Camera Commercio Cosenza:Confagricoltura,dati Coldiretti gonfiati
La Confagricoltura di Cosenza ha diffuso una nota "al fine - si legge - di sgomberare il campo dagli equivoci insorti circa il numero delle aziende e dei dipendenti ad essa associati, utili al rinnovo degli organi di governo della Camera di Commercio di Cosenza". "Con istruttoria del Marzo 2013, - è scritto - la nostra associazione ha fornito tutte le cifre richieste per la procedura di rinnovo degli organi di governo; stessi dati sono stati forniti dalla associazione di categoria nostra controparte, Coldiretti, nel settore agricoltura. A seguito di opportune verifiche, - si legge ancora - abbiamo riscontrato numeri che, a nostro avviso, non corrispondevano ai dati reali. L'associazione nostra controparte aveva infatti comunicato di disporre dell'adesione di 3753 aziende e di 16873 dipendenti. La circostanza ci ha lasciato sbigottiti, ed abbiamo perciò chiesto all'allora Segretario Generale della Camera di Commercio di compiere le opportune verifiche. Verifiche che non sono state eseguite chiudendo la procedura ed inviando i dati alla Regione Calabria. Pertanto abbiamo chiesto con ricorso l'intervento del TAR. I Giudici Amministrativi hanno ordinato l'esecuzione di una nuova istruttoria. Decisione confermata dal Consiglio di Stato cui avevano fatto ricorso le nostre controparti. La seconda e nuova istruttoria avviata dal nuovo segretario generale - è scritto ancora - ha accertato che il numero di dipendenti delle aziende associate alla nostra controparte è pari a 3737 contro i 16873 dichiarati ad Aprile 2013 e da noi contestati. Ma vi è di più, la Camera di Commercio di Cosenza ha rischiato e rischia il commissariamento - da noi ne voluto ne richiesto - a seguito delle proroghe richieste dalle associazioni di controparte per la consegna dei documenti necessari alla nuova istruttoria. Tutto ciò abbiamo deciso di render noto per evitare strumentalizzazioni e lettura dei fatti diversi da quelli reali. Ci auguriamo - conclude la Confagricoltura - che presto si possa ridare all'ente camerale la dignità ed il rispetto che merita".
Il responsabile del settore beni culturali di legacoop Quirino Ledda torna sul degrado di palazzo Fazzari, storico immobile catanzarese. "Il bene culturale, visto come fattore di sviluppo intellettuale della collettività e, come elemento storico, che definisce l'identità della propria comunità, da qualche tempo anche a Catanzaro - scrive - riveste un interesse diffuso, non solo fra gli addetti ai lavori. I beni culturali costituiscono la storia e l'identità dei popoli. La loro ricchezza è la diversità (palazzi, ziti archeologici, conventi, chiese, strade, teatri, portali, dipinti, affreschi etc, il loro valore, la loro memoria, deturpare questa ricchezza significa abdicare alla stessa natura di uomini, rinunciare a se stessi. La tutela dei beni culturali - continua - deve essere un imperativo categorico, deve comportare leggi adeguate, assidua vigilanza, cura e restauro. Questa premessa scaturisce che dopo anni di sollecitazioni nei confronti delle istituzioni preposte che hanno gravissime responsabilità per il degrado del Palazzo Fazzari. La Soprintendenza con molto ritardo ha verificato il danno prodotto dalla caduta del lampadario e del soffitto con i suoi affreschi. Ci risulta che si sia già costruito un ponteggio per il recupero del soffitto con un abile restauratore che ha potuto verificare lo stato di abbandono del resto degli affreschi. Crediamo che questo primo piccolo passo, - conclude - possa avviare il totale recupero di questo storico palazzo, che rappresenta un pezzo importantissimo della storia urbanistica - culturale, della nostra città". (AGI)