Carceri, Nicolò: fotografia allarmante per gli agenti, i detenuti e le loro famiglie
“La denuncia più accreditata e più esplicita viene ormai dallo stesso Guardasigilli, Andrea Orlando: l’Italia rischia multe milionarie a causa delle carceri sovraffollate che violano la dignità del detenuto. Situazione, peraltro, ampiamente denunciata dal Dap, i cui dati certificano la presenza di 150 detenuti ogni 100 posti disponibili, collocando il nostro Paese in coda alla classifica europea. Una fotografia allarmante per gli agenti, i detenuti e le loro famiglie.”
È quanto afferma in una dichiarazione il Vicepresidente del Consiglio regionale, Alessandro Nicolò.
“La nostra Costituzione, parimenti ad altre ‘magna carta’ delle moderne democrazie occidentali, ha arricchito il concetto di pena con un nuovo elemento: la rieducazione. Il castigo inflitto a colui che ha violato la legge – sottolinea Nicolò – non può prescindere dal dato valoriale scolpito nella Costituzione: riportare l’individuo alle sue responsabilità verso la società, preparandone il percorso formativo durante la detenzione.
Se il ministro Orlando, però, decide di andare a Strasburgo, negli Uffici dell’Alta Corte di Giustizia, prefigurando che nel nuovo piano carcerario previsto dal governo Renzi, i detenuti che scontano la pena in ambienti inferiori a tre metri quadrati debbono ricevere un rimborso giornaliero tra i dieci e i venti euro, il principio di rieducazione, sancito dalla Costituzione, risulterebbe vanificato proprio dalle condizioni logistiche dei nostri istituti di pena.
Ne deriva un clamoroso danno di immagine dell’Italia, oltreché un prevedibile salasso economico per gli inevitabili ricorsi che tantissimi detenuti produrranno per ottenere un trattamento adeguato, umano, senza cui – prosegue Nicolò – continueranno gli atti di autolesionismo e di violenza, le tensioni con il personale di vigilanza, una chiara violazione dei diritti umani che non può lasciarci indifferenti.
È necessario, invece, costruire un percorso di detenzione alternativo che veda il carcere non più luogo in cui il condannato venga abbandonato a se stesso, impossibilitato, in queste condizioni, a migliorare il suo stato e raggiungere quel potenziale recupero culturale, fisico e psichico necessario al corretto reinserimento sociale.
È venuto quindi il momento, senza cedere alla sindrome giustizialista – dice ancora Alessandro Nicolò – di aprire una discussione approfondita sulla funzione delle strutture carcerarie che in Italia, è bene ricordarlo, possono ospitare circa 40 mila persone e invece ne contengono oltre 60 mila in condizioni di totale insalubrità, con un numero alto di tossicodipendenti che andrebbero immediatamente destinati a forme alternative extracarcerarie, una presenza significativa di detenuti stranieri, comunitari ed extracomunitari, che potrebbero scontare la pena nei Paesi di origine.
Senza trascurare i malati psichiatrici che andrebbero collocati in strutture adeguate. Ecco perché il Parlamento, seppure come misura di urgente contingenza, dovrà adottare provvedimenti che preconizzino misure alternative al carcere per specifici reati, con la più larga maggioranza possibile. Tutto ciò per restituire una condizione di dignità alle persone ed agli operatori, senza dimenticare o offendere le vittime di reato e, soprattutto, non contribuire ad accrescere l’immagine vendicativa dello Stato”.