Wanda Ferro (UPI Calabria) condivide posizione Mario Tassone su Province
“L’UPI calabrese non può che condividere la presa di posizione espressa dal leader nazionale del CDU, Mario Tassone, sulla riforma delle Province. Una posizione chiara e coerente, che evidenzia il rischio di mettere in campo una soluzione propagandistica, che lascia intatto e rafforza, con le Regioni ed altri enti, un apparato di potere, facendo aumentare vertiginosamente i costi”.
E’ quanto afferma Wanda Ferro, presidente regionale dell’Unione delle Province d’Italia, che prosegue: “L’on. Tassone giustamente rileva come un superamento delle Province necessita di una legge di revisione costituzionale, ma soprattutto evidenzia come il mandato elettorale non può essere considerato un semplice costo, ma il sale stesso della rappresentanza popolare. Tra l’altro il rischio è che a fronte dell’abolizione della rappresentanza politica, aumenteranno gli emolumenti per dirigenti, consulenti ed esperti. L’on. Tassone ha individuato chiaramente altri nodi su cui intervenire, dai costi di gestione delle Regioni ai costi degli enti sub-regionali e di alcuni enti statali. Come Province abbiamo sempre manifestato contrarietà al ddl Del Rio, che per dare soddisfazione ad un sentimento di antipolitica sacrifica il buon funzionamento della pubblica amministrazione, cioè l’unico reale interesse del cittadino. Ma si tratta solo di un bluff con il quale si ingannano i cittadini, come ha evidenziato la stessa Corte dei Conti che, relazionando al Parlamento, ha ribadito che la riforma non porterà alcun risparmio, anzi comporterà un aumento della spesa, tanto da dover prevedere adeguate coperture ai maggiori costi. La riforma produrrà solo un caos istituzionale, una crescita della spesa pubblica e un peggioramento della qualità dei servizi per i cittadini.
Un dato da non trascurare è che viene tolto gradualmente alle comunità locali il diritto a decidere e a giudicare, attraverso la rappresentanza democratica, le politiche di governo e sviluppo dei territori. Certo, è evidente la necessità di rivisitare l’intero apparato burocratico statale, enti intermedi compresi, nella direzione dell’efficienza, ma sacrificare in questo modo le Province significa danneggiare gli stessi cittadini. La fretta non può essere un buon metodo di lavoro se in gioco c’è l’architettura istituzionale e democratica del Paese. Il governo Renzi avrebbe dovuto coraggiosamente mettere mano agli sprechi e alle inefficienze delle oltre cinquemila agenzie, società partecipate, consorzi ed enti strumentali, con i loro costosissimi consigli di amministrazione, che rappresentano una voragine senza controllo che divora una quantità enorme di denaro pubblico senza che a ciò corrispondano servizi o benefici per i cittadini. Circa 8 miliardi nel 2013, un miliardo in più rispetto all’anno precedente, di cui buona parte destinati alle tasche dei soli amministratori, e un debito accumulato che lo scorso anno la Corte dei Conti ha stimato in 34 miliardi di euro. Invece si è preferito colpire proprio quegli enti che hanno sempre dimostrato efficienza, e che sono più vicini alle reali esigenze della comunità”.