Pedofilia: Catanzaro, pena dimezzata in appello ad un anziano
La Corte d'appello di Catanzaro ha dimezzato la condanna già inflitta in primo grado a Giuseppe Giglio, catanzarese di 75 anni, imputato per violenza sessuale aggravata perché compiuta su un minore di 14 anni ed affetto da grave handicap.
I giudici (presidente Alessandro Bravin, consiglieri Vincenzo Galati e Antonio Giglio) hanno ritenuto di rideterminare la pena a carico dell'uomo in 2 anni e 4 mesi di reclusione, a fronte dei 4 anni che gli erano stati inflitti in primo grado quando la pena risulto' tale dopo lo sconto di un terzo per la scelta del rito abbreviato, e di eliminare le pene accessorie dell'interdizione legale e dell'interdizione temporanea dai pubblici uffici, dopo aver concesso a Giglio l'attenuante del fatto di minore gravità.
La Corte ha inoltre revocato la misura cautelare degli arresti domiciliari cui il 75enne era sottoposto "ritenuto che - si legge nel relativo provvedimento - tenuto conto della durata della restrizione finora sofferta (circa 2 anni) e dell'osservanza delle prescrizioni imposte, in rapporto all'entità' della pena inflitta (2 anni e 4 mesi), le esigenze cautelari possono ritenersi cessate". Restano ferme, invece, le statuizioni civili del primo grado, quando ai genitori della piccola parte offesa, costituiti parte civile con l'avvocato Eugenio Perrone, fu riconosciuto il risarcimento del danno per un ammontare di 30.000 euro piu' tutte le spese di giudizio, cui si aggiungono adesso le spese del secondo grado.
Quella prima sentenza fu emessa il 20 maggio del 2013, quando il giudice dell'udienza preliminare di Catanzaro, Giovanna Mastroianni, al termine del giudizio abbreviato ritenne Giglio colpevole delle gravi accuse contestategli. Accuse che avevano già portato l'anziano in custodia agli arresti domiciliari, e che furono formulate dal sostituto procuratore, Saverio Vertuccio, al termine delle indagini dei carabinieri partite dopo la denuncia dei genitori del ragazzino che si erano resi conto che al piccolo era successo qualcosa di anomalo nel pomeriggio del 15 aprile del 2012. Quel giorno, secondo i capi d'imputazione, l'imputato avrebbe abusato della vittima, giovanissima ed oltre tutto affetta da handicap, in un luogo appartato di un quartiere a sud del capoluogo, costringendolo "a compiere e a subire atti sessuali" dettagliatamente descritti nella richiesta di giudizio immediato avanzata dall'Ufficio di procura. Fu il difensore dell'imputato, l'avvocato Giuseppe Fonte, ad impugnare poi quella prima sentenza con un atto d'appello che, oggi, è valso al 75enne un notevole sconto di pena. (AGI)