Confartigianato, a Crotone il denaro costa il doppio rispetto a Bolzano
“La situazione creditizia delle imprese, soprattutto di quelle di piccola dimensione, rimane critica. Un credito sempre più scarso e costoso blocca le opportunità di sviluppo, scoraggia gli investimenti e rallenta i processi di innovazione tecnologica. Tutto ciò mentre le nostre aziende sono alle prese anche con i ritardi di pagamento degli Enti pubblici e dei privati che le costringe a chiedere prestiti per compensare i mancati incassi dei ‘cattivi pagatori’. Quando le banche decideranno di sostenere la ripresa?”
E’ quanto sottolineato dal Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti commentando i dati di un rapporto della Confederazione che ha ‘misurato’ la crisi di liquidità che soffoca gli imprenditori italiani con finanziamenti sempre più scarsi e costosi. La Calabria come di consueto sempre agli ultimi posti sia in termini di erogazione che di costo del denaro, subisce il silenzio assordante ed incosciente di una Politica che evidentemente pensa a tutelare solo i suoi privilegi sottovalutando il malcontento e la povertà che aumenta quotidianamente in modo esponenziale.
Dalla rilevazione emerge che tra ottobre 2012 e ottobre 2013 i prestiti alle aziende italiane sono diminuiti del 5,2%, pari a 50,2 miliardi in meno. Al calo della quantità di finanziamenti al sistema produttivo si accompagna l’aumento dei tassi di interesse. A ottobre 2013 il tasso medio per i prestiti fino a 1 milione di euro è del 4,49% (66 punti base in più rispetto alla media Ue), ma sale al 5% per i prestiti fino a 250.000 euro, vale a dire 44 punti base in più rispetto alla media Ue.
La diminuzione del credito ha colpito in particolare le imprese con meno di 20 addetti e la situazione peggiore riguarda tutto il Mezzogiorno d’Italia. .
A livello provinciale, il calo più vistoso dei finanziamenti interessa le piccole imprese di Agrigento (-12,5% tra settembre 2012 e settembre 2013), seguite da quelle di Vibo Valentia ( - 11%) e da quelle di Campobasso ( - 10,9%).
Anche per quanto riguarda il costo del denaro, il gap Italia-Ue per i tassi d’interesse penalizza in particolare le micro e piccole imprese con meno di 20 addetti.
A livello regionale la situazione peggiore si registra in Calabria dove le piccole imprese pagano i tassi d’interesse più alti: 10,60%. Seguono la Campania con il 10,14% e l’Umbria con il 10%. Sul versante opposto della classifica, il denaro è meno costoso nella Provincia Autonoma di Bolzano (6,11%), nella Provincia Autonoma di Trento (6,64%) e in Emilia Romagna (7,89%).
La classifica provinciale del costo del denaro vede ‘maglia nera’ la provincia di Crotone dove i tassi di interesse si attestano all’8,37%. Seguono Vibo Valentia (7,85%) e Catanzaro (7,73%). I tassi più bassi si registrano invece a Bolzano (3,77%), Udine (4,05%) e Cuneo (4,21%). In pratica a Crotone il denaro costa più del doppio rispetto a Bolzano con una differenza di ben 460 punti base).
In una situazione veramente devastante e in una Regione dove la quasi totalità delle imprese sono micro, la Politica continua a far fa finta di niente e si disinteressa al problema annunciando addirittura l’uscita dalla crisi forse per un miracolo. Sappiano i nostri rappresentanti istituzionali e politici che siamo arrivati veramente al limite: tra credito, imposte-tasse statali e locali, possiamo ben dire, senza ombra di smentita, che non si può più fare impresa.
Nei prossimi mesi, se non ci saranno cambiamenti ed aiuti concreti, si rischia di far sparire un tessuto produttivo che in altri tempi ha fatto grande il nostro Paese anche in termini di creazione di posti di lavoro dipendente.
”Almeno riprogrammate ed utilizzate i fondi europei destinati alla Calabria per garantire l’accesso al credito per le imprese e le famiglie e per creare un credito di imposta sugli investimenti e l’occupazione. Solo così si può scongiurare il default sociale di una popolazione laboriosa che è stata lasciata sola in balia di coloro i quali sanno solo fare annunci e proclami.”
Comprendiamo che quelli proposti sono strumenti automatici fuori dalla clientela politica, ma ormai siamo arrivati al limite, si rischia di far entrare la nostra Regione in una spirale di instabilità sociale molto inquietante.