‘Ndrangheta: Processo a clan crotonesi, confermate condanne
Cinque aggravi di pena per altrettanti imputati e conferma della sentenza di primo grado per altri 22. Cosi' si e' concluso il giudizio d'appello nei confronti di 27 presunti affiliati alle cosche del Crotonese coinvolti nelle due indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro denominate "Tramontana", del dicembre 2003, e "O limen" del luglio 2004.
Le inchieste, entrambe dirette dal sostituto procuratore Pierpaolo Bruni e condotte dalla Squadra mobile e dalla Guardia di finanza di Crotone, hanno fatto luce su un cartello criminale che avrebbe controllato i traffici illeciti nel crotonese. Il 4 marzo scorso, al termine della propria requisitoria, il sostituto procuratore generale Sandro Dolce aveva chiesto alla Corte d'assise d'appello di Catanzaro aggravi di pena compresi fra 3 mesi e 12 anni di reclusione, ma oggi i giudici (presidente Fortunato Rosario Barone, consigliere Fabrizio Cosentino), dopo oltre 4 ore di camera di consiglio, ne hanno sentenziati 5, dichiarando l'inammissibilita' dell'appello nei confronti di 7 imputati, e confermando per il resto la sentenza di primo grado del 2 marzo 2005. Come richiesto dalla pubblica accusa, sono stati riconosciuti colpevoli anche di contestazioni per cui prima erano stati assolti: Pantaleone Ruscelli, ritenuto dagli investigatori boss della cosca dei Papaniciari, per il quale c'e' stato un aumento di pena di 8 mesi di reclusione e 200 euro di multa, per una condanna complessiva di 3 anni e 8 mesi e 509,87 euro; Francesco Fabiano, con una pena di 2 anni e 8 mesi di reclusione e 400 euro di multa (esclusa per lui l'aggravante del metodo mafioso); i collaboratori di giustizia Ferruccio Arcuri (gia' condannato anche per gli omicidi Apa e Mercurio) e Vincenzo Marino, con un aumento di pena di tre mesi ciascuno, e pene complessive di 16 anni e 3 mesi per Arcuri, e 6 anni e 3 mesi per Marino; Vincenzo Frandina, con un aumento di 1 anno e mezzo di reclusione e 200 euro di multa, per una condanna complessiva a 12 anni e mezzo di reclusione e 600 euro di multa. Appello dichiarato inammissibile per Maria Teresa Sinopoli, Massimiliano Galea, Salvatore Astorino, Fortunato Barone, Daniele Pugliese. Per tutti gli altri conferma del giudizio di primo grado. Con "Tramontana" e "O limen" nel mirino degli inquirenti fini' il clan facente capo alla famiglia Vrenna, che secondo le accuse avrebbe avuto in mano il controllo del narcotraffico nel Crotonese, ma anche solide propaggini a Bologna, Milano e Vicenza e, soprattutto, rapporti stabili con soggetti operanti nelle province di Reggio Calabria e Cosenza , e quello guidato da Nicolino Grande Aracri collegato, per come specificamente contestato dall'Ufficio di procura, alla "Locale di Ciro'" tramite uno dei suoi esponenti di vertice.
Il maxi procedimento sfocio' in una richiesta di rinvio a giudizio per 121 indagati, a vario titolo, per associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico e spaccio di stupefacenti, omicidi, estorsioni, danneggiamenti. A dicembre 2004 l'udienza preliminare si concluse con 66 rinvii a giudizio, 19 proscioglimenti, due patteggiamenti e 33 accusati ammessi al giudizio abbreviato. Nel marzo del 2005, proprio nell'ambito dei riti alternativi, cadde l'accusa di associazione di stampo mafioso contestata, in particolare, a 19 imputati. Tra loro Pino Vrenna, indicato dagli inquirenti e dai collaboratori di giustizia come il capo dell'omonima cosca, ed anche Leo Russelli, ed i pentiti Arcuri e Marino. Il pm impugno' la sentenza ma, in base alla legge sull'inappellabilita' delle assoluzioni, il ricorso fu dichiarato inammissibile. La Procura si rivolse allora alla Suprema corte di Cassazione che, ad agosto, ha annullato l'ordinanza che dichiarava inammissibile l'appello ed ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte d'assise d'appello di Catanzaro. Così si e' giunti a questo processo, che vedeva sul banco degli imputati le 19 persone accusate di associazione mafiosa, ed anche altri 8 già condannati per narcotraffico ed estorsione.