‘Ndrangheta: il pentito vibonese Loielo al suo primo esame

Vibo Valentia Cronaca

Oltre 4 ore di deposizione dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia per il pentito Francesco Loielo, al suo primo esame da collaboratore di giustizia. Il processo è quello alla 'ndrangheta delle Pre Serre e si tratta del primo pentito del Vibonese a "tradire" un omonimo gruppo criminale, in questo caso quello dei Loielo di Ariola. Dai sequestri di persona alle faide con i clan rivali dei Maiolo di Acquaro e degli Emanuele di Gerocarne, il pentito Loielo ha ricostruito anni di attività criminali anche nei paesi del Vibonese di Dasà, Arena (attraverso il clan Gallace), Vazzano, Pizzoni, Soriano e Sorianello.

A rimetterci la vita, scomparsi per "lupara bianca", secondo il pentito sarebbero stati i boss Antonio e Rocco Maiolo, Antonio Donato, Raffaele Fatiga, Placido Scaramozzino (seppellito in campagna ancora vivo), Giovanni Stambè e Salvatore Gallace. Gli ultimi due, ad avviso di Loielo, sarebbero stati eliminati dagli Altamura, a capo della 'ndrangheta di Ariola. Quindi il racconto dei tentati omicidi di: Vincenzo Loielo, fratello del pentito, Vincenzo Taverniti, alias "Cenzo d'Ariola" rifugiatosi a Stilo (Rc) dopo l'agguato, e Bruno Maiolo trasferitosi in Germania.

Dietro molti delitti, come quelli dei fratelli Giuseppe e Vincenzo Loielo ad opera degli Emanuele, secondo il pentito ci sarebbe stata la "regia occulta" del presunto boss Antonio Altamura.

A rimetterci la vita, scomparsi per "lupara bianca", secondo il pentito sarebbero stati i boss Antonio e Rocco Maiolo, Antonio Donato, Raffaele Fatiga, Placido Scaramozzino (seppellito in campagna ancora vivo), Giovanni Stambè e Salvatore Gallace. Gli ultimi due, ad avviso di Loielo, sarebbero stati eliminati dagli Altamura, a capo della 'ndrangheta di Ariola.

Quindi il racconto dei tentati omicidi di: Vincenzo Loielo, fratello del pentito, Vincenzo Taverniti, alias "Cenzo d'Ariola" rifugiatosi a Stilo (Rc) dopo l'agguato, e Bruno Maiolo trasferitosi in Germania. Dietro molti delitti, come quelli dei fratelli Giuseppe e Vincenzo Loielo ad opera degli Emanuele, secondo il pentito ci sarebbe stata la "regia occulta" del presunto boss Antonio Altamura. (AGI)

16:20 | Soldi nelle casse dei clan anche dalle ditte impegnate nei lavori di costruzione del carcere di Arena, nel Vibonese, per conto del Ministero della Giustizia. È quanto emerso stamane dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia dall'esame del collaboratore giustizia, Francesco Loielo, nell'ambito del processo "Luce nei boschi" alla 'ndrangheta delle Pre Serre. Per "piegare" le ditte impegnate nel carcere di Arena (costato oltre 4 miliardi di lire e mai entrato in funzione), secondo Loielo sarebbe stata piazzata una bomba sul cantiere.

Ad incassare invece 40 milioni di lire dall'impresa a titolo di estorsione, ad avviso del pentito, sarebbe stato il boss Rocco Maiolo del vicino comune di Acquaro (poi scomparso nel 1990 per "lupara bianca"). Nel "mirino" dei clan, anche la strada provinciale che dal carcere conduce al paese di Arena, con il titolare dell'impresa prima ferito in un agguato e poi, secondo il pentito, costretto a pagare 14 milioni al mese al clan Maiolo per continuare i lavori.

Per altra estorsione, il titolare di una cava si sarebbe invece rivolto al boss Rosario Fiarè di San Gregorio d'Ippona, sempre nel Vibonese, al fine di ottenere, secondo il collaboratore, uno "sconto" sulle tangenti chieste dal clan Loielo. Clan che avrebbe nascosto micidiali armi da fuoco in un fusto interrato nei pressi del cimitero di Sorianello.