Blitz contro il clan Bellocco di Rosarno, sette arresti: in manette anche un magistrato

Reggio Calabria Cronaca

La Polizia di Stato di Reggio Calabria, dopo una complessa indagine coordinata dalla Procura Distrettuale di Catanzaro, sta eseguendo sette ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti contigui alla cosca dei Bellocco di Rosarno ed attiva nella Piana di Gioia Tauro, e considerati responsabili, a vario titolo, di corruzione in atti giudiziari aggravata e concorso esterno in associazione mafiosa.

L'OPERAZIONE è stata denominata “Abbraccio” e tra gli arrestati c’è anche un magistrato, Giancarlo Giusti, attualmente sospeso dalle funzioni poiché coinvolto in una precedente vicenda giudiziaria, che è ora ai domiciliari. Giusti era gip del Tribunale di Palmi e nel 2011 fu coinvolto, con l'accusa di corruzione, nell'operazione della Dda di Milano contro i Valle-Lampada.

Le indagini sono state dirette dal Vincenzo Luberto, procuratore distrettuale della Procura di Catanzaro, con il coordinamento del procuratore capo Vincenzo Antonio Lombardo e del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. Nei confronti del magistrato sono stati disposti gli arresti domiciliari.


L'ACCUSA: GIUSTI AVREBBE FATTO SCARCERARE ESPONENTI DEI BELLOCCO

Giancarlo Giusti, il magistrato arrestato nell'ambito dell'operazione di oggi, secondo gli inquirenti avrebbe disposto, in cambio della corresponsione di una somma di denaro, la scarcerazione di alcuni esponenti di spicco della potente cosca di 'ndrangheta dei Bellocco, contribuendo inioltre, sempre secondo l'accusa, al rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi rientranti nel programma criminoso dell'associazione 'ndranghetistica. L'accusa si riferisce alla qualità di componente del collegio del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria in occasione di un'udienza del 27 agosto 2009. Le ordinanze di custodia cautelare che hanno portato in carcere sette persone, sono state eseguite dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, con l'ausilio delle strutture investigative del luogo e con la partecipazione dei Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato di Rosarno (Rc), Montepaone Lido (CZ), Milano, Avellino e Benevento. (AGI)


I NOMI DEGLI ARRESTATI

Gli arrestati sono Giancarlo Giusti, 47 anni; Rocco Bellocco, di 62 anni, già detenuto per altra causa; Rocco Gaetano Gallo, di 61 anni, già detenuto ai domiciliari per altra causa; Domenico Punturiero, di 49 anni; Domenico Bellocco, di 34 anni, figlio di Rocco; Giuseppe Gallo, di 30 anni, figlio di Rocco Gaetano; Gaetano Gallo di 60 anni, fratello di Rocco Gaetano.




I PARTICOLARI DELL’INDAGINE

Le indagini avrebbero consentito di documentare, con il supporto di numerose intercettazione telefoniche ed ambientali in carcere e di vari riscontri, che Giusti, in qualità di magistrato componente del collegio del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, nell’udienza del 27 agosto 2009, avrebbe disposto, in cambio di 120 mila euro, la scarcerazione di Rocco Bellocco, 61 anni, Rocco Gaetano Gallo (60) e Domenico Bellocco (36), detto “Micu U Lungo”, elementi considerati di vertice della potente cosca di ‘ndrangheta dei Bellocco.

“Occorre sottolineare - affermano gli inquirenti - che al magistrato, già sospeso dalle sue funzioni dal C.S.M. e collocato fuori ruolo, viene contestato, oltre al reato di corruzione in atti giudiziari…, anche il concorso esterno in associazione ‘ndranghetistica”, insieme a coloro che “hanno partecipato alla condotta corruttiva (Domenico Punturiero, Vincenzo Albanese, Giuseppe e Gaetano Gallo, Domenico Bellocco, 33enne figlio di Rocco). Rocco Bellocco e Rocco Gaetano Gallo non sono indagati per concorso esterno, in quanto già colpiti da altri provvedimenti giudiziari in cui vengono indicati come associati alla ‘ndrangheta, nell’ambito dell’articolazione territoriale della stessa cosca.

Il Gip, accogliendo in pieno l’impianto accusatorio della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro e gli esiti delle indagini accuratamente condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, ha ritenuto sussistente un vero e proprio “pactum sceleris”, che sarebbe stato ordito dal boss Rocco Bellocco ed eseguito dal figlio Domenico, GALLO Rocco Gaetano, da Giuseppe e Gaetano Gallo, con l’intermediazione di Domenico Punturiero e la partecipazione di Giancarlo Giusti.

