Droga: operazione “San Basilio”, rideterminate pene in appello
Si è concluso con assoluzioni per singoli capi d'accusa e, conseguentemente, con condanne ridotte rispetto a quelle di primo grado, il giudizio d'appello per quattro imputati coinvolti nell'operazione antidroga battezzata "San Basilio", portata a termine dalla Guardia di finanza nel settembre del 2011 nel Soveratese.
La Corte d'appello di Catanzaro, (presidente Anna Maria Sullo, consiglieri Donatella Garcea e Vincenzo Galati) ha parzialmente accolto le richieste dei difensori degli imputati, gli avvocati Piero Chiodo, Enzo De Caro, Maria Antonietta Iorfida, rideterminando le pene inflitte dal giudice dell'udienza preliminare il 13 dicembre del 2012, al termine dei giudizi abbreviati, in particolare in: 2 anni 4 mesi di reclusione e 3.400 euro di multa per Fabio Bevilacqua; 3 anni 6 mesi e 6.200 euro per Nicol Durante; 3 anni 8 mesi e 6.400 euro per Pietro Cristofaro; 2 anni 8 mesi e 3.800 euro per Rosa Maria Petrelli (per tutti è venuta meno l'interdizione temporanea dai pubblici uffici).
Le indagini sfociate nell'operazione "San Basilio", così denominata per via del dal nome di una località di Montepaone (Cz) dove risiedono alcune delle persone coinvolte e dove si sarebbe svolto anche parte dello smercio di stupefacenti, presero il via nel marzo 2010 quando la Guardia di Finanza, nell'ambito delle attività di controllo del territorio, rinvenne nel Soveratese oltre un chilogrammo di marijuana, probabilmente destinata al mercato locale.
Partirono così investigazioni serrate, con appostamenti, pedinamenti dei sospettati e intercettazioni telefoniche che portarono i Baschi Verdi ad acquisire materiale sufficiente per consentire alla Procura catanzarese di chiedere e ottenere dal giudice per le indagini preliminari un provvedimento cautelare che portò in carcere Bevilacqua, 28 anni, di Montepaone; Pietro Cristofaro, 30 anni, di Davoli; Nicol Durante, 24 anni, di Montepaone; mentre agli arresti domiciliari finì Rosa Maria Petrelli, 28 anni, di Davoli.
Gli imputati, secondo l'accusa, avrebbero gestito un'intensa attività di spaccio di diversi tipi di sostanze stupefacenti - non solo marijuana, ma anche hashish e cocaina - nei territori dei Comuni di Soverato, Davoli, Satriano e Montepaone, utilizzando precise accortezze come ad esempio un linguaggio in codice usato nel corso delle conversazioni telefoniche finalizzate allo smercio della droga. (AGI)