Sequestro succhi, Coldiretti Calabria: pieno consenso al CFS che non lascia sola Rosarno

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“Buona la prima verrebbe da dire! La brillante ed importante operazione nella Piana di Rosarno-Gioia Tauro effettuata dal Comando Provinciale di Reggio Calabria e dal Nucleo Agroalimentare Forestale (NAF) di Roma a tutela della qualità della produzione agroalimentare italiana e di lotta alla contraffazione, che ha portato al sequestro di ben 510 tonnellate di concentrati di succhi di frutta, trova il plauso ed il sostegno di Coldiretti Calabria poiché conferma quello che l’organizzazione attraverso varie iniziative confortate da dati economici afferma da tre anni e cioè che il sistema, a tutto vantaggio delle industrie delle aranciate, spreme gli agricoltori e lavoratori extracomunitari ed inganna i cittadini-consumatori. Il Corpo Forestale dello Stato, non ha lasciato sola Rosarno, - commenta Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria – e mettendo insieme con una efficace azione investigativa vari tasselli, ha confermato che succo concentrato straniero una volta entrato nel porto di Gioia Tauro, dove è necessario intensificare i controlli, magicamente, come confermato dal Corpo Forestale dello Stato con false attestazioni, diventa italiano, contribuendo così ad alimentare quella catena di sfruttamento che vede pagati gli agrumi ad un prezzo da fame”. Questa prima in assoluto “operazione verità” rilancia i nodi irrisolti della agrumicoltura da industria e mette ancora di più a nudo un intreccio malsano che fino ad ora, non ha prodotto nulla di buono ed anzi ha alimentato tensioni sociali, e consistente perdita di livelli occupazionali in agricoltura e nell’indotto. “Una buona occasione per rilanciare la questione Rosarno – propone Molinaro – introducendo da subito l’indicazione di origine del succo sulle etichette delle aranciate che è essenziale per ripristinare comportamenti di sostenibilità nonché di eticità da parte delle industrie delle bibite, che non possono continuare ad alimentare la catena dello sfruttamento ed ad impoverire il territorio privandolo della sua naturale vocazionalità”.