Reggio, Tci: archeologia urbana negata nella città dei Bronzi

Reggio Calabria Attualità Marisa Cagliostro

All’indomani del successo di visitatori per l’apertura straordinaria del Museo Nazionale voluta dal Ministero, il desiderio di rinfrescare la memoria e ritrovare le proprie radici attraverso le pietre della città è stato solo parzialmente soddisfatto dai soci della sezione territoriale del TCI (Touring Club italiano) di Reggio Calabria che, numerosi, hanno risposto all’invito del Club per una escursione domenicale.

Dalle alture del Trabocchetto e di Collina degli Angeli potrebbe partire e partiva, oggi, l’itinerario alla scoperta dei brani di cinta muraria di età classica (fine VI-prima metà sec.Va.C) che avevano in quei siti i principali baluardi difensivi di una polis certamente più ampia di quella precedente e che trova un altro esempio nei poderosi resti di cinta muraria, sempre risalenti al IV sec. a.C. del Lungomare già Matteotti, oggi Falcomatà.

La ineguagliabile e preziosa guida del prof. Felice Costabile non ha però potuto trovare adeguata corrispondenza nella visita dell’area di Collina degli Angeli, impedita da un lucchetto resistente all’apertura! Stesso disagio per i bravissimi dirigenti della qualificata associazione nazionale.

Migliore fortuna, per così dire, si avrà per l’ampio tratto di mura del Lungomare, aperte per l’occasione dai soci della Associazione SOS Beni culturali, affidataria della apertura dei siti cittadini. Bellissimo luogo per foto di gruppo e scambiarsi gli auguri!

Ma torniamo all’itinerario previsto dalla visita odierna che ci porta ai resti dell’Odeon, costruzione in parte conservata nel seminterrato di un isolato di case per impiegati di via XXIV maggio, consistente nei tre gradini inferiori di una cavea, risalente al III sec. a. C., forse luogo di riunione dell’assemblea cittadina, la cui capienza massima poteva in origine essere di circa 1500 posti a sedere, quasi certamente scoperti.

Il ritrovamento di alcuni capitelli di colonna, oggi non in situ, ne potrebbe ipotizzare anche un uso come teatro. Qui manca la luce, seppure vi siano delle eleganti applique da appartamento e un quadro elettrico nuovo di zecca! Un cartello con alcune righe in caratteri minuscoli risulta, al buio, ovviamente illeggibile!

Puntuali le notizie del prof. Costabile sul manufatto di cui probabilmente molti cittadini ignorano l’esistenza ma che difficilmente, stando così le cose, potranno colmare la loro lacuna.

Risaliamo a piedi verso la via Torrione per visitare l’area sacra Griso-Laboccetta, parte di un più ampio insediamento, certamente sede di un santuario arcaico dedicato a Demetra e Kore, sito che a partire dalla fine dell’800, ha restituito numerosi reperti fittili, frammenti di un altare, statuette votive e di divinità in trono, facenti parte della collezione museale.

Anche l’area Griso-Laboccetta, seppure centrale e di notevole importanza è chiusa al pubblico e si è potuta vedere dall’affaccio di via Aschenez, cercando di distinguere i resti delle strutture murarie del tempio, tra l’erba alta e gli allestimenti in legno creati alcuni anni fa per ospitare spettacoli all’aperto e oggi in disuso.

Ecco il resoconto di una mattinata che speravamo molto diversa e più soddisfacente sia come studiosi che come cittadini o turisti! Non è così che si può accettare di vedere trascurato il nostro patrimonio archeologico, se è questo che principalmente si può offrire anche ai turisti collegandosi alla visita ai Bronzi e al Museo nazionale. Brani tanto più preziosi per una città che può riconoscersi nel suo grande passato solo attraverso quello che la natura e la passione di archeologi come Paolo Orsi hanno lasciato alla nostra incapacità di conservarli e valorizzarli per estendere la loro e la nostra conoscenza ad un mondo sempre più disattento ed esigente.

Una bellissima giornata dal punto di vista meteorologico ma dobbiamo capire che non basta per attirare veramente turisti nella nostra città. E a chi compete toccherà fare il suo dovere evitando di declamare che tutto va bene!