Crotone, lettera sulla salute dell’assessore Giovanni Capocasale
"La salute dei crotonesi prima di tutto". Quest l'incipit della lettera dell'assessore provinciale Giovanni Capocasale sulla salute a Crotone.
"Se dovessi guardare - continua la lettera - con occhio distaccato la mia città e chiedermi oggi qual è il più' grave problema che l'attanaglia e la mette sotto scacco, non avrei molti dubbi nel rispondere. Non è né né la crisi economica. C' è qualcosa di più terribile che sta piegando le famiglie crotonesi, che sta colpendo i giovani, mettendo a rischio l'esistenza e la tranquillità di un'intera comunità. E' il "cancro".
Se mi guardo intorno, da cittadino , da pediatra e da uomo impegnato in politica mi rendo conto ormai che non c'è' famiglia a Crotone che non abbia dovuto fare i conti con questa malattia terribile. Ogni settimana nella nostra città, da troppi anni, muore una giovane donna o si ammala un uomo. Non serve un'indagine epidemiologica per capire che il tasso d'incidenza relativo al cancro a Crotone è più alto della media nazionale. Non ce lo deve di certo dire il sistema sanitario nazionale. Noi che ci viviamo qui, lo sappiamo bene. Ci facciamo i conti ogni giorno, con i nostri morti. Abbiamo visto morire amici o parenti. Troppi.
Per capire che a Crotone c'è qualcosa che non va e che va al di la' della semplice incidenza che ha a che fare con la familiarità genetica. L'ambiente in cui viviamo ha fatto la differenza. L'inquinamento del suolo, del mare ci ha avvelenati e continua ad avvelarci, giorno dopo giorno. Pensando inoltre al futuro dei nostri bambini avvelena anche l’anima. Se al fattore ambientale sommiamo poi il ruolo della genetica, la probabilità di ammalarsi a Crotone di cancro diviene quasi una certezza.
Da uomo che ha un ruolo in questa città, ma prima di tutto da medico, mi chiedo ogni giorno cosa poter fare, nel mio piccolo, per garantire ai miei concittadini, ai miei figli, quello che è' un diritto sacrosanto, il diritto alla salute, di vivere in un posto sano senza ammalarsi e morire di cancro. Che cosa possiamo fare? Per la bonifica, per l'istituzione del registro dei timori, e per la giustizia, che speravamo ci consegnasse i colpevoli che hanno avvelenato il nostro territorio, abbiamo perso anni.
Tempo che non avevamo, che non abbiamo, che non possiamo avere il lusso di perdere. Per il semplice fatto che, mentre l'orologio continua a scorrere, qualche altro crotonese si ammala e muore. L'unica cosa che dobbiamo e possiamo fare oggi è arrivare prima, che il cancro colpisca. Stanarlo il più velocemente possibile e combatterlo. È noto a tutti il detto "Prevenire è meglio che curare". In tutto il mondo medico-scientifico è riconosciuta l’importanza della prevenzione per garantire una buona salute ed una migliore qualità della vita.
Ancor più questo si rivela necessario in campo oncologico. Adottare uno stile di vita corretto ed attuare la diagnosi precoce, possono salvare la vita di molte persone, evitare tanta sofferenza, oltre che diminuire la spesa sanitaria. Il miglior trattamento del cancro è la sua prevenzione e questa si basa sulla comprensione delle cause e dei meccanismi che provocano le neoplasie nei vari organi. L’individuazione dei soggetti a rischio viene condotta mediante la valutazione dei fattori genetico-famigliari ed ambientali.
Il condurre uno stile di vita sano è la chiave della prevenzione del cancro. Tradurre questi principi in azioni concrete nel nostro territorio, attuando informazione sulla prevenzione, affiancando il lavoro dei medici e delle associazioni che operano in questo senso, per chiunque amministri questo territorio è' prima di tutto un dovere morale. Dobbiamo, inoltre, credere nel valore che può e deve avere il Registro dei tumori. Che non “a” Crotone ma “per” Crotone esiste.
E’ costituito insieme alla città di Cosenza visto che per realizzarne uno occorre almeno un bacino d’utenza di almeno duecentomila persone. Per avere i primi dati ci vorrà qualche anno, ma è fondamentale iniziare e rompere quel muro di silenzio che spesso avvolge le famiglie. La malattia non dev’essere una vergogna, dalla sofferenza di un nostro caro potrebbe dipendere la vita di un nostro figlio".