Lavoro, Natale caldo. Vertenze aperte in tutta la regione e festività offuscate dalle proteste
Si preannuncia un Natale davvero caldo quello che è alle porte in Calabria, e non certo per questioni climatiche. Diverse sono le aziende in crisi, con la possibilità di perdere centinaia di posti di lavoro, che hanno indotto i lavoratori a forme di proteste, anche eclatanti, per difendere il diritto ad avere un salario. Le ultime in ordine di tempo risalgono a questa mattina.
A Cosenza decine di operai e dipendenti della società Vallecrati hanno occupato da il primo piano del Comune, presidiando l'ufficio del sindaco, Salvatore Perugini. Quest'ultimo, infatti, è anche il presidente dell'ormai fallito consorzio che si occupava della raccolta dei rifiuti solidi urbani per il capoluogo cosentino e di altri 42 comuni dell'hinterland. Proprio per l'approssimarsi delle festività natalizie, gli operai chiedono il pagamento degli stipendi arretrati, fermi ancora a giugno, ma il Comune ha già pagato alla società Ecologia oggi di Lamezia Terme, che subentrerà a Vallecrati, i 400 mila euro per gli stipendi dei lavoratori che ancora non sono stati girati alla società in agitazione. Oggi però, i dipendenti di Vallecrati rischiano di essere segnalati all'autorità giudiziaria per aver danneggiato alcune stanze del Municipio, pare infatti, che qualcuno abbia lanciato sedie bruciate ma i danni non sono ancora quantificabili.
Proteste anche a Catanzaro questa mattina, i lavoratori della sanità pubblica e privata della Calabria davanti all'assessorato regionale alla Sanità, si sono uniti in un sit-in organizzato dalle federazioni regionali Cisl e Uil nell'ambito delle manifestazioni che le stesse sigle sindacali nazionali hanno programmato in tutta Italia dal 2 al 10 dicembre. In questo caso i lavoratori ritengono che per il rinnovo dei contratti della sanità e delle autonomie locali, non solo il Governo nazionale deve assumersi le proprie responsabilità, ma anche la Regione, l'Anci, e le altre parti datoriali locali.
Si protesta anche per il Piano di rientro dell'immenso deficit sanitario per cui non sono state coinvolte le parti sociali. Nei giorni scorsi era toccato ai lavoratori del call center Phonemedia a Catanzaro e dell'Omeca di Reggio Calabria. Queste, però, sono solo le punte di un iceberg di un fenomeno che, in realtà, assume delle dimensioni davvero preoccupanti e lascia qualche preoccupazione per il 2010 che si appresta ad arrivare non proprio sotto i migliori auspici.