Unesco, il 23 aprile si celebra “La giornata mondiale del libro”
Il 23 aprile,come ogni anno dal 1996,si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale UNESCO del Libro e del Diritto d’Autore. L’occasione,dunque,per celebrare solennemente i molteplici ruoli del libro nella vita della società umana e per proporre una riflessione seria sulle politiche culturali,dove centrale resta l’educazione alla lettura e l’importanza delle biblioteche intese non solo come luogo di conservazione e di accumulazione,ma come centri vivi di rielaborazione e di produzione di cultura.
Per tradizione l’Italia è un paese dove si legge poco e finiamo in fondo alla classifica. I dati infatti non sono incoraggianti. Tra gli stati europei il nostro è quello con la più bassa diffusione di libri, il 42,2% contro il 44,3% della Francia, il 49,8% dei tedeschi o addirittura il 71,8% della Svezia.
Il principale ostacolo all’allargamento del mercato dei libri e dei quotidiani deriva dalle scadenti competenze alfabetiche degli italiani,ovvero di quell’ insieme di strumenti che consentono capacità autonome di lettura,comprensione e interpretazione di un testo. Il libro,dunque,oggetto silenzioso,insostituibile strumento di cultura,in Italia muore di freddo.
Non arrivano buone notizie da L’Italia dei Libri 2011-2013 ,il rapporto sull’acquisto e la lettura di libri ,commissionato dal Centro per il Libro e la Lettura all’agenzia di rilevamento Nielsen. I dati relativi all’ultimo triennio fanno segnare un calo medio sia nella percentuale dei lettori,dal 49% al 43% della popolazione, che degli acquirenti, dal 44% al 37%. L’Italia rimane un paese spaccato a metà dove si comprano e si leggono libri soprattutto nel Centro-Nord ,tra le fasce di reddito più benestanti e tra chi possiede un tiolo di studio più alto.
La fotografia scattata da Nielsen mostra un paese in cui il 37% della popolazione (19,5 milioni di individui)ha acquistato almeno un libro nel 2013 per un totale di 112 milioni di copie vendute. Gli acquirenti sono per la maggior parte diplomati/laureati, risiedono tra il Nord e il Centro Italia, hanno un profilo giovane (25-34 anni) e sono in maggioranza donne:il 41% della popolazione femminile ha acquistato un libro ,contro il 33% di quella maschile.
Ulteriore discriminante è la fascia di reddito: più gli individui sono benestanti, maggiore è la loro predisposizione a investire in libri. Più della metà dei libri acquistati nella fascia di prezzo medio – bassa: il 28% riguarda i titoli sotto i 5 euro, il 31% quelli tra i 6 e i 10 euro.
La ricerca Nielsen mostra un trend negativo nell’ultimo triennio sia per quanto riguarda i lettori che gli acquirenti di libri in Italia. Dal 49% di lettori nel 2011 si è passati al 43% del 2013, così per gli acquirenti dal 44% al 37%.
Segni negativi compaiono anche in tutti gli indicatori relativi ai titoli di studio soprattutto tra i lettori in possesso della licenza media passati dal 47% del 2011 al 42% del 2013; tra i diplomati:dal 59% al 49%; e tra i laureati dal 75% al 60%.
Dal punto di vista territoriale , il Nord –Est è l’unica area del Paese che nel triennio fa registrare una leggera crescita di lettori, mentre calano il Nord –Ovest(dal 53% al 49%) e soprattutto il Centro(dal 52% al 42%) e il Sud(dal 39% al 31%). Una nota positiva arriva dagli ebook verso cui cresce l’interesse sia degli acquirenti(+14% rispetto al 2012)che dei lettori(+17%).
Se il fenomeno continuerà a mantenersi stabile l’intero complesso del sistema del libro avrà serie e gravi conseguenze. E’ necessario , dunque, allargare il mercato e i consumi culturali se vogliamo che il libro sopravviva e cresca nelle biblioteche, nelle librerie e nelle case degli italiani.
L’obiettivo è capire come si impara a leggere e come il nostro sistema scolastico ,soprattutto nelle fasi iniziali, riesca a produrre lettori.
La scuola è perciò chiamata in prima persona a costruire un rapporto tra il giovane allievo ed il libro come momento positivo e di crescita spirituale e culturale.
Nella scuola e negli studenti manca l’abitudine al leggere. Non basta studiare testi ,bisogna leggerli, commentarli, discuterli. I libri vanno “vissuti” nell’ambito scolastico perché lettori si diventa. E’ in questa palestra mentale che i docenti dovrebbero far esercitare gli allievi. Ed è questa sola la palestra dove si fortificano i muscoli e le nervature che sostengono democrazia e vivere civile. Imporre la lettura come un dovere è soltanto un disincentivo:leggere deve essere un piacere.
In molti paesi la narrativa è obbligatoria, invece noi la stiamo perdendo. Servono pratiche didattiche legate al libro:visite frequenti nelle biblioteche e nelle librerie, il recupero della biblioteca di classe collocata dentro al piano dell’offerta formativa d’istituto, non chiusa dentro i confini della scuola.
La biblioteca, sia essa d’istituto o pubblica, non è un museo. E’ un organismo che vive solo aprendosi al territorio sul quale si trova, creando i lettori, piuttosto che limitandosi ad aspettarli.
Così come resta indispensabile mettere a sistema l’intero arcipelago di biblioteche esistenti, collegare in maniera interattiva tutti i centri di lettura, aggiornare i titoli e avviare un programma annuale di iniziative ed attività perché l’educazione alla lettura e l’accesso all’informazione si inseriscano a pieno titolo tra le opportunità formative che devono essere garantite al giovane lungo l’area di tutta la carriera scolastica e a ciascun cittadino nel contesto dell’educazione continua.
Il Portale Calabria Biblioteche è già un nuovo passo avanti in questa direzione ma ancora molta strada rimane da fare per migliorare la qualità e l’introduzione di nuovi modelli organizzativi e metodologici per la promozione della lettura.
Questo ovviamente comporta una scelta di fondo che gli enti locali devono fare fra le priorità di intervento, se ritengono cioè che la crescita culturale del territorio sia una priorità. Perchè questa domanda va posta ed una risposta chiara e netta in tal senso è pretesa.
Gradiremmo sapere ,nello specifico, se è possibile avviare in tempi brevi una politica coordinata per il libro che coinvolga tutti gli operatori, pubblici e privati, se una legge sull’editoria sarà finalmente varata nella nostra regione, se le piccole case editrici possono volare un po’ più in alto con un sistema di incentivi e avere di conseguenza maggiore visibilità nel Paese, se è possibile realizzare una “Fiera del Libro” nell’area dello Stretto, visto che manifestazioni similari non hanno mai toccato le regioni estreme meridionali e servono soprattutto al territorio, alla città, agli operatori culturali, alle istituzioni che la governano, ai cittadini che la abitano.
Vogliamo sapere , insomma , se le amministrazioni pubbliche condividono la necessità di un progetto per un autentico investimento civile e sociale che contribuisca a creare cittadini più liberi, più liberi dai pregiudizi, più liberi dai condizionamenti, più liberi dalle omologazioni .