Misericordia Diamante, circa dieci mesi di arretrati per servizi all’asp

Cosenza Attualità

Parte la protesta della Congregazione di Misericordia di Diamante per i servizi garantiti nell’anno 2013, per il trasporto di pazienti dializzati, e non ancora rimborsati dall’ASP di Cosenza. È l’ennesima lamentela da parte dell’associazione di Diamante che, da molti anni, garantisce il servizio di accompagnamento di dializzati per conto dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza. Ricordiamo che, nel corso degli anni e delle varie gestioni dell’ASP di Cosenza, la Misericordia di Diamante è stata più volte al centro dell’attenzione dei mezzi di informazione per le molteplici vicende che l’hanno vista coinvolta, a proprio danno, in meccanismi poco chiari e nei confronti dei quali l’associazione ha sempre reagito con denunce aperte; da ultime le vicende, dapprima con il dott. Cosentino e successivamente con la dott.ssa Bernaudo, entrambi direttori del distretto sanitario di Praia, durante le quali l’associazione si era vista privata senza preavviso e senza motivazioni del servizio di accompagnamento di pazienti sottoposti a trattamento dialitico; tale vicenda si era conclusa con un ripristino delle condizioni iniziali in seguito ai ricorsi proposti dai vertici dell’associazione. Con l’inizio del 2014 una nuova e motivata protesta proviene dalla Misericordia, questa volta, relativamente a circa dieci mesi di servizio prestato all’ASP e, ad oggi, non rimborsato dall’azienda.

“È inaudito che si presti un servizio pubblico per conto di un ente e lo stesso ente non rimborsi per circa un anno i costi sostenuti per il medesimo servizio. – si legge in una nota diramata dalla Misericordia – In fase di revisione contrattuale del servizio si sono ascoltate, da parte del responsabile del procedimento, continuamente promesse che, puntualmente non sono state mantenute come era prevedibile; si complica l’esecuzione del servizio con una serie di moduli e di calcoli, spesso anche errati, cercando di dare una parvenza di miglioramento del servizio che, realmente, è possibile solo se il rimborso dei costi sostenuti avvenisse quasi puntualmente o, per lo meno, con tempi notevolmente più ridotti. Si considera l’associazione come se fosse una società, con una sua disponibilità di capitale, dimenticando che in realtà non è così e che non tutte le associazioni hanno finanziatori che garantiscono anticipi di capitali né tutte le associazioni hanno convenzioni tali da permettere capacità di anticipo delle spese per lunghi periodi.

Il servizio non si vuole migliorare, i meccanismi sono sempre identici, i problemi aumentano assieme alle pretese aziendali di servizi che vengono rimborsati con importi da terzo mondo e non da società civile, come dovrebbe essere. Da parte di ambienti del distretto sanitario provengono e si ascoltano solo frasi retoriche che non corrispondono a dati di fatto concreti ed incontrovertibili mentre un coro di pseudo consensi si alza speranzoso di poter raccogliere le briciole di ciò che resta di una sanità territoriale pressochè distrutta ed ormai inesistente. È evidente che non ha mai osservato una sanità efficiente e da paese moderno chi vuole spacciare l’attuale stato del territorio come uno stato di cose ottimale o anche sufficientemente definibile civile.”