Scorie radioattive interrate nelle vibonese, il Comitato pro Serre chiede incontro al Prefetto
“È ormai da diversi giorni che siamo in possesso dei file che riportano i carteggi desecretati dal Consiglio dei Ministri, che documentano, fra le altre cose, i presunti traffici internazionali di scorie radioattive smaltiti in passato dalla ‘ndrangheta in diverse aree della nostra regione”. Lo scrive in una nota il Comitato pro Serre in una nota in cui chiede un incontro con il prefetto in merito all’eventuale presenza di scorie radioattive nelle Serre.
“Gli inquirenti, già venti anni fa – secondo quanto riportato negli stessi carteggi – avrebbero identificato la presenza di scorie radioattive occultate, tra gli anni '80 e ’90, anche nel territorio delle Serre calabre. Nei documenti si fa esplicito riferimento a centinaia di fusti contenenti sostanze tossiche, tra le quali anche uranio rosso, che sarebbero stati disseminati nella zona di Serra San Bruno e in altri punti del comprensorio delle Serre. Un territorio in cui, oggi, si evidenziano dati allarmanti, inerenti ad una mortalità e ad un’incidenza di patologie neoplastiche di gran lunga superiore rispetto alla media nazionale ed europea”.
“Abbiamo accolto favorevolmente la notizia che, seppur tardivamente, anche i rappresentanti delle locali amministrazioni comunali stanno finalmente rivolgendo la giusta attenzione sui fatti che il nostro sodalizio ha pubblicamente denunciato già la scorsa settimana nel corso di un incontro in piazza con la cittadinanza, tenutosi proprio a Serra San Bruno, durante il quale abbiamo reso pubblici alcuni stralci dei documenti siglati dai Servizi Segreti, riguardanti appunto i loschi traffici di cui una vasta zona del territorio delle Serre sarebbe stata vittima”.
“Un silenzio incomprensibile, dunque, ha coperto per anni una drammatica realtà sulla quale il centro Sisde di Reggio Calabria pare avesse ricevuto importanti e credibili ragguagli investigativi già due decenni fa, tanto che – come emerge dai documenti stessi – alcune discariche sarebbero state addirittura individuate. Le scorie, che secondo questi carteggi sarebbero giunte in Italia da altri stati europei, venivano smaltite in zone argillose, grotte e negli scavi per i metanodotti. Proprio per approfondire ulteriormente tutto ciò abbiamo inviato all’indirizzo del prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno, una richiesta ufficiale per un incontro con una delegazione ristretta del nostro Comitato, per chiedere l’avvio di iniziative concrete che puntino, nel tempo più breve possibile, ad affrontare questa drammatica questione”.