Area marina protetta Crotone, progetto Svi.Stri.N
“L’Area Marina Protetta Capo Rizzuto è un fiore all’occhiello della Provincia di Crotone ecco perché, grazie alla proficua collaborazione sia con il Ministero dell’Ambiente che con l’Ispra, stiamo portando avanti una serie di progetti di ricerca nel segno dell’innovazione”. Lo ha sostenuto l’assessore provinciale Giovanni Capocasale questa mattina nel corso della conferenza stampa per la presentazione del progetto “Svi.Str.In” (sviluppo strumenti innovativi). All’incontro con i giornalisti hanno partecipato, con Zurlo, il biologo dell’Ispra Francesco Rende, il dirigente del settore Antonio Leto ed il responsabile del servizio Amp Simone Scalise. “Sulla base dei finanziamenti del POR Calabria e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, e con l’impegno dell’Istituto per la Ricerca e Protezione Ambientale, l’Area Marina Protetta –ha aggiunto l’assessore dell’Amministrazione guidata da Stano Zurlo- ha potuto avviare un complesso monitoraggio delle praterie di “posidonia oceanica” creando la prima rete di sorveglianza tra Capo Colonna e Le Castella. La cooperazione tra i diversi attori impegnati nella ricerca prevede la realizzazione di nuovi strumenti e tecnologie video-fotografiche. Questa –ha proseguito l’assessore- è la strada intrapresa da diversi anni dall’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto”. Un percorso iniziato sin dal 2001 e che ha consentito, attraverso la realizzazione di strumentazioni innovative, di porre l’Amp all’avanguardia nelle attività di ricerca e di monitoraggio della posidonia oceanica. Tali metodologie potranno essere prese quale riferimento dalle altre aree marina italiane. L’Area si contraddistingue per la particolare bellezza dei paesaggi costieri emersi e sommersi e per la trasparenza dell’acqua del mare, la cui qualità ha fatto sì che il maggior numero di praterie di “posidonia oceanica” presenti lungo le coste della regione siano localizzate all’interno dell’Area i cui fondali –ha concluso l’assessore Capocasale- rappresentano un ambiente naturalistico unico”. “Il progetto consiste –ha spiegato Francesco Rende di Ispra- nel monitoraggio video e fotografico georeferenziato delle praterie di posidonia in 9 punti lungo tutta l’area ricadente nella riserva marina, fra i 4 ed i 10 metri di profondità. Ultimata la prima fase, condotta nello scorso mese di maggio, abbiamo effettuato altri studi in questi giorni e completeremo il tutto in agosto. Per questo ci siamo avvalsi del Fiore del Levante, l’imbarcazione dell’Area Marina Protetta. L’elaborazione dei transetti video è realizzata con il supporto del Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale dell’Università della Calabria. Per questo progetto –ha aggiunto Rende- è stato realizzato un prototipo di veicolo a traino in grado di ospitare telecamere ad alta risoluzione per riprendere il fondo marino in prospezione verticale. Nell’ambito del progetto è stato effettuato il collaudo dello strumento Astameter (in corso di brevetto) in grado di misurare numerosi parametri quali l’intensità della luce, la temperatura dell’acqua, l’ossigeno disciolto, la salinità, la conduttività, il CO2, il tasso di sedimentazione. L’impiego di tali strumenti presso altre Aree Marine Protette, e/o progetti di monitoraggio ed altro, permetterà –ha concluso Rende- di sostenere finanziariamente il prosieguo delle attività di ricerca, sviluppo e innovazione dell’Area Marina Protetta Capo Rizzuto”. Da ricordare che come Italia e come Europa siamo chiamati ad implementare sia la Direttiva Quadro sulle Acque e sia quella più recente sulle strategie per l’ambiente marino. L’obiettivo è quello di raggiungere entro il 2015 uno stato ecologico “buono” ed entro il 2020 uno stato ambientale “buono” per la zona di mare che comprende aree costiere ed aree profonde. Scienza e tecnologia forniscono una delle chiavi per conciliare la promozione della crescita economica sostenibile nelle attività legate al mare e la conservazione e la tutela dell’ambiente.