Condanna familiari del piccolo Cocò, Intrieri: allontanare minori da criminalità
“Le condanne pronunciate dalla Corte d’Appello di Catanzaro nei confronti dei genitori ed i familiari del piccolo Cocò Campolongo brutalmente ucciso in Cassano Ionio confermano un ambiente familiare intriso dell’appartenenza alla criminalità organizzata, con numerosi familiari conviventi, condannati per reati di traffico e spaccio di stupefacenti, coinvolti nell’inchiesta “Tsunami” condotta dalla Dda di Catanzaro. - Lo scrive in una nota il Garante per l'infanzia, Marilina Intrieri
Nei confronti dei fratellini ed i cuginetti di Cocò (attualmente in casa famiglia con le madri condannate) tali ambienti familiari possono avere una negativa influenza con gravi rischi di devianza e irregolarità nella condotta che, col tempo, possono portare a manifestazioni di pericolosità sociale per gli stili di vita contrassegnati da frequentazioni con pregiudicati e non osservanza dell’obbligo scolastico.
Il genitore, sin dal momento della procreazione, assume il dovere di trasmettere ai figli i valori volti alla sana crescita morale e psichica. La giurisprudenza ha già evidenziato che un genitore che aderisce ai canoni della criminalità viola i doveri genitoriali perché non trasmette valori civici ed educa il minore alla illegalità. In presenza di rischi di integrità psicofisica dei minori da tutelare, possono essere adottati provvedimenti in via d’urgenza di decadenza o limitazione figli dalla famiglia di origine allo scopo di garantire ai minori il diritto della potestà genitoriale.
Tali misure non sono sanzionatorie del comportamento del genitore, ma mezzo di tutela del minore onde evitargli un pregiudizio tale da ledere lo sviluppo della sua personalità (Trib. Min. Bari, decreto del 17.01.2007; Trib. Min. Catania, decreto del 02.04.2007; Trib. Min. Reggio Calabria, decreto del 07.09.2012); Essendo le sorelle Iannicelli Antonia e Simona, dedite, con i mariti, ad una abituale condotta criminosa (come confermato dalla Corte d’Appello di Catanzaro), si rende opportuno valutare, nel superiore interesse minorile, l’allontanamento dei minori dalla famiglia di origine per garantirgli il diritto ad una sana crescita psicofisica ed una educazione ai valori civici.
L’adozione dei provvedimenti di allontanamento va valutata nel bilanciamento degli interessi minorili, tra diritto dei bambini a crescere nella famiglia d’origine e rischio di pregiudizio subito e subendo, quindi non deportazione ma diritto a poter acquisire quei valori che li renderanno liberi dalla mentalità criminale.”