Presunta truffa alla Stato e all’Ue, 9 persone rinviate a giudizio

Catanzaro Cronaca

Sono state rinviate a giudizio le persone fisiche e la società coinvolte nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro su una presunta maxi truffa a danno dello Stato e dell'Unione europea per ottenere contributi pubblici in base alla legge sull'imprenditoria giovanile - per un importo di circa 1,3 milioni di euro - per avviare un opificio industriale a Borgia, nel Catanzarese, in base a un programma commerciale nel settore della produzione di abbigliamento sportivo.

Il giudice dell'udienza preliminare, Pietro Scuteri, ha accolto la richiesta della Procura mandando gli imputati al processo, che avrà inizio il prossimo 16 aprile (nel collegio difensivo figurano gli avvocati Stefano Nimpo, Antonella Canino, Giancarlo Pittelli, Nicola Cantafora e Massimo Scuteri).

Al centro dell'inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dal sostituto procuratore Alberto Cianfarini, la presunta truffa operata per indurre in errore Invitalia spa (ex Sviluppo Italia), società controllata dal Ministero dell'Economia, e ottenere il finanziamento di 1.320.761,68 euro erogato grazie alla predisposizione di documentazione ritenuta falsa, con riguardo sia alla fattibilità del progetto proposto sia all'entità dei costi effettivamente sostenuti per porlo in essere. In sostanza, secondo gli investigatori, sarebbe stato acclarato che lo stabilimento industriale sarebbe costato molto meno di quanto risultava dai documenti presentati per ottenere i finanziamenti pubblici e, soprattutto, non sarebbe mai realmente entrato in produzione.

Proprio sulla scorta di questo costrutto accusatorio nel corso delle indagini, e precisamente nel maggio del 2012, gli inquirenti eseguirono con l'operazione "Penelope" il sequestro preventivo per equivalente della struttura destinata ad ospitare l'opificio industriale a Roccelletta di Borgia, oltre che di beni mobili e immobili, quote societarie e disponibilità bancarie per un valore complessivo di circa 1,3 milioni di euro, tutti beni aziendali della "Sinergy srl", la società cui furono concessi i contributi pubblici. E ora in relazione alla vicenda sono stati mandati sul banco degli imputati 9 persone: l'imprenditore Antonino Stanà, amministratore unico della Synergy srl, con i suoi collaboratori Luca Carroccia, Salvatore Cossari e Nicola Gallo, e poi un commercialista di Soverato A.M.; Angelo Gullà, titolare della ditta individuale "Circolo tennis Atlantide"; Walter Merante, titolare della ditta "Impianti elettrici civili e industriali"; Vito Paleologo, rappresentante legale della "Eurocostruzioni", e Roberto Talarico rappresentante legale della "Mediagraf comunicazione", che avrebbero, secondo le ipotesi accusatorie, "consentito alla Synergy l'evasione delle imposte sul reddito e sul valore aggiunto, emettendo fatture relative ad operazioni inesistenti". (AGI)