Elezioni. Bene Comune: imbarazzo e vergogna per i voti a Catanzaro e Cosenza
“Il tradimento perpetrato nei confronti dell’ex Governatore Giuseppe Scopelliti ha spezzato il legame indissolubile con la propria terra e snaturato il nobile concetto di voto. Il riferimento è ai voti raccolti a Cosenza e a Catanzaro per il candidato abruzzese Filippo Piccone ai danni del candidato calabrese Giuseppe Scopelliti, e rivolti ad impedire l’elezione di quest’ultimo ad europarlamentare”.
Lo sostiene Filomena Falsetta, Presidente dell’Associazione Bene Comune Calabria di Cosenza aggiungendo che “L’inconcepibile accaduto deve indurre noi calabresi ad una severa riflessione, che va ben oltre ogni appartenenza politica e personali valutazioni, in quanto ha intaccato il senso vero di appartenenza e di identità di ciascuno noi. Il voto politico è la più alta forma di espressione del cittadino, e, in quanto tale, deve rapportarsi alle origini e al senso di appartenenza alla propria terra”.
“Ebbene – osserva ancora Falsetta - i voti raccolti nelle città di Cosenza e di Catanzaro in favore del candidato abruzzese Piccone come potranno mai essere considerati manifestazione di quelle origini e di quel senso di appartenenza al territorio calabrese? Le mie affermazioni - dice - lungi dal rappresentare un’invettiva contro il candidato abruzzese, sono mosse da una reazione del tutto istintiva e dalla quale trapelano coerenza e obiettività, normali del resto. Io, come cittadina calabrese, non posso che provare un senso di imbarazzo e di vergogna, nei confronti della stessa comunità abruzzese, che, a differenza di noi, ha saputo imprimere al proprio voto l’importanza del legame con la propria storia e la propria terra”.
“Colui o coloro i quali hanno ordito quel complotto - prosegue la presidente - hanno, dunque, inteso così tutelare la nostra sensibilità alla cittadinanza? Hanno, dunque, inteso così proteggere la nostra storia e le nostre radici? Hanno, dunque, inteso così salvaguardare il nostro passato e il rispetto per la nostra terra? Hanno, dunque, inteso così tenere viva la memoria delle nostre tradizioni? Avrebbero dovuto, invece – continua - preservare il legame di sangue con il proprio territorio, conservarlo per quello che è stato, per ciò che è e per tutte le potenzialità che racchiude in sé. Doveva essere questo, il loro compito, ossia – conclude Falsetta - quello di considerare la cittadinanza calabrese non un foglio di carta da dare indistintamente al primo che arriva, ma un valore storico”.