Sanità: dirigenza medica e sanitaria, lunedì 4 ore di sciopero
Il tavolo di coordinamento regionale delle organizzazioni sindacali della dirigenza medica e sanitaria che rappresenta tutte le sigle firmatarie dei rispettivi contratti della dirigenza medica e non, rende noto che lunedì 22 luglio anche in Calabria aderiranno allo sciopero nazionale di 4 ore all'inizio di ciascun turno i dirigenti medici, veterinari, sanitari, amministrativi, tecnici e professionali del servizio sanitario nazionale.
"Lo sciopero - si legge in una nota stampa firmata dal coordinatore, Antonio Gianni - al termine di una lunga fase di contestazione dei dirigenti della sanità che hanno a più riprese denunciato il collasso del servizio sanitario pubblico, risultato della drastica riduzione della qualità e della quantità delle prestazioni erogate ai cittadini italiani, di conflitti istituzionali, della mortificazione e penalizzazione di chi vi opera.
I dirigenti medici e non, manifestano per la difesa di un sistema sanitario pubblico e nazionale, per la stabilizzazione dei precari e l'occupazione dei giovani, per la riforma della formazione medica pre e post laurea, per una legge specifica sulla responsabilità professionale, per il diritto a contratti e convenzioni e il ripristino delle prerogative sindacali, per un sistema di emergenza urgenza efficace, dignitoso, sicuro, per la definizione di livelli essenziali organizzativi, per una progressione di carriera sottratta alla politica e ai tagli lineari.
In Calabria la mobilitazione attinge anche a ulteriori criticità derivanti dalla politica regionale di riordino del servizio sanitario. I sindacati della dirigenza medica, veterinaria, sanitaria, tecnica, professionale e amministrativa per il tramite del proprio coordinamento, evidenziano l'assoluta mancanza d'interlocuzione con la Regione Calabria che ancora una volta ed in una fase strategica di ridefinizione del servizio sanitario regionale con l'emanazione di nuove linee guida per la predisposizione degli atti aziendali delle Aziende sanitarie ed ospedaliere della Calabria non ha voluto procedere nemmeno alle audizioni di rito, di autorità istituzionali, enti territoriali, organizzazioni sindacali,organismi di rappresentanza delle professioni e delle società scientifiche".
"Ci saremmo attesi almeno - sostengono le organizzazioni sindacali - un'impennata di orgoglio da parte dei direttori generali, di fatto estraniati dal processo di rinnovamento in atto nelle Aziende sanitarie e ospedaliere dimostrando, ancora una volta, che nei fatti il committente e l'amministratore rappresentano lo stesso soggetto è ciò e foriero soltanto di fallimenti. Le criticità delle linee guida vanno ben oltre, preliminarmente continua a essere tradito il principio ispiratore del processo di riordino, non potenziando il territorio, strategia obbligata dalla concomitante contrazione di strutture ospedaliere e relativi posti letto. Ricordiamo che la Regione Calabria, con il riassetto della rete ospedaliera (decreti 18 e 106) nonchè gli ulteriori interventi del piano di rientro è ben al di sotto degli standard nazionali per quanto riguarda i posti letto.
Oggi registriamo tagli lineari che mortificano ulteriormente le Aziende Sanitarie con maggior bacino di utenza in primis l'ASP di Cosenza già penalizzata dal DPGR n.54/2011 e successive modifiche, che oggi dovrebbe " arrangiarsi " nei rispettivi dipartimenti con lo stesso numero di strutture mediche,veterinarie,sanitarie ed amministrative prescritte in modo perentorio ed indifferenziato per tutte e 5 le provincie. Inoltre, la Calabria, sarebbe l'unica regione d'Italia nella quale è preclusa l'attivazione di strutture in staff alle direzioni aziendali, un ulteriore elemento discriminante con ricadute esclusivamente negative. Registriamo, infine, che ancora una volta la Regione Calabria si fa carico di presentare il programma operativo 2013/15 finalizzato a correggere gli errori del decreto n.18/2010 in assenza di confronto.
Per questo nel manifestare la piena adesione alla manifestazione nazionale con estrema preoccupazione per il futuro della nostra professione e soprattutto del servizio sanitario nazionale chiediamo a tutti di vigilare affinché siano garantiti anche in Calabria livelli essenziali di organizzazione indispensabili per erogare anche in questa vituperata realtà quei livelli essenziali di assistenza (LEA) obiettivo primario per chi dovrebbe occuparsi di sanità che continua a rappresentare un diritto negato ai cittadini calabresi dal 2007, come recentemente rilevato dall'audizione al Senato del direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute, Francesco Bevere.
Criticità quest'ultima - conclude la nota - che comporta, inoltre, il diniego all'accesso al maggior finanziamento nella misura del 3% del fondo sanitario nazionale, circa 100 milioni di euro l'anno per il 2010, 2011 non ancora analizzato e di parziali inadempimenti per gli anni che vanno dal 2007 al 2009". (AGI)