Crotone: Arcuri (Stanchi dei Soliti) ricorda l’alluvione del 1996
“14 ottobre 1996: sei morti, 350 imprese danneggiate, oltre 120 miliardi di danni. Due i responsabili del disastro: l’alluvione che inondò la località crotonese e la malamministrazione degli anni passati; - Si legge in una nota di Andrea Arcuri Stanchi dei Soliti -in particolare i vari predecessori degli amministratori odierni che progettarono e realizzarono strade, palazzi, ponti e infrastrutture senza alcuna logica professionale. Basti pensare che, a seguito del costruzione del Lungomare Nuovo, al precipitarsi di fitte piogge i commercianti della zona dovevano dotarsi di secchielli e pale per respingere l’acqua che entrava aggressivamente nei loro locali.
Basti pensare che hanno permesso di costruire palazzi ovunque, senza badare alla presenza di reperti archeologici o monumenti. – Continua la nota - Forse siamo uno dei pochi casi in Europa in cui i palazzi che circondano un castello sono più alti delle torri del castello stesso. L’assenza di piani regolatori dell’epoca non giustifica l’abusivismo edilizio: non servono delle regole per capire che intorno a un castello non si deve costruire; serve soltanto buon senso. Esempi come questi ultimi possono apparire sconnessi dall’alluvione del 1996, ma in realtà ci permettono di capire qual è lo spirito che anima la pianificazione del territorio operata dalla classe dirigente crotonese; la cui malamministrazione è stata indirettamente evidenziata in un rapporto della protezione civile, che all’epoca dell’alluvione segnalava «l’inadeguatezza di molti attraversamenti stradali e ferroviari, insufficienti a consentire il passaggio delle enormi portate coinvolte dal bacino di monte».
E’ vero che non si possono prevenire le catastrofi naturali, ma è altrettanto vero che una buona amministrazione può minimizzarne i rischi; il che è testimoniabile da tante città settentronali che nonostante siano soggette a notevoli ondate di maltempo (molto più intense rispetto alle nostre) hanno adottato interventi preventivi che riducono gli ipotetici danni. – Conclude la nota - L’alluvione del 1996, la vicenda Black Mountain e i cumuli di rifiuti tossici dell’area industriale hanno tutti una cosa in comune: la presenza di tante vittime e di pochi condannati.”