Arresti e sequestri nella piana di Gioia Tauro per ricettazione di rame proveniente da furti

Reggio Calabria Cronaca

Dalle prime ore di oggi, personale del Corpo Forestale dello Stato della provincia di Reggio Calabria sta eseguendo una serie di misure cautelari, reali e personali emesse dall’Ufficio del G.I.P. del Tribunale di Palmi su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di alcuni soggetti e di un’azienda di recupero di materiale ferroso operante nella Piana di Gioia Tauro.

L’accusa è di ricettazione di cavi di rame proveniente da furti operati sulle linee elettriche di proprietà dell’Enel S.p.A Durante la giornata verranno forniti ulteriori dettagli sull’operazione in corso.

h 16:55 | L’operazione, denominata “Oro Rosso”, che rappresenta la conclusione di una proficua attività che ha visto l’impiego di circa 50 unità supportate da un elicottero del Centro Operativo Aeromobili del Corpo Forestale di stanza a Lamezia Terme.

In particolare, l’azione coordinata degli uomini del Corpo Forestale dello Stato ha portato all’emissione di due misure cautelari in carcere da parte del GIP del Tribunale di Palmi su richiesta di quella Procura della Repubblica. Il medesimo GIP ha altresì disposto il sequestro dell’intero patrimonio aziendale della “TRA.FER S.r.l.”, costituita da un patrimonio di alcuni milioni di euro, azienda di Gioia Tauro operante nel settore del recupero dei rottami ferrosi. I soggetti arrestati sono Antonio Abate, di anni 47, socio della TRA.FER. già noto all’Autorità Giudiziaria essendo già stato arrestato in passato per analogo reato, e Francesco Bevilaqua, di anni 53, entrambi residenti a Gioia Tauro.

L’operazione in corso ha preso avvio da un sequestro penale effettuato nel luglio scorso presso la TRA.FER di Gioia Tauro. All’interno dell’Azienda, infatti, il personale CFS aveva rinvenuto e sequestrato una tonnellata e mezza di cavi di rame provenienti dal furto operato nei giorni precedenti sulle linee elettriche ad alta tensione dell’ENEL, così come attestato dai tecnici specializzati della Società elettrica. A seguito di tale ritrovamento è stata avviata da parte del Nucleo Investigativo, sotto lo stretto coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, un’intensa attività info-investigativa che, sfruttando anche alcune videoriprese dell’area aziendale, ha portato ad individuare un episodio in cui Francesco Bevilacqua ha conferito alla TRA.FER. un ingente quantitativo di cavi di rame abilmente occultato in un cassone di una motoape al di sotto di alcune reti del tipo in uso per la raccolta delle olive, a fronte di una cospicua contropartita in danaro effettuata da Antonio Abate.

Nel corso delle odierne attività, inoltre, all’interno del complesso aziendale della TRA.FER. è stata riscontrata la presenza di altre quattro tonnellate di rame in fili di grosso diametro, la cui provenienza sarà oggetto di attenta valutazione.

Con questa significativa operazione diretta dalla Procura di Palmi, frutto di una proficua e capillare azione investigativa del Corpo Forestale dello Stato di Reggio Calabria in perfetta sinergia con i vertici dell’ENEL S.p.A., si ritiene sia stata smantellata una delle più importanti centrali per la ricettazione del rame di provenienza illecita operante in provincia di Reggio Calabria.

In particolare il rame è un metallo batteriostatico molto versatile con peculiarità di conducibilità elettrica e termica elevatissime, superate solo da quelle dell'argento; inoltre è molto resistente alla corrosione e non è magnetico. È facilmente lavorabile, estremamente duttile e malleabile; può essere facilmente riciclato e i suoi rottami hanno un alto valore di recupero; si combina con altri metalli a formare numerose leghe metalliche, le più comuni sono il bronzo e l'ottone. Non a caso nel settore del riciclo viene definito anche con il termine di “oro rosso”, con cui è stata denominata l’operazione in corso, considerato l’alto valore economico anche in termini di rottame che il metallo detiene. Attualmente il rame usato spunta un prezzo di mercato che oscilla tra i 3 ed i 5 euro al chilogrammo.

Per tali motivi, da alcuni anni i furti di rame sono divenuti molto frequenti, con gravi ricadute, oltre che economiche, anche sociali considerati i conseguenti disservizi che vengono a crearsi sull’erogazione di servizi di pubblica utilità. Un vero allarme sociale che il legislatore ha inteso recepire prevedendo, nel recente Decreto Legislativo 93/2013, l’inasprimento delle pene e l’obbligatorietà dell’arresto in flagranza di reato, specificatamente per i reati di ricettazione di tutte le componenti metalliche ed altro materiale proveniente da furto operato sulle infrastrutture destinate all’erogazione di energia, di servizi di trasporto e delle telecomunicazioni.L’attività investigativa è ancora in corso e non si esclude che possa portare ad ulteriori risultanze.