Cgil su dismissione province
"Provincia addio…Dal 23 giugno si è chiuso anche a Crotone il capitolo che vede la presenza sul territorio dell’Amministrazione provinciale (almeno così come è stata concepita in questo ventennio). In virtù della legge n° 56 del 2014, l’attuale presidente dell’Ente diventa infatti commissario, a titolo gratuito, fino al 31 dicembre, in attesa del passaggio al nuovo assetto istituzionale." Lo affermano in una nota Francesco Grille e Elsa Bonazza della Cgil.
Spariscono le provincie, dunque, - si legge ancora - in nome dei tanto declamati tagli delle spese della politica (l’effettiva convenienza economica sarà, poi, da verificare con attenzione…) e questo significativo passaggio avviene senza che, tuttavia, i crotonesi ne abbiano piena consapevolezza. Dovrebbero rimanere a fare volontariato tutti gli assessori attuali, ma i volontari con ogni probabilità non dedicheranno tanto tempo alla cosa pubblica, essendo impegnati a titolo gratuito. Nel frattempo ci si dovrà preparare al passaggio al nuovo ente, si dovrà elaborare un nuovo statuto e si dovranno predisporre le elezioni che porteranno all’insediamento dei consiglieri più il presidente scelti fra i sindaci e gli eletti nei consigli comunali dei 27 comuni del Crotonese.Ma il vero punto interrogativo per il futuro è quello delle risorse che non ci sono. Come saranno garantiti gli interventi sull’edilizia scolastica e la manutenzione delle strade? Pochissimi soldi, funzioni di area vasta, compiti di programmazione e indirizzo. Il futuro di quel che resta delle Province, grazie alla cosiddetta riforma Delrio, sarà più o meno percorso con questa marcia. Spogliate di quasi tutto, praticamente ectoplasmi, in attesa della cancellazione vera e propria che arriverà con la revisione costituzionale. Il nuovo presidente dell’era “post Zurlo” durerà in carica due anni, il tempo necessario per modificare l’architettura della Costituzione e mettere una pietra tombale sulle Province. E ancora, Il nuovo ente sarà pressoché in bolletta, con un bilancio di pura sussistenza, e ci sarà da chiedersi dove troverà le risorse per gestire quei servizi fondamentali che rimangono all’ente e che sono di vitale importanza per la vita dei territori interessati come la manutenzione delle strade provinciali, delle scuole superiori, e gli interventi in casi di maltempo.
Tante funzioni ma senza “euri”. Le “funzioni fondamentali” elencate nella legge 56 del 7 aprile scorso sono infatti le seguenti: “Pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, nonché tutela e valorizzazione dell’ambiente; pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale nonché costruzione e gestione delle strade provinciali e regolazione della circolazione stradale ad esse inerente; programmazione provinciale della rete scolastica; assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali; gestione dell’edilizia scolastica; controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale”. In alcune province gli amministratori hanno già minacciato di chiudere centinaia di chilometri di strade in mancanza delle risorse statali. Ebbene, aldilà delle nostre convinzioni personali sul ruolo e sulla necessità che un ente intermedio come le Province avesse dovuto continuare a vivere, se aria vasta deve essere che area vasta sia. E a proposito del personale, noi dicamo che, al netto delle prime riflessioni sul DL di riforma della P.A. di questi giorni in cui si paventa il concetto della mobilità “forzata” entro i famosi 50 km, non possiamo accontentarci solo della “garanzia dei livelli occupazionali del personale nel processo di riordino. Quello è’ il minimo. Va assicurata anche la qualità dell’attuale livello occupazionale. Negli anni, nelle Province, si sono formate eccellenti professionalità nei settori tecnici, dell’ambiente, della formazione, del mercato del lavoro oltre che sulla contabilità pubblica, amministrazione del personale, contratti pubblici, avvocatura. Professionalità che sono spesso stati punti di riferimento per i Comuni di minore dimensione e per gli altri Enti del territorio. Il modello di governo della futura area vasta, quindi, non è secondario. Un Ente elettivo è certamente autorevole e rappresentativo del territorio, è legittimato a svolgere funzioni di pianificazione di area in forza del mandato elettorale. Un Ente di secondo livello fatalmente vedrebbe ridimensionato e trasformato il ruolo e modificati la qualità e l’efficacia dei servizi resi. E che succederà poi alle partecipazioni della Provincia? Ad oggi la Provincia di Crotone partecipa in società con conti particolarmente in rosso e che si occupano di servizi essenziali per il nostro territorio quali la gestione delle acque con Soakro e la gestione dei rifiuti con Akros. La politica, quella che negli anni passati anche se sollecitata ha sonnecchiato su questi problemi, adesso deve raddoppiare gli sforzi e tentare di dare risposte nel più breve lasso di tempo:
Parlare oggi di Akros ed Akrea non deve voler dire soltanto mettere in discussione la governance delle due aziende ma deve significare sopratutto riflettere e programmare l’intero sistema del ciclo dei rifiuti, partendo ovviamente dal presupposto, secondo noi essenziale, che un territorio così piccolo come quello della provincia di crotone non possa vedere due grandi aziende pubbliche impegnate nello stesso settore.
In questo caso, ed in attesa della definizione del nuovo ente intermedio, bisogna che chi è chiamato a governare faccia la sua parte, assumendosi la responsabilità di unificare il processo togliendo dalla precarietà quella parte dei lavoratori del sistema che oggi, nonostante i disagi, stanno garantendo alle popolazioni amministrate una ottimale organizzazione del servizio. Altro discorso per quanto riguarda Soakro, altra società partecipata dalla provincia, e la gestione di un bene primario come l’acqua. In questi giorni stiamo assistendo all’epilogo di un rimbalzare di responsabilità tra Soakro e Sorical che sta evolvendo in una continua diminuizione del flusso di acqua erogato da sorical al nostro territorio provinciale. Una sentenza del tribunale di Castrovillari, nei mesi scorsi aveva imposto a Soricalla non interruzione del servizio nei confronti di un comune del Pollino. Non sappiamo se la stessa sentenza possa essere applicata nel caso di parziale interruzione del servizio, di certo è che se esiste un conflitto di interesse tra due società di fatto pubbliche non possono essere i cittadini a pagarne le conseguenze. Che vengano accertate con immediatezza le responsabilità e che vengano rimossi i dirigenti responsabili di tale situazione ma che non succeda più che la città, le sue contrade e/o i comuni della provincia, i loro abitanti, subiscano i disagi di questi giorni. Anche in questo caso - conclude la nota - il nuovo ente avrà una bella gatta da pelare. Insomma, come a dire: vecchi problemi, nuovi orizzonti e …noi speriamo che ce la caviamo.