“Tale accordo – spiegano gli investigatori - veniva siglato nell’estate del 2009 allorché Gallo Giuseppe e Gallo Gaetano (rispettivamente figlio e fratello del detenuto Gallo Rocco Gaetano) stringevano il patto corruttivo, avvici­nan­do Punturiero Domenico, mentre Bellocco Domenico, per ordine del padre Rocco, consegnava al suddetto Pun­tu­riero una parte del danaro costituente il prezzo della corruzione”. Rocco Gallo avrebbe fornito 40 mila euro, cioè un terzo del prezzo della presunta corruzione.

Tutti avrebbero dunque operato in concorso fra loro “nel quadro di un’unica determinazione criminosa finalizzata – proseguono gli inquirenti - a commettere il reato di corruzione in atti giudiziari, avendo posto in essere tali condotte per consentire il ritorno in libertà di tre esponenti di rilievo della cosca … e, pertanto, per favorire la stessa in un momento di particolare fibrillazione generata dalla esecuzione di numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di capi e gregari di quella ‘ndrina, disposte dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della D.D.A. reggina, a seguito dell’esecuzione di alcuni provvedimenti di fermo di indiziato di delitto ordinati dalla citata Autorità Giudiziaria requirente, nell’ambito dell’indagine Rosarno è nostra 2”, volta a disarticolare, nel luglio 2009, la struttura organizzativa della predetta cosca di ‘ndrangheta”.

A suo tempo, le “scarcerazioni facili” disposte dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria nei confronti degli esponenti di vertice della cosca di Rosarno avevano suscitato un forte clamore mediatico. A seguito dei vari ricorsi presentati dai magistrati della Dda di Reggio e dopo le pronunce della Suprema Corte di Cassazione, nei primi mesi del 2012, l’ordinanza del Gip dello Stretto che aveva disposto la misura cautelare della custodia in carcere, diventava definitiva ed esecutiva, sicché gli indagati rimessi in libertà dal Tribunale del Riesame, vennero nuovamente catturati dalla Squadra Mobile, uno dei quali dopo un periodo di latitanza.

“Il ruolo centrale assunto nella vicenda corruttiva da PUNTURIERO Domenico (cugino dei BELLOCCO) – spiegano sempre gli investigatori - e da GIUSTI Giancarlo è rivelato dal chiaro ed esplicito tenore delle conversazioni intercettate e dalla indiscussa, amicale e affaristica frequentazione tra i due”.

Nel mese di marzo 2012, Giancarlo Giusti venne arrestato dalle Mobili di Milano e Reggio in esecuzione di un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere, emessa dal Gip presso il Tribunale Lombardo su richiesta della Dda per il reato di corruzione in atti giudiziari “posto in essere in concorso con esponenti della cosca di ‘ndrangheta Lampada”, che operava in Lombardia, e per il quale il magistrato si trovava già agli arresti domiciliari ed è stato condannato il 27 settembre del 2012, sempre dal Gip di di Milano, per corruzione in atti giudiziari, aggravato dalla finalità di agevolare la cosca Valle-Lampada, insieme a Giulio Lampada, a quattro anni di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali e di custodia, con interdizione dai pubblici uffici per la durata di 5 anni.

Gli arrestati di oggi, dopo le formalità di rito, saranno condotti presso la casa circondariale mentre solo Giusti rimarrà presso la propria abitazione in regime di arresti domiciliari.




L'accusa, Giusti intascò 120.000 euro dai Bellocco

Corruzione in atti giudiziari aggravata e concorso esterno in associazione mafiosa: sono i reati che i magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro contestano all'ex magistrato Giancarlo Giusti, arrestato nell'ambito dell'operazione "Abbraccio" condotta stamani dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria. Le indagini avrebbero consentito di documentare, con il supporto di numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali in carcere e di vari riscontri, che Giancarlo Giusti, in qualità di magistrato componente del collegio del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, nell'udienza del 27 agosto 2009, avrebbe disposto, in cambio della corresponsione di una somma di denaro pari a 120 mila euro, la scarcerazione di Rocco Bellocco, Rocco Gaetano Gallo e Domenico Bellocco, alias "Micu U Lungo", presunti elementi di vertice della potente cosca di 'ndrangheta dei Bellocco.