Il movimento Labor ricorda Aldo Moro

Catanzaro Attualità
Foto: lastoriasiamonoi.rai.it

“Nel­la so­cietà di oggi non sono mol­ti i gio­va­ni che san­no chi è sta­to Aldo Moro; al più han­no no­ti­zia del­la orribile stra­ge di via Fani a Roma, di ol­tre 35 anni fa, dove Aldo Moro fu sequestrato e cin­que agen­ti del­la sua scor­ta fu­ro­no barbaramente uc­ci­si in un ag­gua­to”. Afferma Pasquale Scaramuzzino portavoce del Movimento Labor.

“Nel­le settimane a seguire, Aldo Moro, cer­ca­to da tut­te le for­ze dell’or­di­ne, fu te­nu­to imprigionato per 56 giorni den­tro un appartamento della Capitale e in­fi­ne a sua vol­ta uc­ci­so e la­scia­to nel bagagliaio di una mac­chi­na in via Cae­ta­ni, nel cuore della città. Una vi­cen­da emblematica e indecifrabile, dai lati ancora oscu­ri, dolorosa, che ha se­gna­to la sto­ria del­la no­stra repubblica e ne ha determinato i per­cor­si seguenti. Una vicenda che ha visto coinvolto non solo un grande statista, ma tutto il sistema democratico di quel periodo. Aldo Moro ave­va ca­pi­to i mali che impedivano la liberazione del no­stro Pae­se dal­le for­ze che ne han­no fre­na­to enormemente lo svi­lup­po e la cre­sci­ta in li­bertà, giu­sti­zia e azione democratica.

Oggi, - prosegue il portavoce del Movimento Labor - innanzitutto per le gio­va­ni generazioni, è importante rinnovare l’attenzione sulla figura di Aldo Moro. Era l’espo­nen­te più rilevante di una generazione di gio­va­ni intellettuali cattolici che a partire dai primi anni ’50, nutrirono il desiderio ed il do­ve­re di dedicarsi alla costruzione del­la democrazia del loro pae­se, per rea­lizzare l’Ita­lia mo­der­na. Aldo Moro era uno dei leader di quel grup­po. Oggi c’è l’esigenza di costruire nuove occasioni di recupero di una politica migliore, che non sia solo protesta, slogan e dissenso, ma che sia partecipazione attiva alla vita democratica. Abbiamo un’ana­lo­ga occasione se vo­glio­no dav­ve­ro ope­ra­re per il loro fu­tu­ro e per il bene di un’Ita­lia più giu­sta, più li­be­ra, più pron­ta per la so­cietà post-moderna. Certo, il contesto politico e sociale nel quale viviamo ci appare spesso moralmente e civilmente mortificato, ipnotizzati e anestetizzati dalle mode culturali, dai mass-media, da un’informazione mercenaria, al servizio dei poteri forti, economici, ideologici. Manca il rispetto per la stessa democrazia che ci sostiene.

Allora la parola-chiave della politica diventa : risveglio. Quello stesso risveglio che i terroristi del­le Bri­ga­te Ros­se ave­va­no in­tui­to nell’azione politica di Aldo Moro, che non era solo un raffinato “negoziatore”, come spes­so lo si raffigura, ma era un costruttore di nuo­ve e migliori prospettive di crescita sociale, culturale ed economica del paese. Per que­sto, scel­se­ro lui come ber­sa­glio, alla vi­gi­lia di una svol­ta politica sto­ri­ca per la democrazia ita­lia­na. Egli cercava di edificare, una classe politica che sapesse rendere un servizio e di dare, se è possibile, una testimonianza di valori cristiani nella vita sociale. Una classe dirigente che fosse garante della vita democratica nel suo significato d’incessante ricerca, di confronto, di libertà. Ciò può es­se­re oggi di insegnamento insieme alla gran­de le­zio­ne mo­ro­tea del­la pru­den­za, del­lo sfor­zo di comprensione, del ri­spet­to, dell’ascol­to vicendevole.

Ciò che anche Papa Fran­ce­sco, in occasione della Gior­na­ta Mon­dia­le del­la Gio­ventù 2013, a Rio de Ja­nei­ro, ha ribadito alle clas­si dirigerti e del­la politica, che e’ nell’umanesimo integrale e cri­stia­no la chia­ve di vol­ta per la so­cietà del­la globalizzazione. Sussidiarietà e solidarietà, non per il sem­pli­ce raggiungimento del benessere materiale, che pure e’ certamente giu­sto perseguire ma anche per la to­ta­lità del­la realizzazione e promozione uma­na. – Conclude Scaramuzzino - Aldo Moro resta ancora oggi una scommessa, necessaria per riportare la politica nella sua dimensione di strumento per il bene collettivo, e di questo il movimento Labor ne diventa ambasciatore”.