Papa ai mafiosi, “Vi attende l’inferno”
"Convertitevi c'è tempo per non finire nell'inferno, che è quello che vi aspetta se non cambiate strada". Sono queste le dure parole che Papa Francesco ha rivolto ieri sera - al termine della veglia di preghiera per le vittime della mafia - "ai grandi assenti di oggi, ma protagonisti: uomini e donne di mafia". "Per favore cambiate vita! Convertitevi, fermate di fare il male! Noi preghiamo per voi: convertitevi ve lo chiedo in ginocchio è per il vostro bene", ha ripetuto.
"Questa vita che vivete - ha continuato con voce profonda Francesco - non vi darà felicità, gioia. Potere e denaro che avete adesso da tanti affari sporchi, dai crimini mafiosi sono denaro insanguinato, potere insanguinato non potrai portarlo all'altra vita". "Avete avuto un papà e una mamma pensate a loro e convertitevi", ha continuato Bergoglio. Ai 700 familiari delle vittime di mafia presenti al rito, nella chiesa di San Gregorio VII a Roma, Francesco ha voluto esprimere "solidarietà a quanti hanno perso una persona cara vittima della violenza mafiosa". "Grazie - ha detto loro - della vostra testimonianza perchè non vi siete chiusi ma aperti usciti, a raccontare la vostra esperienza. Questo è importante per i giovani". "Il desiderio che sento - ha confidato - è di condividere con voi una speranza: che il senso di responsabilità piano piano vinca sulla corruzione in ogni parte del mondo. Ma questo deve partire da dentro, dalle coscienze. E risanare i comportamenti e il tessuto sociale. Cosi' la giustizia si allarghi e radichi, e prenda il psoto dell'iniquità". "Preghiamo - ha esortato - per cogliere la forza di non scoraggiarci e lottare contro la corruzione". "Saro' con voi - ha promesso Francesco - in questo cammino che richiede tenacia e perseveranza".
Nella riflessione che ha concluso la veglia di preghiera (alla quale erano presenti anche il presidente del Senato Pietro Grasso, la presidente della Commissione Antiomafia Rosy Bindi e iul sindaco di Roma Ignazio Marino) Papa Francesco ha ricordato anche che "pochi giorni fa un delitto vicino a Taranto non ha avuto pietà nemmeno di un bambino". Ed erano ben 80 i nomi di bambini tra quelli delle 842 vittime delle mafie (un lungo elenco di 842 vittime che si apre con Notarbartolo ucciso nell'800 e si chiude con i due bambini uccisi in queste settimane il piccolo Coco' a Cassano Jonio e l'altro giorno il ragazzino citato dal Papa: Domenico) letti ieri sera nella parrocchia francescana dove l'associazione Libera ha organizzato questo raduno che si concluderà domani a Latina (in proposito va segnalato che Francesco ha salutato e ringraziato con calore il vescovo della città laziale, l'ex segretario della Cei, monsignor Mariano Crociata). All'inizio della veglia, molto forte è stata la denuncia di don Luigi Ciotti (il fondatore di Libera, che ha tenuto a lungo la mano del Papa stretta tra le sue): "Non sempre - ha scandito - la Chiesa ha mostrato attenzione alle vittime delle mafie e al fenomeno della criminalità organizzata. Non sono mancati - infatti - eccessi di prudenza e sottovalutazione, ma per fortuna c'è stata anche tanta luce: il grido profetico di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi e l'invito di Benedetto XVI a Palermo, quando ci ha chiesto: non cedete alla suggestioni della mafia, che è una strada di morte. Ma non basta". A testimoniare però che è esistita in questo Paese anche una Chiesa martire della mafia, c'erano alla veglia anche i fratelli di don Pino Puglisi, che Ciotti ha definito "il nostro beato", e di don Giuseppe Diana, ucciso esattamente 20 anni fa, "un uomo che chiedeva di salire sui tetti per proclamare la verità", ha detto il fondatore di Libera, che ha ricordato anche i nomi di due sacerdoti della Caritas morti dopo una vita dedicata alla lotta alle ingiustizie: don Giovanni Nervo e don Italo Calabro', "che ci ha insegnato - ha spiegato - a conoscere la 'Ndrangheta in tutte le sue sfaccettature".(AGI)