Museo archeologico, la replica dei dipendenti alla Fp Cgil

Crotone Attualità

Riceviamo e pubblichiamo la replica dei dipendenti del Museo archeologico di Crotone alla categoria della Funzione pubblica della Cgil a seguito di un incontro svoltosi tra gli stessi dipendenti e l’organizzazione sindacale.

I dipendenti del Museo Archeologico di Crotone a seguito del comunicato stampa in esito all’incontro tenuto presso la locale sede della CGIL Funzione Pubblica tra i rappresentanti di categoria ed il Soprintendente per i Beni Archeologici della Calabria, richiesto dalla relativa Segreteria Aziendale, ritengono assolutamente necessario esporre opportuni chiarimenti e precisazioni.

Innanzitutto si informano tutti gli interessati alla vicenda che riguarda il trasferimento degli uffici del museo di Crotone, che i due partecipanti al predetto incontro, che fanno parte del personale del Museo, sono gli unici tesserati alla CGIL e quindi rappresentano solo loro stessi e non tutti i dipendenti che sono oltre 50 unità .

Questi metodi di utilizzare una sigla sindacale per porsi al di sopra di tutti i colleghi di lavoro sono superati, sono ormai privi di democrazia sindacale e sociale, oggi la società ha gli occhi ben aperti sui tradizionali intrecci tra sedi partitiche ed enti pubblici, una logica indistruttibile che si utilizza per le manovre politiche dagli alti ai bassi livelli. Bisogna interrompere la logica che spesso lega una rappresentanza sindacale ad un partito o potere politico ed evitare quindi scelte di parte.

In merito all’incontro, la FP CGIL scrive che la discussione è stata pacata e che sono stati individuati due siti che hanno le peculiarità necessarie per risolvere problemi di ordine logistico e commerciali: il Parco Archeologico di Capocolonna ed il Castello di “Carlo V”.

Ebbene, il comunicato stampa della FP CGIL non doveva essere altrettanto pacato dopo tutte le strane e contorte vicissitudini che stanno caratterizzando questa vicenda, nel corso della quale si sono potuti riscontrare, da parte degli Enti Locali, comportamenti incoerenti e contraddittori, nei confronti del Soprintendente per i Beni Archeologici della Calabria.

Per quanto riguarda il Parco archeologico di Capocolonna, la CGIL con il suo segretario Provinciale per la Funzione Pubblica, dovrebbe essere informata che nello stesso sito non ci sono strutture che potrebbero garantire il corretto funzionamento degli uffici del museo, anzi, ne servirebbero altre per il deposito dei materiali ammassati nei magazzini di entrambi i musei, mentre per le esigenze di ordine commerciale, dopo tutti gli sforzi intellettivi, non siamo riusciti a capire cosa accomuna il museo archeologico con i problemi di natura commerciale.

Sempre nello stesso comunicato, la FP CGIL fa riferimento a delle contrapposizioni verbali, a comportamenti alternativi, al gioco delle parti di ognuno degli attori aspettandosi che nessuno dia la colpa all’altro ed infine chiede l’appoggio dei cittadini affinché reagiscano al tentativo di pochi che cercano di ingabbiare e soffocare iniziative che sono rivolte al bene comune.

Ma cosa dice la FP CGIL ? Chiede l’appoggio dei cittadini e si rifiuta di spiegargli quali sono le contrapposizioni verbali, chi sono gli attori, quali sono i comportamenti alternativi, chi sarebbe quello che da la colpa all’altro e la colpa di che cosa?, chi sono quei pochi che cercano di ingabbiare e soffocare iniziative che sono rivolte al bene comune?

La FP CGIL parla di tanto ma non dice niente, un misterioso modo di scrivere da ultima classe se si pensa a questa ormai smascherata e misera routine politica e sociale, adesso si scrive e si comunica con word, bisogna essere concreti, sani e decisi, non si temono più le stanze dei bottoni ma si devono assumere le proprie determinazioni e quindi le proprie responsabilità, ciò che non è giusto si deve denunciare con forza, ad alta voce e non in modo equivoco.

Infatti, nello specifico, la CGIL doveva far tuonare la sua voce nel denunciare :

- che l’Amministrazione Comunale e quella provinciale non hanno rispettato il protocollo d’intesa sottoscritto con la Soprintendenza Archeologica;

-che già da alcuni anni il Comune ha terminato i lavori della nuova Biblioteca Comunale “destinata” al trasferimento di quella che attualmente occupa il castello;

-che nonostante la scadenza del titolo concessionario e le numerose richieste di sgombero inoltrate dall’Agenzia del Demanio e della Soprintendenza , il Comune di Crotone occupa abusivamente l’area del castello che è di proprietà dello Stato ed in consegna alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria;

-che quest’ultima, ad oggi, paga 100 mila euro annui di fitto per Palazzo “Morelli” nonostante siano in corso programmi nazionali per il risparmio della spesa pubblica e questa situazione di inerzia, che si protrae dal Giugno 2006, ha già provocato alle casse dello Stato, un danno complessivo di circa un milione di euro;

-che sarebbe ora che il nostro soprintendente ed il nostro Direttore Regionale facessero intervenire l’Avvocatura dello Stato per far notificare all’Amministrazione Comunale una intimazione di sgombero dall’area del castello;

-che se proprio non si vuole trasferire la Biblioteca Comunale nei nuovi locali, l’Istituto Principe di Piemonte è idoneo e ben predisposto per ospitarla e non per trasferire gli uffici del museo in zone spezzettate quali castello, istituto scolastico “Principe di Piemonte” e Museo Archeologico; ciò costituirebbe una totale mancanza di organizzazione e funzionalità.

Eppure, alla luce di tutto quanto suesposto, nessuno riesce a smuovere le intenzioni del nostro Sindaco in merito al rilascio dell’area del castello.

Ci chiediamo pertanto: quali saranno gli interessi politici e sociali che lo rendono così insistente a far rimanere, senza alcun presupposto legale, la biblioteca all’interno del castello?

L’Ente Comune ed ancor di più il primo cittadino sono deputati ad agire legalità, imparzialità, moralità, onestà, di riconoscimento e rispetto dei diritti altrui in conformità alla legge ed a quanto è da questa prescritto, ma ciò nonostante, il nostro Ente Comune, persiste ad occupare abusivamente ed illegalmente il castello che non è di sua proprietà.

Si auspica che l’Amministrazione Comunale possa nell’immediato trasferire la Biblioteca o nella nuova struttura già realizzata o presso il comodo Istituto Scolastico “Principe di Piemonte”, in caso contrario ci vedremo costretti ad intraprendere tutte le in iniziative esperibili possibilmente in sintonia con il Soprintendente per i Beni Archeologici della Calabria per ottenere il rilascio del castello.

Lettera firmata




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