Cisal: “Serve una pubblica amministrazione più efficace”
Tanti i temi trattati nel corso del convegno Riflessioni sul ruolo e ,l’importanza del pubblico impiego oggi e proposte di rinnovamento, promosso dalla Cisal e svoltosi a Cittanova. All’incontro hanno preso parte il prefetto di Reggio Calabria, dirigenti sindacali delle diverse amministrazioni e categorie, Francesco Cavallaro, segretario generale confederale della Cisal che, ha annunciato l’ intenzione di farsi portavoce nei vari tavoli romani, dei tanti interessanti spunti di riflessione, idee e proposte, emersi nel corso dell’appassionante dibattito.
Il giorno, come ha ricordato nel richiedere un minuto di silenzio, Raffaele Pinto, vice segretario generale del Dipartimento Ministeri-Sicurezza e P.C.M. del sindacato di via Torino, è lo stesso in cui, 22 anni fa, uno strenuo difensore della legalità e dello Stato, il giudice Giovanni Falcone e, con lui tre uomini della sua scorta e sua moglie, venivano barbaramente trucidati.
“Innanzitutto – ha evidenziato in apertura del suo intervento Paola Saraceni – è necessario dire che tra quelli indicati dal ministro Madia e dal premier Renzi, ne manca uno che è il più importante. Lo è a tal punto che, invece di essere il punto 45, dovrebbe essere il numero 1: quello dei tanto attesi rinnovi contrattuali”.
La Cisal vuole che la pubblica amministrazione cambi e si trasformi in modo tale da essere al passo con i tempi e con le attuali necessità dei cittadini, in poche parole che sia più efficace ed efficiente.
Secondo la Cisal è necessario, anzi indispensabile, aprire immediatamente la stagione del confronto e dei contratti per attuare i cambiamenti, ridisegnare e modificare regole che non valgono più. D’accordo a misure tese ad eliminare sprechi e privilegi; basta, però, con i tagli lineari che hanno causato solo danni e si, invece, a criteri grazie ai quali riuscire ad individuare i veri sprechi da eliminare.
Basta ai criteri di nomina diretta “politica” dei dirigenti pubblici, ma assunzione degli stessi, come di tutti gli altri pubblici dipendenti attraverso pubblici concorsi.
Puntare insomma all’eliminazione delle anomalie e disparità tra i diversi contratti che spesso generano non solo posizioni diverse ma anche liti e contrapposizioni tra i vari impiegati.
“Poi – ha proseguito il segretario generale del dipartimento ministeri, pcm e sicurezza, cui hanno fatto eco il suo vice Pinto, quello nazionale Schiavone e il coordinatore Bertuccio – è necessario precisare alcune cose.
Non è assolutamente vero, anzi, che il numero degli impiegati pubblici è molto alto. Rispetto a tanti altri Paesi d’Europa, sono anche pochi.
Semmai è decisamente alta, se non addirittura la più alta d’Europa, l’età media dei nostri pubblici dipendenti. tanto da lasciar supporre che nel giro di pochissimi anni, costituirà un serio problema. Per scongiurare tutto ciò, è necessario rivedere il blocco del turnover perché eliminare tale barriera consentirà da un lato l’immissione in servizio di tanti qualificati giovani di cui presto – come anzidetto- ci sarà un gran bisogno e, dall’altro, la riduzione del sempre più grave problema della dilagante disoccupazione giovanile e non. Semmai, si può discutere della loro distribuzione geografica e settoriale. Per ovviare a ciò potrebbe essere opportuno fare dei concorsi presso la funzione pubblica – quando non addirittura a livello europeo - perché la funzione dello stato deve essere univoca e non frammentata”.
Superando l’idea dello Stato parcellizzato, si potrebbero svolgere i concorsi “unici” tenendo conto delle esigenze dei vari settori della pubblica amministrazione a livello regionale per evitare le tante richieste di mobilità oggi presenti.
