Peculato e reati tributari, commercialista lametino finisce agli arresti
Un noto commercialista di Lamezia Terme (Catanzaro), le cui generalità non sono ancora note, è stato arrestato stamani dalla Guardia di Finanza con l’accusa di peculato (per circa due milioni e mezzo di euro) e di svariati reati in materia tributaria. I militari hanno inoltre effettuato un sequestro di beni.
I particolari dell’operazione saranno resi noti alle 11,30 nel corso di una conferenza indetta presso la Procura lametina alla presenza del procuratore della repubblica Domenico Prestinenzi.
h 11:36 | L’arrestato è Raffaele Mazzei, anche consigliere comunale di Lamezia Terme, accusato di peculato per un importo di 2 milioni e mezzo e di alcuni reati tributari. Mazzei, recentemente passato all'Udc dopo essere stato eletto nel Pdl, ha poi aderito al Nuovo centrodestra.
Le indagini delle Fiamme gialle avrebbero fatto emergere alcune irregolarità compiute da Mazzei che tra il 2008 ed il 2012 è stato commissario liquidatore della cooperativa edile “Capanelle 2000”. Per lui disposti, fra l’altro, gli arresti domiciliari.
"Le indagini dei finanzieri – sottolineano gli inquirenti - si sono concentrate sulle sospette modalità di svolgimento - da parte del professionista -dell’incarico di “commissario governativo” di una cooperativa edilizia, in liquidazione coatta amministrativa, con sede legale a Roma.
Detto incarico, conferito appositamente dal ministero per lo sviluppo economico, doveva essere finalizzato ad assicurare - in sintesi - il corretto scioglimento della cooperativa edilizia salvaguardandone il patrimonio, che sarebbe dovuto essere restituito “pro quota” ai rispettivi soci.
L’attività operativa coordinata dalla magistratura lametina - effettuata dalle “fiamme gialle” anche con l’ausilio di approfondite ed analitiche indagini finanziare - ha invece accertato – scrivono ancora gli investigatori - la fraudolenta sottrazione, da parte del commissario governativo, di cospicue somme dell’attivo della cooperativa, per complessivi 2.485.945 euro, prosciugandone quasi completamente il patrimonio.
Più in dettaglio, la sottrazione di gran parte dei residui attivi della cooperativa edilizia amministrata è stata compiuta dal commissario governativo mediante:
• l’emissione e l’utilizzo di svariate fatture per operazioni risultate in tutto o in parte fittizie, peraltro operate da società riconducibili - più o meno direttamente - allo stesso commercialista arrestato;
• l’addebito alla cooperativa di considerevoli e non giustificate spese alberghiere, di ristorazione e di viaggio, risultate non inerenti all’incarico attribuito dall’autorità governativa;
• l’indebita assunzione di personale con varie mansioni, di fatto non utilizzato adeguatamente, essendo l’ente sociale non operativo, per via della liquidazione in atto. Peraltro, gran parte degli “assunti” risultavano già legati da rapporti di lavoro con diverse società, sempre riconducibili allo stesso commissario governativo indagato;
• la rappresentazione fittizia di rilevanti canoni economici, posti artatamente a carico della cooperativa, tendenti a pagare artificiose locazioni di immobili;
• infine, l’effettuazione di sproporzionate spese per consulenze professionali, vertenti su svariate situazioni afferenti la cooperativa gestita.
L’attività investigativa dei finanzieri ha permesso altresì di constatare la responsabilità penale di altra un' persona fisica per emissione di fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti, per importi del tutto ingenti.
Infatti, la suddetta attività operativa - come accennato - ha anche avuto un rilevante risvolto tributario, nel cui ambito sono state complessivamente stigmatizzate le seguenti condotte penalmente rilevanti:
• emissione di fatture per operazioni inesistenti per euro 585.169
• utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per euro 531.669
• omesso versamento di ritenute certificate pari a euro 89.211
Proprio per detti illeciti tributari, l’autorità giudiziaria ha disposto nei confronti dei due responsabili anche l’applicazione della misura cautelare reale del sequestro preventivo per equivalente dei beni nella disponibilità degli stessi, fino alla concorrenza di:
• 110.897 euro nei confronti del commercialista arrestato;
• 43.474 euro nei confronti dell’altro soggetto indagato."