Cirò, sindaco Caruso: “Sulla Ex Giara, no a lezioni di management dal Pd”

Crotone Politica
MArio Caruso

"La cultura del sospetto e della denigrazione a tutti i costi, nonostante la calura di questi giorni estivi, continua ad alimentare la politica delle opposizioni, ormai ridotta alla sterile polemica di piazza, invece di fornire un contributo attivo alla risoluzione delle problematiche ataviche del settore vitivinicolo. Dispiace che il PD di Cirò e di Cirò Marina rinneghino anche l’operato del Sindaco di Crucoli, autorevole componente del partito e che altrettanti consiglieri di opposizione, come muse accecate dal rancore, vogliano a tutti i costi screditare la Contea del Cirò e l’Esecutivo da me guidato". E' quanto scrive in una nota il sindaco di Cirò, Mario Caruso.

"Dispiace, altresì - continua caruso - leggere sui quotidiani locali, lezioni di management, fatte da soggetti che conoscono ben da vicino il fallimento dell’ex Giara e che, se avessero un po’ di pudore non esiterebbero a tacere per fare bella figura. Certo, l’invidia non conosce limiti soprattutto in politica, poiché pochi avevano scommesso sulla capacità di un Comune, seppur nei tempi biblici della pubblica amministrazione, di offrire nel giro di qualche anno, uno spiraglio di aiuto ai piccoli produttori del Cirò doc. Nonostante il circolo del PD di Cirò in consiglio Comunale si era astenuto sul finanziamento Regionale per l’acquisto e la ristrutturazione dell’ex Giara, disconoscendo la fattiva collaborazione del parlamentare On. Nicodemo OLIVERIO, e dell’allora Assessore regionale On. Mario PIRILLO, oggi tanto declamata. Non entro nel merito della compagine sociale della BCS S.r.l., né sulla capacità delle imprese in genere di approvvigionamento di fondi o di assunzione di manodopera, poiché la mia cultura e il mio pensiero politico liberale e popolare non concepisce tali ingerenze. Ho il sentore che la polemica inutile e pretestuosa sul bando ex Giara sia volutamente innescata da certi ambienti, per attivare ulteriori sospetti distruttivi sulla mia Comunità. Una sentenza già scritta per screditare ripetutamente il lavoro trasparente e costruttivo portato avanti dall’esecutivo in questi anni di governo locale. Capisco a malo modo la mala fede del politico di turno tendente a cavalcare la menzogna per raggirare le masse; non concepisco tuttavia l’inettitudine di chi, preoccupato, non sa che basterebbe leggere presso gli uffici Comunali l’istruttoria del Bando e i documenti prodotti, per dormire sogni tranquilli e addirittura esaltare l’operato dell’amministrazione Comunale per aver finalmente dato ai produttori del vino e dell’olio una ragione in più per continuare a coltivare i loro terreni e renderli produttivi e redditizi. Mi chiedo cosa sarebbe successo se, il Comune di Cirò, come si fa da altre parti, avesse affidato direttamente alla BCS la struttura industriale riconoscendo congruo il progetto industriale, invece di affidarsi ad un BANDO pubblico che, ahimè, è stato ignorato da imprenditori, cooperative e associazioni di produttori del luogo. Ringrazio il Dott. BARCA, Amministratore della BCS per la sensibilità che sta dimostrando nell’avviare da subito la struttura in esito alla documentazione amministrativa per l’affidamento definitivo richiesta dal Bando pubblicato dalla SUA di Crotone, nonostante la crudeltà di certi ambienti di questo territorio che, a costo di screditare la politica del fare intrapresa in questi anni per il bene della comunità cirotana, fomentano solo odio. Se queste sterili polemiche sono servite a rafforzare la cultura del sospetto sull’operato amministrativo del Comune di Cirò, credo che mandanti ed esecutori restino ancora una volta delusi, poiché all’esito dell’istruttoria amministrativa per la concessione in locazione della Contea del Cirò, emerge un dato inconfutabile: ciò che sembrava agli occhi di pochi irrealizzabile è diventato realtà grazie allo sguardo attento di giovani amministratori che anche in questo caso, hanno lavorato pazientemente solo alla ricerca del bene comune. Occorre uscire dagli schemi politici che lavorano in una dimensione esclusivamente individuale e privata, e operare per il «bene comune». Solo così, al lamento continuo di questi territori che le cose non vanno per il verso giusto, si potrà contrapporre il grido della fattibilità senza ombre e senza ma".