Così facendo si potrebbero far confluire i qualificati giovani neo assunti là dove c’è più bisogno, dove maggiori sono i carichi di lavoro, e dove migliore potrebbe essere la specializzazione rispetto al lavoro da svolgere.
Molti gli argomenti analizzati: il precariato nella scuola, dove sarebbe opportuno stabilizzare tutti questi docenti per far vivere loro una situazione lavorativa più serena che porterebbe anche ad un maggior rendimento a parità di spesa per lo Stato.
La carenza di personale nella giustizia, dove a ben guardare molto di più degli ottomila posti sinora ipotizzati – tra poco gravissime se si considera l’età media degli impiegati in quel settore e l’enorme carico di lavoro pro-capite – sono le carenze di personale, da sanare con estrema urgenza se si vuole veramente far ripartire la macchina giudiziaria italiana, iniziando dalla revisione dell’ordinamento professionale.
Carenze di personale nel campo sanitario, la cui situazione è ulteriormente peggiorata con la cessione della sanità penitenziaria.
Tutto il sistema sanitario nazionale andrebbe rivisitato. Non è possibile proseguire oltre con le attuali interminabili attese a cui i cittadini sono oggi costretti a sottostare prima di ricevere la prestazione sanitaria di cui necessitano. Situazione analoga di difficoltà e carenze vi è nella previdenza. In quest’ultimo settore vi è anche la necessità di risolvere al più presto la gran confusione che si è generata a seguito dell’accorpamento inps-inpdap e con l’assommarsi dei vari servizi già preposti ai due enti prima dell’unificazione.
Gravissima è la situazione delle carceri italiane che non si può risolvere né con l’indulto, né con l’amnistia. Così come non si risolve con la sorveglianza dinamica, ultima trovata in puro stile fantasioso all’italiana, in base alla quale per non far stare i detenuti in un’angusta cella di 3 metri quadrati, li si fa stare in mezzo ai corridoi, con tutti i rischi che ne conseguono considerata l’insufficienza del personale penitenziario. Tale artificio, non risolve il problema del sovraffollamento carcerario ma servirà, nella migliore delle ipotesi, soltanto a non incorrere nelle pesanti sanzioni dell’Europa. Ci vuole semmai un piano ben congeniato che preveda la possibilità di far scontare la pena comminata – alla fine dei tre gradi di giudizio - ai detenuti stranieri nel proprio Paese d’origine, ma non solo.
Altrettando importante e da risolvere è l’inopportuna differenziazione contrattuale ed economica, a mò di “figli e figliastri”, esistente tra i vari dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria. Qui, operatori che interagiscono fianco a fianco, si vedono attribuire importanza e stipendi differenti, a seconda del contratto a cui appartengono, pertanto la Cisal chiede l’istituzione del ruolo tecnico del personale penitenziario.
Franco Cavallaro, segretario generale del sindacato di via Torino, ha tenuto ad evidenziare che tante e il più disparate possibile sono le problematiche nei vari settori della pubblica amministrazione emerse durante l’incontro. È chiaro che si sarebbe dovuto – o meglio si deve – partire dall’affrontare i problemi esistenti settore per settore, anziché sparare slogan ad effetto contro i dipendenti dei vari ministeri, poi contro quelli del parastato e cosi via, fino agli enti locali di più basso livello.
Perché non pensare di tagliare le circa 360mila consulenze assegnate nel pubblico, affidando invece quei compiti ai tanti bravi funzionari pubblici presenti nelle varie amministrazioni.
“Anzitutto – ha affermato il vertice Cisal - è necessario analizzare il perché della presenza di un super commissario per attuare la spending review che costa ai contribuenti italiani - tra i quali gli ottantamila circa dipendenti statali a suo dire in esubero – ben 700 euro al giorno”.
Concludendo, per risolvere veramente le problematiche esistenti è fondamentale dare il proprio contributo con fattive proposte di cambiamento ed idee, oltre alla solidarietà vera tra lavoratori appartenenti a diverse categorie e settori.