioni con un’azione effettuata solo da terra. Su indicazioni del P.M. di turno della Procura della Repubblica di Locri, sono state estirpate le piante e bruciate, mentre una parte conservate per analisi chimico-qualitative. La piantagione era dotata di un complesso ed articolato sistema di irrigazione costituito da tubi in polietilene nero. La sostanza stupefacente ricavata, qualora commercializzata, avrebbe fruttato guadagni illeciti per un valore di 4.000 euro per ogni singola pianta, quindi in tutto 17 milioni e 700 mila euro. Sono in corso ulteriori indagini per risalire ai responsabili dell’illecita coltivazione.