Diritti Civili, Marco Polo su Europa che condanna l’Italia
L’Associazione di Volontariato Marco Polo di Crotone - per la tutela dei diritti civili - esprime ampio consenso per “La sentenza della Corte Europea di Strasburgo, che ha condannato l’Italia (per l’ennesima volta) per la violazione del principio di parità fra i sessi, peraltro sancito in via definitiva dal Trattato di Lisbona del 2007.
“Attualmente - si legge in una nota dell'Associazione - il Codice Civile del nostro Paese vieta di poter attribuire il cognome materno ai figli, fatti salvi i casi previsti quali la maternità naturale senza il riconoscimento della prole da parte del padre. Le nostre leggi sono ancora fortemente di stampo patriarcale, nonostante le varie riforme del diritto di famiglia. Il cognome paterno è considerato sacro, sulla scia di un retaggio culturale e giuridico millenario, tanto che in determinati casi il cognome materno può essere solo aggiunto a quello paterno.”
“Da circa vent’anni nel nostro Paese si parla di libertà nell’attribuzione del cognome ai figli ma sono forti le resistenze del legislatore a consentire ai genitori tale scelta senza l’imposizione paternalistica di una legge superata dalla storia e dalle Convenzioni internazionali”.
È uno di quegli interventi a costo zero che ci metterebbero al passo con l’Europa e, che pur non rientrando nel programma di governo, lancerebbero un segnale di vero cambiamento. Il fatto che si tratti di un governo “a tempo” con dei compiti predefiniti, infatti, non significa che alcuni temi non debbano essere affrontati, soprattutto quando riguardano una fetta sempre più consistente della popolazione.
In materia di diritti, come abbiamo avuto modo di denunciare più volte, lamentiamo un deficit culturale e legislativo che ci allontana dal resto dell’Unione. La scelta del cognome da dare ai figli è solo un esempio. Ma ci sono temi e proposte altrettanto se non più importanti e urgenti in Parlamento che attendono di essere discusse e definite.
Basti pensare ai diritti delle coppie di fatto che devono riguardare non solo gli omosessuali, ma anche tutte le coppie etero che hanno scelto di convivere senza sposarsi. La legge sul testamento biologico che preveda che il diritto di scegliere se e come curarsi non venga meno quando non si è più capaci di intendere e di volere.
La riforma della Bossi-Fini che cancelli il reato di clandestinità per coloro che raggiungono il nostro Paese fuggendo dalla guerra, dalle persecuzioni, dalla fame e che dopo la tragedia di Lampedusa sembrava cosa fatta.
Per non parlare delle legge contro l’omofobia, approvata dalla Camera e ancora ferma al Senato, sulla quale siamo in ritardo di oltre vent’anni e che rischiamo di vedere ulteriormente annacquata e inutile.
La Marco Polo - si legge infine - auspica che entro breve termine l’azione di governo vada ad accelerare sulle riforme, ma senza dimenticare che questo Parlamento è stato eletto dalle cittadine e dai cittadini anche per dare risposte su quei temi etici che ci vedono indietro anni luce rispetto agli altri Paesi dell’Occidente e dell’Unione Europea in particolare ”.